Generali ha dichiarato che lascerà gli incarichi ricoperti nel board della compagnia assicurativa russa Ingosstrakh, di cui detiene una quota di minoranza del 38,5%
Intesa Sanpaolo è presente in Russia con 28 filiali e quasi 1.000 dipendenti. Ma anche in Ucraina, con la controllata Pravex Bank che impiega 780 persone e conta 45 filiali
Shell ha deciso di ritirarsi dalle joint venture con Gazprom. C’è poi Apple, che ha annunciato che avrebbe sospeso tutte le vendite dei propri prodotti in Russia
Le mosse delle banche
Si parte da Generali che, dopo aver monitorato la situazione e le implicazioni per le sue attività e per i mercati finanziari, ha dichiarato in una nota ufficiale che chiuderà il proprio ufficio di rappresentanza a Mosca, lascerà gli incarichi ricoperti nel board della compagnia assicurativa russa Ingosstrakh (di cui detiene una quota di minoranza del 38,5%) e che Europ Assistance (operativa nel Paese) chiuderà la propria attività. Il Gruppo ha inoltre annunciato l’intenzione di donare 3 milioni di euro per sostenere i programmi a favore dei rifugiati e ha attivato una campagna di raccolta fondi da parte dei propri dipendenti che saranno devoluti all’Unicef per supportare le famiglie colpite dalla crisi. Stando a quanto risulta a Il Sole 24 Ore, Intesa Sanpaolo e Unicredit (la cui esposizione verso Mosca supera i 20 miliardi di euro) stanno invece valutando le prossime mosse.
L’esodo delle grandi aziende
Guardando agli altri settori, Apple ha dichiarato che avrebbe sospeso tutte le vendite dei propri prodotti in Russia oltre a rimuovere le app RT News e Sputnik News dagli App Store al di fuori della Russia. Martedì Ford ha sospeso le operazioni nella regione fino a nuovo avviso mentre la Nike ha interrotto gli ordini attraverso il suo sito web e l’app mobile nel paese dichiarando di non poter più garantire le consegne. A bloccare le proprie operazioni in Russia anche Boeing, che tra l’altro ha chiuso il proprio ufficio a Kiev e interrotto le attività nel suo campus di formazione a Mosca. Ci sono poi le compagnie energetiche. Bp, per esempio, ha dichiarato domenica che uscirà da Rosneft (di cui ha una quota del 19,75%). Shell ha deciso invece di ritirarsi dalle joint venture con Gazprom e lo stesso vale per Eni che intende procedere alla cessione della propria quota nella joint venture Blue Stream con Gazprom. E ancora ExxonMobile, che si ritirerà dalla gestione di grandi impianti di produzione di petrolio e gas sull’isola di Sakhalin nell’Estremo Oriente russo, e TotalEnergies che ha dichiarato che “non apporterà più capitali a nuovi progetti in Russia”.