Fatalmente chi inizia oggi ad accantonare risparmio, risulterà meno prosperoso rispetto ai baby boomers o anche alla generazione X
Ritorni grami attendono i Millennials
Ritorni grami attendono i Millennials
Gli autori hanno quindi previsto ciò che la generazione Z potrebbe aspettarsi di guadagnare nei prossimi decenni. Per fare ciò, assumono che il rendimento reale delle azioni sarà uguale al rendimento aggiustato per l’inflazione su un’attività priva di rischio (rappresentato da buoni del Tesoro), che stimano a -0,5%, più un “premio per il rischio” per l’acquisto azioni di circa il 3,5%, per un rendimento reale di appena il 3%. Per le obbligazioni, gli autori ipotizzano i rendimenti reali attuali negativi sulla varietà indicizzata.
Tutto ciò si somma a rendimenti annualizzati per la Gen Z di appena il 2% su un portafoglio di azioni e obbligazioni 70/30. “Si tratta di una performance annualizzata, pari a meno di un terzo dei risultati messi a segno dai baby boomer (nati fra il 1946 ed il 1964). Persino i Millennial hanno conseguito ritorni comparativamente strabilianti, al pari della mia generazione (nati fra il 1965 ed il 1980)”, commenta Gaetano Evangelista, strategist Age Italia e redattore dal 1996 del Rapporto Giornaliero.
Queste ipotesi potrebbero rivelarsi troppo pessimistiche, ma forse non così drammaticamente. Gli autori ammettono che un grave attacco di deflazione potrebbe aumentare i rendimenti obbligazionari. Ma attualmente l’inflazione, non la deflazione, è la preoccupazione.
Le performance che non ritorneranno più
“Fatalmente chi inizia oggi ad accantonare risparmio, esso risulterà meno prosperoso rispetto ai baby noomers o anche la generazione X. Negli ultimi vent’anni (2002-2021) il ritorno medio composto annuo del mercato obbligazionario (nello specifico: Bloomberg Barclays Globale Aggregate TR Index) è sceso ad un nuovo minimo: +4.2% medio annuo. Questo, nonostante nei primi sei anni della finestra considerata, lo yield ad esempio dei treasury decennali Usa si sia collocato pressoché stabilmente sopra il 4%; sistematicamente sotto dal 2008 in avanti. Rendimenti oggi inimmaginabili, che apportano polpa alla performance, ma su cui nessun investitore potrà contare. Difatti negli ultimi dieci anni il ritorno medio composto annuo, in termini total return, si attesta ad un ancor più modesto +2.7%. Invece negli ultimi vent’anni lo S&P500 ha messo a segno una performance media composta annua del +6.2%; senza considerare i dividendi (un paio di punti percentuali all’anno) e nonostante i bear market del 2002 e del 2008-9. È irrealistico, quindi, confidare nei ritorni degli anni passati per chi inizia adesso a risparmiare”.
Una sfida impegnativa per consulenti e analisti finanziari
“Queste proiezioni generano sfide impegnative: per le famiglie che si vanno costituendo, per i consulenti finanziari chiamati a pianificare le scelte di investimento di lungo periodo; e per gli analisti finanziari come me, incaricati di fornire ad entrambi le soluzioni di investimento più sensate in ottica strategica, a condizioni ottimali di rischio”, conclude Evangelista.