- Il 43% delle donne italiane afferma di sentirsi sicura nel poter gestire al meglio le proprie finanze, contro una media del 62% del campione complessivo. Si tratta del livello più basso tra i paesi coinvolti nell’analisi
- Kozole: “Quando si parla di gestione finanziaria, è fondamentale considerare le esigenze specifiche delle donne, come la maggiore aspettativa di vita, le possibili interruzioni della carriera dovute alla maternità e un’inclinazione al rischio inferiore”
Il countdown della parità di genere, anche nella gestione del patrimonio, continua a scorrere a rilento. Secondo una nuova analisi condotta da YouGov per N26 su un campione di 6.300 partecipanti – in Italia, Germania, Austria, Francia e Spagna – solo una donna su dieci nel Belpaese desidera destinare mensilmente più risorse agli investimenti, più precisamente l’11%. Una quota che si confronta con il 21% della controparte maschile. Allo stesso modo, appena il 15% delle risparmiatrici considera gli investimenti una priorità, contro il 21% dei risparmiatori. Insomma, non solo guadagnano di meno (circa il 20% secondo le ultime stime Inps) ma rischiano di limitare anche la crescita del proprio patrimonio nel lungo periodo.
Donne e investimenti: un approccio più cautelativo
Le ragioni alla base di questo approccio sono diverse. Innanzitutto, si evidenzia una questione di insicurezza. Il 43% delle donne italiane afferma infatti di sentirsi sicura nel poter gestire al meglio le proprie finanze, contro una media del 62% del campione complessivo. Si tratta del livello più basso tra i paesi coinvolti nell’analisi. Sempre in quest’ottica, solo il 36% delle risparmiatrici italiane ritiene di avere le conoscenze necessarie per gestire il proprio denaro, contro il 63% delle austriache e il 60% delle tedesche. Il tutto si traduce in livelli di stress e ansia, quando si parla di finanza, più elevati: quasi il 50% delle italiane lo segnala, a fronte del 42% della media complessiva.
56% delle donne finanziariamente indipendenti
Eppure, qualcosa sta iniziando a cambiare. I numeri a livello complessivo mostrano infatti come il 56% delle donne intervistate si dichiari finanziariamente indipendente, un dato in linea con la controparte maschile. Inoltre, in tutti i paesi e le fasce di reddito considerate, una donna su sette afferma che desidera investire regolarmente nel 2025, come parte della propria strategia finanziaria. Senza dimenticare che, tornando all’Italia, il 60% riporta un forte interesse nell’acquisire una maggiore educazione finanziaria, una percentuale maggiore rispetto alla media complessiva (ferma al 50%).
“La nostra analisi mostra un quadro chiaro: quando si parla di gestione finanziaria, è fondamentale considerare le esigenze specifiche delle donne, come la maggiore aspettativa di vita, le possibili interruzioni della carriera dovute alla maternità e un’inclinazione al rischio minore rispetto a quella degli uomini”, dichiara Carina Kozole, chief risk officer di N26. “I nostri dati evidenziano come molte donne si sentano meno sicure rispetto agli uomini riguardo alle loro competenze finanziarie e come questo freni i loro investimenti. È del tutto normale infatti che questa insicurezza influenzi direttamente le nostre scelte, spingendoci a preferire opzioni più sicure piuttosto che investimenti proattivi che potrebbero comportare dei rischi”.
Gender gap: il ruolo dell’educazione finanziaria
Secondo Kozole, l’educazione finanziaria è la strada da percorrere per colmare davvero il gender gap negli investimenti. “Oggi le donne sono più motivate a imparare e a prendere il controllo delle proprie finanze per sentirsi più sicure e indipendenti. È fondamentale parlarne apertamente, condividere le conoscenze e superare le barriere che esistono su questi argomenti”, conclude l’esperta. Per trasformare i propri obiettivi finanziari in azioni concrete, la banca suggerisce di procedere attraverso tre step:
- definire obiettivi di investimento chiari e diversificare attraverso le varie classi di attività, rivedendo regolarmente il proprio portafoglio per adattarlo all’evoluzione dei propri obiettivi nel tempo;
- individuare flussi di reddito passivo, come le azioni ad alto dividendo, l’affitto di proprietà o il prestito peer-to-peer;
- e pianificare la pensione, anche alla luce di un’aspettativa di vita che si allunga.