- A fine febbraio Franklin Templeton ha lanciato un nuovo fondo interamente tokenizzato, disponibile per investitori istituzionali in Italia, Austria, Francia, Germania, Liechtenstein, Paesi Bassi, Spagna e Svizzera
- Quinto: “L’uso della tecnologia blockchain e della tokenizzazione dovrebbe ridurre i costi operativi nel tempo, portando potenzialmente a una riduzione delle commissioni per gli investitori”
Industria del risparmio gestito in manovra sui digital asset. L’ultima notizia arriva da Franklin Templeton, che a fine febbraio ha lanciato un nuovo fondo interamente tokenizzato, il Franlin Onchain U.S. Government Money Fund. Domiciliato in Lussemburgo, è disponibile per investitori istituzionali in Italia, Austria, Francia, Germania, Liechtenstein, Paesi Bassi, Spagna e Svizzera. Ma come funziona tecnicamente e cosa cambia – anche dal punto di vista del pricing – rispetto a un fondo tradizionale?
“Il fondo opera utilizzando un sistema integrato con la tecnologia blockchain per gestire le operazioni di trasferimento delle azioni”, spiega a We Wealth Michele Quinto, country head e branch manager per l’Italia di Franklin Templeton. “Questo sistema combina la tradizionale registrazione contabile con quella su una o più reti blockchain pubbliche. È stato lanciato sulla blockchain pubblica Stellar, ma ulteriori blockchain saranno aggiunte previo completamento dei requisiti interni e normativi pertinenti”.
In cosa investe il fondo
Le sottoscrizioni e i rimborsi del fondo sono registrati sulla blockchain, registro aperto e distribuito che registra le transazioni in modo verificabile e solo incrementale utilizzando la crittografia. Per le transazioni, gli investitori devono disporre di un “portafoglio blockchain”, precisa Quinto. “La chiave privata associata al portafoglio di un investitore è ospitata dal registrar e transfer agent, garantendo sicurezza e riducendo la probabilità di transazioni errate o non consentite”, aggiunge. Il fondo investe in titoli di Stato statunitensi, che possono includere titoli a tasso fisso, variabile e fluttuante ma anche accordi di riacquisto interamente garantiti da titoli di Stato statunitensi o liquidità.
Un fondo “interamente” tokenizzato
Il fatto che sia completamente tokenizzato significa che le quote del fondo sono emesse come token digitali sulla blockchain. “Questo consente un tracciamento sicuro ed efficiente della proprietà e delle transazioni”, afferma Quinto. “Il registro blockchain memorizza l’intera cronologia delle transazioni dall’emissione delle quote, rendendo i dati solidi e trasparenti, sebbene le informazioni di identificazione personale siano mantenute private dal registrar e dal transfer agent”.
Come cambia il pricing
Il total expense ratio (Ter) del fondo, ovvero il rapporto fra il totale degli oneri posti a carico del fondo e il patrimonio medio dello stesso, è di 0,15 punti base. “Questo valore è paragonabile al Ter di un fondo tradizionale”, dichiara il country head. “L’uso della tecnologia blockchain e della tokenizzazione dovrebbe ridurre i costi operativi nel tempo, portando potenzialmente a una riduzione delle commissioni per gli investitori”, sostiene Quinto.
I vantaggi di un fondo tokenizzato
Ma perché investire in generale su un fondo tokenizzato piuttosto che su un fondo tradizionale? Secondo Quinto, c’è un vantaggio innanzitutto in termini di sicurezza. La tecnologia blockchain fornisce un registro sicuro e immutabile, riducendo il rischio di frode e garantendo l’integrità delle transazioni. Inoltre, la blockchain può snellire i processi eliminando la necessità di intermediari, con conseguente accelerazione dei tempi di transazione e riduzione dei costi. “La natura trasparente della blockchain consente ai clienti di avere visibilità in tempo reale sui loro investimenti, aumentando la fiducia e la responsabilità”, prosegue Quinto.
In più, la tokenizzazione consente la proprietà frazionata degli asset, rendendo più facile per i clienti investire in asset di valore elevato come immobili o opere d’arte con quantità minori di capitale. “Gli asset tokenizzati possono essere scambiati più facilmente sui mercati secondari, offrendo ai clienti una maggiore liquidità e flessibilità nella gestione dei loro portafogli”, aggiunge l’esperto. Ribadendo infine il tema costi. “Digitalizzando processi manuali come la determinazione dei prezzi e la contabilità dei fondi, la tokenizzazione può ridurre i costi operativi per le società di gestione patrimoniale, portando potenzialmente a una riduzione delle commissioni per i clienti”, conclude Quinto.