Il “bitcoin” di Donald Trump
«Non ne so molto, a parte il fatto che l’ho lanciata io e che ha avuto molto successo» ha detto Donald Trump ai giornalisti che gli domandavano lumi su $TRUMP, il suo meme coin. Ovvero una di quelle criptovalute che nascono cavalcando i trend della cultura di internet, senza intento di essere strumenti di investimento. Domenica 19 gennaio 2024, due giorni dopo il suo lancio, il token “Official Trump”, o $TRUMP, è rapidamente salito a una capitalizzazione di mercato di 15 miliardi di dollari. Poi, il valore del “bitcoin di Trump” è sceso continuamente di valore fino a raggiungere nella giornata di venerdì 24 gennaio 2024 una capitalizzazione di mercato di 7,1 miliardi di dollari. Quindi pari a meno della metà del suo massimo.
Caratteristiche del meme coin di Trump, $TRUMP
$TRUMP al momento è rappresentata da 200 milioni di token su 1 miliardo. I restanti 800 milioni di token sono di proprietà di Fight Fight Fight e CIC Digital, società rientranti nel perimetro della Trump Organization. Il valore della partecipazione di Trump sarebbe di tre volte il suo patrimonio netto, anche se ovviamente è tutto sulla carta. Una criptovaluta viene tipicamente etichettata come meme coin se non ha una funzione intrinseca, ma ha origine da un meme su Internet, come il DOGE coin.
Non si tratta di veicoli di investimento ma di congetture di valore effimero che spesso scompare con la stessa rapidità con cui si era impennato, lasciando gli incauti investitori con un pugno di mosche. Ma il sito web di $TRUMP sul punto è chiaro, e mette a tacere ogni velleità finanziaria sul token, dichiarando che la moneta è “un’opera d’arte”. «I TrumpMemes sono intesi come espressione di sostegno e impegno per gli ideali e le convinzioni incarnati dal simbolo ‘$TRUMP’ e dall’opera d’arte associata, e non sono intesi come opportunità di investimento, contratto di investimento o investimento di alcun tipo», vi si legge. Un abile espediente per non incorrere nelle ire dell’occhio vigile della Securities and Exchange Commission.
Più del Salvator Mundi?
Georg Bak, consulente d’arte digitale e cofondatore della fiera The Digital Art Mile, in un post su LinkedIn ha dichiarato che Trump ha emesso «l’opera d’arte più costosa mai creata al mondo». Più cara del Salvator Mundi di Leonardo da Vinci. «Ogni possessore di $TRUMP è un legittimo comproprietario dell’opera d’arte attualmente più preziosa al mondo”, ha dichiarato Bak. È quasi grottesco che l’arte serva ancora una volta come proxy per svolgere attività altrimenti illegali in modo pulito». L’arte, a differenza della moneta, gode della «libertà artistica, un diritto fondamentale dell’umanità».
Come mai sarebbe arte? È tutta una questione di etichetta. Scrive Bak: «Se una coin è considerata un titolo, deve rispettare regolamenti rigorosi (…). Dichiarando una moneta meme, arte o prodotto culturale, i suoi creatori possono sostenere che non si tratta di uno strumento di investimento ma di un oggetto da collezione o di un’espressione della creatività». Certo questa dichiarazione non può evitare movimenti speculativi. Si pensi solo alla lunga stagione degli nft e alle bolle Bored Apes Yacht Club e CryptoPunk, token spesso scambiati come moneta corrente, pur essendo collezionabili.
La “monetizzazione” della famiglia Trump non si limita tuttavia al suo principale esponente. Domenica 19/01 la first lady Melania Trump ha lanciato a sua volta la propria moneta meme, $MELANIA, anch’essa definita “opera d’arte”. Attualmente ha un valore di mercato di 474,5 milioni di dollari (dopo il massimo di 5,09 milioni di dollari al momento della sua emissione). Sul finire della settimana dell’insediamento presidenziale, aveva iniziato a circolare anche il token $IVANKA, prontamente bollato come «falso» dalla figlia del presidente Ivanka Trump.