Nel mese di maggio il turnover del factoring italiano è impennato di circa il 49% rispetto allo stesso periodo del 2020, portando la crescita da inizio anno al +9,82%
Alessandro Carretta, segretario generale di Assifact: “In prospettiva il factoring si presenta forse come l’unica soluzione finanziaria a breve termine disponibile”
In un contesto, quello pandemico, in cui l’economia globale ha subito una contrazione del -3,3% (portandosi sul -6,6% per l’area euro e sul -8,9% per l’Italia), il mercato del factoring tricolore riflette l’urto della crisi ma non arresta la propria corsa. Nelle stime di Assifact, se lo scorso anno ha registrato un crollo del 10,83% del turnover rispetto al 2019 (per la prima volta in più di un decennio, per un volume complessivo pari a 228 miliardi di euro sulla scia del rallentamento del fatturato delle imprese), solo nel mese di maggio è impennato di circa il 49% sullo stesso periodo del 2020. Portando la crescita cumulativa del volume d’affari nei primi cinque mesi al +9,82%.
Sono dunque circa 33mila le imprese che prediligono questa alternativa alla banca per la gestione del proprio capitale circolante, di cui il 60% di pmi. Il 29,26% appartiene al settore manifatturiero, l’11,28% al commercio all’ingrosso, l’8,42% alle costruzioni e il 4,13% ai servizi. Non manca una piccola percentuale nei trasporti (3,54%) e nel commercio al dettaglio (0,84%). Il 56,3% dei crediti in portafoglio al 31 dicembre 2020, precisa l’associazione italiana per il factoring, è vantato verso imprese private e il 17,2% verso la pubblica amministrazione.
“Nello scenario covid-19, connotato da forti tensioni economiche e di liquidità generate dall’emergenza sanitaria in corso a livello mondiale e caratterizzato per le imprese da cali nei ricavi, ritardi nei pagamenti e negli incassi dei crediti e debiti commerciali, ingenti esposizioni vantate nei confronti della pubblica amministrazione per alcuni settori (quali ad esempio le imprese fornitrici degli enti del servizio sanitario nazionale), con tensioni che si scaricano inevitabilmente sull’attivo circolante delle imprese, il factoring ha continuato a rappresentare per le imprese di piccole e medie dimensioni un importante strumento di sostegno dei flussi finanziari, di gestione e finanziamento del capitale circolante e di supporto e transizione verso la ripresa”, spiega a
We Wealth Alessandro Carretta, segretario generale di Assifact. Ricordando tra l’altro come il supporto alle pmi si sia sviluppato anche nell’ambito delle filiere produttive con oltre 22 miliardi di euro di crediti acquistati e anticipati nell’ambito di programmi di reverse factoring e confirming.
“Lo scenario post covid-19 presenta alcuni elementi di discontinuità rispetto al passato che possono avere implicazioni interessanti per l’attività di factoring”, precisa. “Certamente è sempre sul capitale circolante che si scaricano molte tensioni di liquidità delle imprese, che mettono a dura prova le risorse finanziarie disponibili. In questa approssimazione, peraltro, lo sforzo del sistema bancario, influenzato dagli interventi pubblici a favore dell’economia (in particolare moratorie e garanzie pubbliche), si è indirizzato verso finanziamenti a protratta scadenza e questa tendenza sembra essere confermata anche nelle previsioni per i prossimi anni. Più in generale, appaiono ancora incerti i termini della ripresa economica, che comunque non interesserà in modo uniforme tutte le imprese, così come gli effetti sullo standing creditizio di queste ultime del ritorno alla normalità nei rapporti con il sistema creditizio, con il venir meno di garanzie pubbliche e di termini agevolati di rientro dei debiti pregressi”.
Secondo Carretta, in prospettiva, il factoring si presenta dunque come l’unica soluzione finanziaria a breve termine disponibile, in grado di assicurare la tenuta dei flussi finanziari all’interno delle filiere produttive e l’equilibrio della struttura finanziaria di clienti e fornitori, che altrimenti risulterebbe sbilanciata verso impegni a medio termine caratterizzati da maggiore rigidità. “In quanto strumento di asset based lending – conclude – il factoring è in grado di valorizzare, anche per imprese con standing creditizi avviliti dalla crisi economica quali le pmi, il portafoglio di asset costituiti dai crediti commerciali, sostenendo in modo pressoché automatico il finanziamento del capitale circolante e migliorando anche gli equilibri economici, attraverso la sostituzione dei costi fissi di gestione dei crediti con costi variabili conseguenti al ricorso al factoring”.
Nel mese di maggio il turnover del factoring italiano è impennato di circa il 49% rispetto allo stesso periodo del 2020, portando la crescita da inizio anno al +9,82%Alessandro Carretta, segretario generale di Assifact: “In prospettiva il factoring si presenta forse come l’unica soluzione finanziari…