In Europa gli etf esg hanno registrato una crescita esponenziale a livello globale nel 2020 con gli asset che sono triplicati da 59 miliardi di dollari a 174 miliardi di dollari
Gli afflussi negli etf esg nel primo trimestre sono stati di 25,8 miliardi di dollari contro i 22,3 miliardi di dollari raccolti dagli etf non esg
Tre lettere, due acronimi, un successo certificato. Etf (exchange trade fund) e esg (enviromental, social, governance) sono sigle che quando vanno insieme hanno il potere del magnate. Con la differenza che ad essere calamitato non è il ferro, ma i capitali. I fondi indicizzati che investono in sostenibilità sono voluti da tutti, almeno in Europa: hanno costi bassi e investono sul futuro, unendo utile – l’impatto ambientale/sociale – a dilettevole – il rendimento -.
Gli afflussi del primo trimestre nei fondi negoziati in borsa autoproclamatisi “sostenibili” hanno superato quelli di tutti gli altri etf messi insieme per la prima volta nel vecchio continente. Un dato che era nell’aria. Gli etf a vocazione esg europei infatti avevano registrato una crescita esponenziale a livello globale nel 2020 con asset che sono triplicati da 59 miliardi di dollari a 174 miliardi di dollari, secondo i dati di TrackInsight. I flussi hanno subito un’ulteriore accelerazione nei primi tre mesi di quest’anno, con il record di 25,8 miliardi di dollari che hanno superato i 22,3 miliardi di dollari raccolti dagli etf non esg (Morningstar). Nel 2019 gli etf esg rappresentavano solo un sesto del “nuovo denaro”. “C’è stato un aumento significativo dei flussi verso i prodotti esg negli ultimi due trimestri e si prevede che questo trend continuerà, supportato da nuovi fondi e da una rotazione da investimenti verso la sostenibilità”, ha affermato Jose Garcia-Zarate, associato direttore, ricerca sulle strategie passive presso Morningstar, intervistato dal Financial Times. “Molti investitori, chi per preferenza chi per le pressioni normative, stanno investendo in modo sostenibile. L’esg sta diventando la nuova normalità: siamo all’inizio di questo viaggio “, ha aggiunto.
Come risultato dell’aumento degli afflussi, sempre secondo Morningstar, gli asset degli etf esg sono ora saliti per la prima volta oltre il 10% del mercato complessivo degli etf in Europa. Negli Stati Uniti la rivoluzione verde è più contenuta: gli etf esg hanno incanalato a Wall Street solo 7,6 miliardi di dollari, o il 3,1%, dei 248 miliardi record che sono stati riversati in tutte le categorie nel primo trimestre dell’anno. In parte il motivo potrebbe essere che la versione esg degli indici tradizionali lo è di nome ma non di fatto. La variante esg dell’S&P 500, ad esempio, ha le stesse cinque partecipazioni principali della versione mainstream – Apple, Microsoft, Amazon, Facebook e Alphabet – con Tesla, nota per la sua capacità di dividere le opinioni sulla sua impronta sostenibile, la più grande azione omessa. Nel complesso la metrica del carbone dell’indice non esg è solo del 21% inferiore rispetto a quella dell’indice principale, con il primo che, in verità, ha emissioni di combustibili fossili superiori del 13%.
Sta di fatto che, ad ogni modo, l’investimento esg piace ed è remunerativo. Cosa che potrebbe non esserlo in futuro, come sottolinea Garcia Zarate. “Forse tra qualche anno non avremo bisogno di sapere quali saranno fondi esg e quali no: tutto il mercato sarà a vocazione sostenibile”. Il che significa, aggiunge, che non verrà più pagato un premio per il rischio legato all’etichetta verde.
In Europa gli etf esg hanno registrato una crescita esponenziale a livello globale nel 2020 con gli asset che sono triplicati da 59 miliardi di dollari a 174 miliardi di dollariGli afflussi negli etf esg nel primo trimestre sono stati di 25,8 miliardi di dollari contro i 22,3 miliardi di dollari rac…