- Secondo l’analisi di We Wealth, i fondi in collocamento attivo sono sette mentre quelli per i quali la finestra si è già chiusa ammontano a 37
- Panebianco: “Un ruolo fondamentale lo avranno i distributori che, nell’approccio consulenziale, dovranno accrescere questo tipo di proposizione”
A distanza di poco più di un anno dall’entrata in vigore della nuova disciplina sugli Eltif, i fondi europei a lungo termine, l’Italia avanza a macchia di leopardo: se da un lato c’è chi resta ancora alla porta, dall’altro c’è chi ha iniziato a introdurre questi strumenti all’interno del proprio parco prodotti con soglie minime di investimento a partire da 1.000 euro. Ma quanti sono i prodotti attualmente in collocamento attivo o in fase di lancio? A rivelarlo è la seconda edizione dell’indagine annuale di We Wealth dedicata, condotta quest’anno su 12 operatori attivi nel mercato degli Eltif in Italia: Azimut Capital Management, Banca Aletti, Cassa Lombarda, Crédit Agricole Italia, Credito Emiliano, Credem Euromobiliare private banking, Deutsche Bank, Equita, Finint Private Bank, Mediobanca Premier, M&G International Investments e Pictet wealth management.
Eltif 2.0: cosa prevedono le nuove regole
“Si tratta ancora di un’offerta più europea che italiana”, racconta Mauro Panebianco, partner PwC Italia e asset & wealth management leader. “Ma le prospettive sono positive”. Il processo di democratizzazione degli Eltif ha compiuto “notevoli passi in avanti”, continua Panebianco. “Di fatto, non si tratta più di strumenti ad appannaggio di pochi, ma facilmente accessibili anche da fasce di reddito meno abbienti”. L’obiettivo del Regolamento Ue 2023/606 del 15 marzo 2023 (anche noto come Regolamento Eltif 2.0) era di fatto quello di rendere più appetibili questi prodotti agli investitori al dettaglio, eliminando due limiti quantitativi: l’entry ticket di 10mila euro e il limite di concentrazione dell’investimento in Eltif pari al 10% del portafoglio.
Tra l’altro, il nuovo quadro regolamentare abilita l’investimento anche in attività e progetti innovativi a lungo termine situati in paesi terzi rispetto all’Unione europea, purché apportino benefici all’economia reale di quest’ultima. In più, estende il perimetro delle attività oggetto di investimento, che può comprendere cartolarizzazioni standard e green bond, per esempio. Sul fronte dell’offerta, invece, le novità erano sostanzialmente l’eliminazione della soglia minima di 10 milioni di euro per investimento in singole attività reali e l’innalzamento a 1,5 miliardi di euro della soglia di capitalizzazione di mercato delle imprese di portafoglio ammissibili.
L’effetto sul mercato è evidente nei numeri. Stando all’ultima fotografia dell’Esma, al 31 dicembre 2024 si contano 159 Eltif – di cui 17 ancora non commercializzati – a fronte dei 95 di fine 2023. In altre parole, si parla di un aumento di circa il 67%. Ma restano ancora alcune ombre da considerare, secondo Panebianco. “Innanzitutto, ci troviamo in un contesto di mercato in cui i titoli di Stato restano ancora di forte interesse per il mercato retail. Inoltre, una recente ricerca della Consob sulle scelte di investimento degli italiani evidenzia come gli Eltif risultano essere ancora poco noti: solo il 23% dichiara di conoscere questa tipologia di strumenti”, racconta l’esperto. “C’è un tema di alfabetizzazione ed educazione finanziaria ancora bassa tra la popolazione che, in qualche modo, ha inibito lo sviluppo di questi prodotti”, prosegue.
La mappa aggiornata degli Eltif in Italia
In più, come anticipato in apertura, non tutti gli operatori domestici hanno al momento previsto di inserire questo tipo di offerta tra i propri prodotti. “È un limite italiano, legato al fatto che l’appetito per questi strumenti è ancora basso”, ribadisce Panebianco. Secondo l’analisi condotta da We Wealth, i fondi attualmente in collocamento attivo sono sette mentre quelli per i quali la finestra di collocamento si è già chiusa ammontano a 37. Tre sono infine in fase di lancio: “Partners Group Private Equity Eltif”, “Fasanara Alternative Private Credit Eltif” e “Muzinich European Private Credit Eltif”, in partenza nel primo trimestre del 2025 e distribuiti da Banca Aletti. “M&G corporate credit opportunities Eltif”, diversamente dagli altri, è un fondo aperto, per cui non prevede periodi di sottoscrizione tipici dei fondi chiusi. Come precisato a We Wealth dalla società di investimento, il prodotto è rivolto a investitori istituzionali e clientela retail e private.

Nonostante la reticenza di alcune reti di consulenza a entrare nel mercato, secondo Panebianco le aspettative restano ottimistiche, sia lato industria che lato investitori. Stando a un’analisi di PwC dal titolo Unleashing the transformative power of disruptive technology, gli asset under management dei fondi alternativi a livello mondiale potrebbero toccare quota 27.600 miliardi di dollari entro il 2028, registrando un tasso composto di crescita annuale (Cagr) del 6,7%. “Le prospettive ci sono tutte”, dichiara l’esperto. Un ruolo fondamentale lo avranno i distributori che, nell’approccio consulenziale, dovranno accrescere questo tipo di proposizione, continua Panebianco. Poi conclude: “Abbiamo assistito recentemente a un incremento importante del passivo, che sta avendo un successo anche tra le reti. La componente alternativa è ancora in una fase di stallo ma tutti i numeri, anche a livello europeo e mondiale, mostrano che ci avviamo verso una crescita. Mi aspetto infatti che questo boost avvenuto nei passivi possa replicarsi anche sul mondo degli alternativi, proprio con l’introduzione di strumenti come gli Eltif”.
Articolo tratto dal n° di febbraio 2025 di We Wealth.
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