In Italia il 47% dei Cda delle imprese finanziarie incluse nell’Msci European Financials è composto da donne: una quota superiore, nell’ordine, a quelle osservate in Francia (44%), Regno Unito (39%) e Spagna (38%)
In Italia la legge Golfo-Mosca, approvata nel 2011 successivamente emendata, impone oggi ai Cda delle società quotate almeno un 40% di donne (o di uomini, se quello maschile è il genere meno rappresentato) fra i suoi membri eletti
Nei consigli d’amministrazione delle società finanziarie europee i livelli di diversity sono spesso inferiori a quanto auspicato dai loro stessi manager, ma l’Italia è in testa per rappresentanza femminile nel Vecchio Continente. E’ quanto emerso dalla prima edizione del Boardroom Monitor realizzato dalla società di consulenza EY, che ha analizzato “l’esperienza, la formazione e le competenze dei consiglieri di amministrazione dell’indice MSCI European Financials e di altre grandi istituzioni nazionali” raccogliendo inoltre, “le opinioni di oltre 300 investitori istituzionali in società finanziarie nel Regno Unito, in Germania, in Svizzera e in Francia”, fra febbraio e maggio di quest’anno.
In Italia il 47% dei Cda delle imprese finanziarie incluse nell’Msci European Financials è composto da donne: una quota superiore, nell’ordine, a quelle osservate in Francia (44%), Regno Unito (39%) e Spagna (38%). I consigli di amministrazione dei servizi finanziari tedeschi sono i meno diversificati dal punto di vista del genere: l’attuale ripartizione dei consigli di amministrazione in Germania è 25% donne e 75% uomini.
In Italia la legge Golfo-Mosca, approvata nel 2011 successivamente emendata, impone oggi ai Cda delle società quotate almeno un 40% di donne (o di uomini, se quello maschile è il genere meno rappresentato) fra i suoi membri eletti.
La diversità di genere in Europa risulta più elevata fra le società di wealth e asset management, con una rappresentanza femminile nei Cda del 41%, mentre per le banche la percentuale scende al 37% e per le assicurazioni al 36%.
“Il 44% degli investitori intervistati sostiene che la diversità di genere nei consigli di amministrazione influenza in modo significativo la loro decisione di investire in una società di servizi finanziari, rispetto a solo il 16% che afferma che non influenza affatto la loro decisione”, ha affermato EY. La buona notizia è che il 42% dei membri femminili del consiglio di amministrazione è stato nominato negli ultimi tre anni, mentre solo il 31% dei membri maschili è stato nominato nello stesso periodo. La permanenza in Cda dura decisamente meno per le donne con una media europea di 55 mesi, contro i 65 mesi degli uomini.
“La maggior parte degli azionisti ritiene che l’equilibrio di genere sia importante, eppure le donne rappresentano spesso meno del 40% dei consigli di amministrazione delle principali società di servizi finanziari europee: questa situazione deve cambiare”, ha commentato Omar Ali, Emeia financial services managing partner di EY, “la maggior parte delle società vorrà essere all’avanguardia rispetto alla normativa in arrivo”, a livello europeo, “che imporrà una maggiore parità di genere a partire dal 2026”.
Cda efficaci: è una questione anche di nuove competenze
La presenza di donne nei board, tuttavia, non è l’unico elemento analizzato dalla società di consulenza, che ha sottolineato l’importanza di numerosi altri aspetti. L’Italia è ultima per membri dei Cda di società finanziarie dotati di expertise politica (è una competenza presente nel 20% dei consigli contro una media europea del 44%), ad esempio, una caratteristica definita come importante dalla maggioranza assoluta degli investitori istituzionali intervistati.
Le competenze prevalenti nei Cda delle società finanziarie europee sono prettamente economiche e amministrative o legali, con poca rilevanza per le aree la cui importanza è emersa più recentemente, come quella della cybersecurity, del fintech o della sostenibilità. In quest’ultimo campo il problema è particolarmente evidente per le assicurazioni dal momento che solo il 4% dei board possono contare su membri esperti in materia, contro l’11% dei Cda delle società di asset management e il 34% di quelli bancari.
Sebbene i Cda delle società finanziarie, “possano essere sottorappresentati in aree più nuove, come la sostenibilità e la tecnologia, e abbiano ancora del lavoro da fare in materia di diversità, possiamo notare che si sta agendo per risolvere questo problema”, ha notato Omar Ali. Ad esempio, l’88% degli amministratori con esperienza nel settore Fintech è stato nominato negli ultimi quattro anni e il 46% degli amministratori con competenze tecnologiche negli ultimi tre.