“Gli artefici debbono riconoscere la grandezza dell’arte più da costui che da qualunque sia nato modernamente” Giorgio Vasari
Incantata e arricchita di conoscenze dalla (doverosa e assai attesa) mostra fiorentina dedicata (saranno poi Berlino e Londra ad ospitarla – fatto non frequente!) a Donatello, visito la mostra nelle due sedi del capoluogo toscano: Bargello, Palazzo Strozzi e vado (di mia iniziativa ma lo raccomando) al Museo del Duomo, poco distante.
È un insieme di capolavori, spesso oggetto di restauri realizzati per l’occasione, che l’alta perizia dei curatori offre al visitatore. Davvero un appuntamento imperdibile! 130 opere – certo l’esposizione più ricca mai prima allestita – con provenienze dalla National e dal Victoria & Albert Museum di Londra, dai musei Statali di Berlino, dal Met di NY, dal Louvre e da molti musei ed istituzioni italiane.
Foto Ela Bialkowska
Si impara qui quanto Donatello abbia insegnato, tra gli altri, a Masaccio, Mantegna, Leonardo, Raffaello e Michelangelo. Del rapporto intrinseco tra i due colossi del rinascimento in scultura Vasari scrive: “O lo spirito di Donato opera nel Buonarroto o quella del Buonarroto anticipò di operare in Donato”. Parole che sono perle.
Foto Ela Bialkowska
Grazie a “Donatello, il Rinascimento” si comprende la straordinaria grandezza dell’artista che attinge con sapienza innovativa dall’antico, traducendo quel mondo in modalità anticlassiche (i frutti del suo viaggio a Roma – nei primi anni del Quattrocento – in compagnia di Filippo Brunelleschi si “raccolgono”, innovativamente interpretati, nel corso di tutta l’esposizione) e la cui influenza si irradia tra i contemporanei e si estenderà per molti secoli più tardi.
Foto Ela Bialkowska
E se ne apprezza appieno anche la versatilità: Donatello crea con il marmo, il bronzo, lo stucco, la pietra e la terracotta, il legno. Donatello fu l’artista protetto da Cosimo de’ Medici che si prese a carico la sussistenza dello scultore, ricco di commissioni ma che le fonti ci raccontano come vago nel rapporto con il denaro e, sempre i testi antichi, ci narrano che Donatello nella sua bottega teneva a disposizione dei collaboratori e allievi i proventi della sua fertile attività affinché ne disponessero in caso di bisogno ma che, nel suo infinito distacco verso il denaro, lasciò un tot di fiorini di debiti alla sua morte.
Donatello e bottega, Madonna col Bambino (Madonna Piot), 1440 circa; Parigi, Muse?e du Louvre, De?partement des Sculptures. Photo: Ste?phane Mare?challe. Parigi, Louvre. © 2021. RMN-Grand Palais /Dist. Foto SCALA, Firenze
Non starò qui ad elencare le opere in mostra, tutte notissime, dai David, al San Giorgio e il Drago, ai Profeti, alle magnifiche Madonne con Bambino, agli Spiritelli, alle magniloquenti teste di cavallo…
E soprattutto le due formelle in bronzo, realizzate nel celebre stiacciato, in arrivo dal Santo di Padova: “Il miracolo della mula” e il “Banchetto di Erode” dove la prospettiva entra esatta e – stupendamente – nella scultura.
Donatello, Convito di Erode, 1423-1427; Siena, Battistero di San Giovanni, Fonte battesimale
Prima del restauro: © Opera della Metropolitana
Dopo il restauro: © Opera della Metropolitana. Foto Bruno Bruchi
Infine la visita al Museo del Duomo è quanto mai opportuna se si vogliono ammirare i capolavori più “espressionisti” di Donatello, quali la grande statua del profeta Abacuc che i fiorentini chiamano affettuosamente Zuccone a causa della sua grandezza e della testa pelata e la magnifica Maddalena dolente magrissima e tutta coperta dei suoi capelli che sembra suggerirci la parola: modernità.