Netta presa di posizione di Vanguard nella discussione sulla possibile introduzione a livello europeo del divieto delle commissioni di retrocessione nella distribuzione di prodotti finanziari.
Dibattito alimentato dalle dichiarazioni fatte il mese scorso dalla commissaria europea per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness, che ha manifestato il suo supporto verso il divieto del meccanismo delle retrocessioni nell’ambito della futura proposta legislativa Eu Retail Investments Strategy, il cui obiettivo programmatico è, fra le altre cose, migliorare il livello di imparzialità della consulenza finanziaria.
Vanguard si schiera pro divieto
“Da sempre Vanguard promuove la trasparenza negli investimenti ed è un sostenitore del divieto delle commissioni di retrocessione nella distribuzione di prodotti finanziari, con particolare riferimento al settore del risparmio gestito europeo dove i conflitti di interesse sono ancora elevati”, taglia corto Sean Hagerty, Head of Vanguard Europe, che poi argomenta i vantaggi che tale divieto comporterebbe: ”L’introduzione di tale divieto ridurrebbe significativamente i costi per gli investitori e creerebbe maggiore trasparenza, come accaduto nel Regno Unito e nei Paesi Bassi. Tale divieto dovrebbe quindi essere esteso a tutta l’UE. In questo modo, l’investitore saprebbe esattamente cosa paga per le singole componenti della catena del valore dell’investimento. Attualmente, invece, in Europa i distributori sono spesso incentivati a vendere il fondo che retrocede le commissioni più alte”.
Vanguard è una delle più grandi società di gestione al mondo con oltre 30 milioni di investitori a livello globale, tramite la propria gamma di ETF, fondi comuni indicizzati e a gestione attiva.
Divieto andrebbe a favorire gli Etf?
Tale divieto degli inducement che consulenti finanziari ricevono quando vendono prodotti di investimento è una mossa che a detta di molti porterebbe a una maggiore diffusione di prodotti a basso costo come gli ETF. La stessa McGuiness ha rimarcato come “agli investitori al dettaglio viene spesso consigliato di acquistare prodotti più costosi e/o prodotti che non sono sempre i più adatti alle loro esigenze. I prodotti a basso costo, come gli Exchange Traded Funds, non sono quasi mai consigliati. E questo influisce sui rendimenti netti che i consumatori possono aspettarsi”.
L’esponente della Commissione UE ha rimarcato come i prodotti d’investimento per i retail che contengono inducements sono, in media, il 35% più costosi rispetto a prodotti simili senza tale commissione di retrocessione.
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Dibattito acceso, Amundi contraria al ban
Posizione contraria è invece quella di Amundi nonostante riconosca che sarebbe una buona notizia per il business ETF dell’asset manager transalpino. Il ceo di Amundi, Valerie Baudson, intervenuta nel corso di una conference call con gli analisti ha affermato che qualsiasi divieto della pratica limiterebbe l’accesso degli investitori retail a prodotti e consulenza finanziaria.
Del possibile ban alle retrocessione ha parlato anche Caroline Baron, Head of Etf Distribution per l’area EMEA di Franklin Templeton: “Non penso che il percorso sarà breve – ha detto ieri la Baron nel corso di una presentazione tenutasi a Milano – ma certamente un divieto alle retrocessioni rappresenterebbe uno step importante nella giusta direzione e in grado di avvicinare gli investitori retail agli Etf, anche se oggi è altrettanto importante che si faccia un passo avanti in termini di educazione finanziaria affinché tali fondi passivi siano conosciuti meglio”. Mentre negli Stati Uniti il mercato Etf vede una presenza paritaria di investitori retail e istituzionali, in Europa la quota dei retail è ancora nettamente minoritaria.