La guerra mossa dalla Russia in territorio ucraino, in un
mondo globalizzato, ha presto generato conseguenze in buona parte dell’Europa.
In particolare, queste conseguenze negative si sono manifestate nel settore energetico che, a fronte della dipendenza dell’Ue dal gas russo, ha risentito dello sgretolamento dei rapporti politico commerciali tra il Cremlino e Bruxelles.
Ebbene, per fronteggiare questo momento di generalizzata tensione
economica, molti Stati (Italia compresa) hanno celermente implementato delle
misure volte a sostenere imprese e famiglie.
Più nel dettaglio, come messo in evidenza dall’Osservatorio
sui Conti Pubblici (Ocpi), il think thank dell’Università Cattolica diretto da
Carlo Cottarelli, il governo per limitare l’impatto dei rincari energetici – da settembre 2021 ad oggi –
ha stanziato 35 miliardi di euro.
Buona parte di queste risorse si sono tradotte in misure di
sostegno al reddito a favore delle famiglie; altra parte degli aiuti, invece, sono
stati indirizzati alle imprese, le quali, soprattutto quelle energivore, hanno patito l’innalzamento dei prezzi.
Dalle stime elaborate dall’Ocpi, risulta che la maggior
parte degli aiuti sono andati alle famiglie, che hanno percepito un totale di
20 miliardi di euro, mentre una fetta più ristretta è stata stanziata a favore
delle imprese, che hanno invece ricevuto in totale 15,5 miliardi di euro.
A guadare da vicino le risorse stanziate, emerge che Il 60 per cento delle misure sinora messe in campo riguarda il settore energetico (elettricità, gas e carburanti), mentre il 40 per cento riferisce a sostegni generici. Tra questi ultimi figurano principalmente le indennità anti-inflazione, gli stanziamenti contro il rincaro dei prezzi dei materiali da costruzioni e i fondi per il sostegno alle imprese danneggiate dal conflitto russo-ucraino introdotti con legge del 17 maggio.
E invero, come risulta dal report di Ocpi, benché l’aumento dei costi ha in modo trasversale colpito quasi tutte le categorie di soggetti e contribuenti, è inevitabile che il rincaro è risultato più dannoso solo per alcune fasce, motivo per cui, la circostanza che solo il 45 per
cento di questi 35 miliardi ha seguito un criterio di selettività è indicativa del fatto che nello stanziamento delle risorse non sempre si è tenuto conto delle diverse fasce di reddito e delle diverse esigenze aziendali.
Con riferimento alle imprese, osserva Ocpi, “l’eliminazione delle accise sui carburanti e i sostegni alle imprese contro i rincari dei materiali da costruzione impiegano circa 3,3 miliardi ciascuno e sono stati stanziati in un periodo piuttosto concentrato (tra fine marzo e maggio 2022)”. Il 33,4 per cento degli aiuti destinati alle imprese (5 miliardi su 15) viene elargito secondo dei criteri di costo e/o profitto. Queste misure sono legate ai crediti d’imposta per le imprese a forte consumo energetico che hanno sostenuto particolari aumenti di costi legati all’approvvigionamento di beni energetici (e in piccola misura alle imprese danneggiate dalle sanzioni alla Russia). I restanti 10 miliardi non sono vincolati dai criteri precedenti e riguardano la riduzione degli oneri di sistema e dell’Iva sul gas, l’eliminazione delle accise sui carburanti, i sostegni contro i rincari dei materiali da costruzione e i contributi per il settore dell’autotrasporto”.