Il 44% degli europei cita l’aumento dei prezzi tra le maggiori preoccupazioni, seguito dall’invasione dell’Ucraina con il 24%. La pandemia, che ha dominato la vita pubblica negli ultimi due anni, si posiziona terza con l’8%
Oltre la metà dichiara che la propria economia versa in pessime condizioni, una quota che raggiunge i due terzi in Spagna. In nessuno dei paesi coinvolti nell’analisi più del 15% degli intervistati manifesta sentimenti positivi
In Italia il mese di maggio ha conosciuto un miglioramento sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (passato da 100,0 a 102,7) sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese (da 108,4 a 110,9)
Mentre gli europei si lasciano lentamente alle spalle i timori legati all’emergenza pandemica, il pessimismo sulle prospettive di ripresa tocca nuovi massimi storici. Complice principalmente l’aumento dei prezzi e la guerra russo-ucraina, che finiscono per condizionare (negativamente) anche le tendenze al risparmio.
Sono i risultati dell’ultima European consumer pulse survey di McKinsey, condotta tra il 12 e il 18 aprile su un campione di 1.000 intervistati per ognuno dei paesi analizzati (Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito). Quando gli si chiede di identificare la loro principale preoccupazione, il 44% cita l’aumento dei prezzi, seguito dall’invasione dell’Ucraina con il 24%. La pandemia, che ha dominato la vita pubblica negli ultimi due anni, si posiziona terza con l’8%. E non manca chi cita la disoccupazione (7%) o gli eventi climatici estremi (5%). A mostrare i maggiori timori per i rincari sono i consumatori britannici (60%), seguiti dagli spagnoli (47%) e dai francesi (44%). Mentre il conflitto nell’Est Europa preoccupa principalmente tedeschi (34%) e italiani (32%).
In questo contesto, gli intervistati esprimono opinioni estremamente negative sulla situazione economica attuale nelle rispettive nazioni. Oltre la metà dichiara che la propria economia versa in pessime condizioni, una quota che raggiunge i due terzi in Spagna. In nessuno dei paesi coinvolti nell’analisi più del 15% degli intervistati manifesta sentimenti positivi. Un pessimismo che si riversa anche sui mesi a venire: il 37% esprime dubbi su una ripresa economica di successo, una percentuale che va ben oltre anche quanto registrato durante i mesi più duri della pandemia. Dopo una breve ondata di ottimismo lo scorso ottobre (quando il 34% aveva espresso un’opinione fiduciosa), il quadro è virato infatti drasticamente in negativo con l’invasione dell’Ucraina. E i rincari conseguenti hanno contribuito a loro volta a modificare la struttura dei bilanci familiari. Circa il 60% dei consumatori europei sconta una spesa maggiore per energia, servizi pubblici, trasporti, benzina, cibo e beni di prima necessità e, conseguentemente, sta riducendo risparmi e spese in beni discrezionali.
Italia in controtendenza a maggio: su la fiducia
Stando tuttavia agli ultimi dati Istat sull’Italia, il mese di maggio ha conosciuto un miglioramento sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (passato da 100,0 a 102,7) sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese (da 108,4 a 110,9). Quanto ai consumatori, a registrare gli incrementi più forti sono gli indici di fiducia relativi al clima economico e quello corrente, passati rispettivamente da 97,3 a 103,6 e da 100,8 a 104,6. Nel caso delle imprese, invece, a trainare l’andamento positivo sono i servizi di mercato (da 97,2 a 103,6) e il commercio al dettaglio (da 103,6 a 105,5); sul versante opposto l’industria, con l’indice di fiducia in calo sia per la manifattura (da 109,9 a 109,3) sia per le costruzioni (da 160,6 a 158,7).
“Permanendo la fase di forte incertezza che caratterizza il quadro congiunturale, condizionato dalla ripresa dell’inflazione che deprime il potere d’acquisto della ricchezza liquida e dal perdurare delle tensioni geopolitiche, il clima di fiducia delle famiglie, pur mostrando in maggio un lieve miglioramento rispetto ad aprile, resta ben lontano dai livelli pre-pandemia”, avverte l’Ufficio Studi di Confcommercio. “Occorre liberare risorse per finanziare investimenti e riforme legate all’energia e proseguire sulla strada del contenimento dei prezzi, per sostenere i consumi e il Paese sul sentiero della crescita e allontanare lo spettro della recessione”, aggiunge Confesercenti.