Nel primo trimestre del 2021 il portafoglio dei principali fondi di venture capital era occupato per il 70% da startup tecnologiche. Il database Startup Investment Cruncher di Bain ha rilevato che, tra il 2010 e il 2020, le start-up tecnologiche hanno ottenuto la maggior parte dei finanziamenti di rischio tra tutte le operazioni di società di venture capital indipendenti e corporate venture capitalist. Investimenti che dopo un punto di flesso fra il 2018 e il 2020 sono tornati a guizzare nel periodo più cupo della pandemia.
Nel primo trimestre 2021 il valore totale dei round in fase avanzata nella vita delle startup è cresciuto del 165% rispetto all’anno precedente. Attirano i settori dell’IA e del cloud.
Le grandi acquisizioni tecnologiche, non solo hanno spinto gli incumbent a innovare, ma hanno incentivato la frammentazione del mercato, sostenendo gli investimenti di venture capital e stimolando la concorrenza tra gli stessi hyperscaler.
La Cina prevede di spendere 1400 milioni di dollari nei prossimi anni in tecnologie infrastrutturali, intelligenza artificiale, semiconduttori e reti 5G. Dal 2016 al 2020, gli investimenti esteri diretti legati alla tecnologia tra Usa e Cina sono diminuiti del 96%. Il “disaccoppiamento” fra le due potenze sembra inevitabile, ma almeno per ora l’industria tecnologica globale rimarrà co-dipendente.
Lo sviluppo del cloud in Europa presenta problematiche sconosciute ad altre realtà, come quella statunitense o cinese, per esempio, ma rappresenta un’indubbia possibilità di guadagno. Il mercato del cloud dell’Europa occidentale dovrebbe crescere più del 20% all’anno nel prossimo triennio, fino a toccare quota 44 miliardi di euro. Tuttavia in Europa esistono oltre 20 lingue ufficiali, così come differenze significative nel pil pro capite, nei governi, ne gradi di maturità tecnologica. Senza parlare degli ostacoli normativi. In Europa questioni vitali sono quelle della sicurezza, del controllo e della governance dei dati e delle conformità normative. Perciò spesso i carichi di lavoro aziendali più delicati rimangono in sede, piuttosto che essere trasferiti sul cloud.
La conformità normativa è diventata negli ultimi anni ancora più critica, a causa di Gdpr, proposta di legge sui mercati digitali (Dma) e sui servizi digitali (Dsa). E i clienti dei settori altamente regolamentati spesso ritardano l’adozione del cloud dal 10% al 20% rispetto ad altri settori.
Infine, nel 2021 ci si è concentrati sulla stretta all’offerta di semiconduttori. Ma c’è un altro elemento da tenere in considerazione: l’incremento della domanda di processori specializzati. Ciò non equivale alle fine dell’era del chip ad uso generale, ma apre nuove opportunità per le aziende attive in tutto l’ecosistema dei semiconduttori.
«Il mercato tecnologico vive un momento di straordinaria evoluzione: da una parte la migrazione al cloud sta spingendo le aziende del settore a trasformare approccio commerciale e delivery in modo radicale. Dall’altra, anche il mondo dei servizi IT sta cambiando molto, con l’affiancamento ai system integrator tradizionali di nuovi tech provider», sottolinea in conclusione Mauro Colopi, Partner di Bain & Company.