Un botta e risposta garbato, ma a ben vedere rivelatore del braccio di ferro in atto a livello europeo sulla ridefinizione della consulenza finanziaria, ha trovato spazio nella prima giornata di ConsulenTia, la kermesse annuale organizzata da Anasf a Roma. Il tema caldo, inevitabilmente, è stato il rapporto tra gli inducement (gli incentivi sulla vendita dei prodotti finanziari) e l’indipendenza del consulente finanziario. Ma anche la volontà, da parte di Anasf di rilanciare in toto il superamento dell’attuale distinzione normativa fra consulenti autonomi e tied agent.
“In sede di consultazione c’è stato un confronto sul divieto di inducement, che rappresenta un tema centrale e una delle principali preoccupazioni a livello europeo”, ha dichiarato Alessandro Nardi, policy officer della Commissione Europea. “In diversi Paesi, nella distribuzione finanziaria si tende a privilegiare prodotti interni ai gruppi bancari o finanziari, i cosiddetti prodotti captive, caratterizzati da commissioni elevate, il che penalizza spesso l’interesse del cliente. Stiamo lavorando per allargare il più possibile l’offerta per i risparmiatori, affinché possano accedere a soluzioni più variegate e competitive. In questo contesto, il ruolo della consulenza finanziaria diventa ancora più rilevante: è fondamentale che il consulente possa offrire un ventaglio più ampio di opzioni, permettendo ai clienti di individuare le soluzioni più adatte alle loro esigenze e obiettivi finanziari”.
A questa posizione non è mancata una risposta netta da parte del vicepresidente dell’Anasf, Ferruccio Riva. “In passato avevamo chiesto che il singolo consulente finanziario potesse prestare sia la consulenza su base indipendente che quella su base non indipendente. Allora l’ESMA si mise di traverso, e sbagliò: i fatti lo dimostrano, proprio in virtù di quanto la Retail Investment Strategy (RIS) ci ha insegnato, anche se è stata parzialmente rivista e corretta. Il superamento di questa distinzione era la soluzione che avrebbe consentito ai cittadini di accedere a entrambe le forme di consulenza e a noi professionisti di offrire il miglior servizio possibile”, ha dichiarato Riva. Il riferimento alla RIS chiama in causa proprio il pacchetto di provvedimenti che, in origine, avrebbe dovuto vietare le retrocessioni e che ora si appresta a raggiungere la sua forma finale in sede di trilogo europeo. “Posso garantire che torneremo alla carica su questo aspetto”, ha affermato il vicepresidente dell’Anasf, ribadendo la volontà di superare la distinzione attualmente prevista nell’Albo italiano tra consulenti tied agent e indipendenti. “Perché questa, a nostro avviso, è la soluzione che taglia la testa al toro: cadranno i concetti di conflitto di interesse in linea di principio, cadranno tutte queste discussioni. Noi svolgeremo la nostra professione correttamente e i cittadini saranno più contenti”.
A sostenere questa posizione è intervenuto anche Alessandro Paralupi, direttore generale dell’Ocf: “Gli inducement non sono preclusivi della tutela dell’interesse del cliente. I consulenti finanziari, con 40 anni di storia in Italia, hanno dimostrato che, se trasparenti, gli inducement consentono comunque un sistema di remunerazione in grado di contemperare sia le esigenze del cliente sia quelle di investimento”, ha affermato il dg dell’Ocf. “Quello che è importante è che ci sia un sistema che raccordi tutto e che irrobustisca la vigilanza. Per questo ringrazio anche il legislatore italiano, che proprio la settimana scorsa ha approvato una norma che rafforza il potere di Ocf in materia di vigilanza, creando ancora più valore per un sistema altamente tutelato”.