Prenderà il via dal 2 al 5 settembre la prima edizione di Frieze Seul, fiera internazionale di arte contemporanea tradizionalmente tenuta a Londra, New York e Los Angeles e che da quest’anno si allarga anche in Asia in uno dei paesi culturalmente e artisticamente più dinamici nel panorama globale. La nuova fiera d’arte internazionale beneficia della partnership con la locale Galleries Association of Korea e dà così vita ad un evento internazionale di primario livello.
Frieze Seul si terrà al COEX, il più grande centro commerciale d’Asia, nel quartiere di Gangnam, nel cuore di Seul, e presenterà circa 100 gallerie, con un focus primario sull’arte contemporanea e una sezione Masters dedicata all’arte dall’antichità al XX secolo. Nelle stesse date si terrà in contemporanea Kiaf Seul, la principale fiera d’arte della Corea del Sud che presenta le migliori gallerie coreane e che proprio quest’anno festeggia i 20 anni dalla prima edizione.
Insieme i due eventi porteranno a Seul gallerie provenienti da tutta l’Asia e dal resto del mondo con l’ambizione dichiarata di far diventare Seul una delle principali capitali del settore dell’arte a livello globale. Questa circostanza non è casuale. La Corea del Sud guidata da Seul ha ottenuto prestazioni record nel mercato dell’arte del 2021. Il paese asiatico si è classificato tra i primi dieci mercati di arte internazionale per le transazioni in asta nello scorso anno: il volume delle vendite ha raggiunto i 237 milioni di dollari, contro un totale pre-pandemia di 58 milioni di dollari, nonostante un numero di lotti venduti inferiore a 2.700 opere. La Corea del Sud si colloca così al sesto posto nella classifica dei paesi per fatturato in asta e precede di una posizione l’Italia che ha registrato nello stesso periodo un volume di vendite di 212 milioni di dollari con un numero di lotti ben più alto (39.535). Se si guarda poi al mercato globale di arte del dopoguerra e contemporanea la Corea del Sud copre il 2% delle transazioni totali per valore e si posiziona subito dietro la Francia (6%).
L’interesse delle grandi fiere internazionali e i numeri delle vendite dicono quindi che la Corea del Sud si sta affermando come una nuova grande potenza sul mercato globale dell’arte. Dotata di una scena artistica prestigiosa e di artisti con quotazioni importanti, come ad esempio Lee Ufan, Seo-Bo Park, Whan-Ki Kim, il paese è riuscito a far crescere l’attenzione del settore grazie anche ai grandi patrimoni individuali presenti nel territorio. Nel 2021 gli HNWI (high net worth individual) sudcoreani sono cresciuti del 46%. Dato quest’ultimo secondo solo a quello dell’India che ha registrato la variazione maggiore (+57%) nello stesso periodo considerato. Grandi patrimoni sempre più interessati all’arte anche come asset da investimento.
Inoltre, le grandi gallerie occidentali, sempre attente a seguire la ricchezza, sono molto attive nella capitale sudcoreana. Le gallerie Perrotin, Pace, Lehmann Maupin, König Galerie e Thaddaeus Ropac hanno di recente aperto una sede a Seul. Il Paese vanta anche il maggior numero di musei d’arte privati al mondo.
Ma a sostenere il settore non è solo il privato. Il governo locale, tramite il Korean Arts Council e i Korean Cultural Centres all’estero, promuove quello che si potrebbe definire il “marchio coreano” anche attraverso l’arte che diventa veicolo culturale in tutto il mondo. Altre iniziative pubbliche prevedono il supporto agli artisti e alla circolazione di opere d’arte locali tramite una banca appositamente creata con fondi statali. A chiudere il quadro, il regime fiscale particolarmente favorevole per l’arte che caratterizza il paese asiatico come un vero e proprio porto franco. E sono così in molti a pensare che il fertile terreno su cui l’economia locale dell’arte si sta sviluppando negli ultimi anni porterà Seul a raggiungere e superare Hong Kong nello scacchiere dei principali centri economici del settore a livello internazionale. A sgomitare in Asia però c’è anche il Giappone alle prese con una riforma del sistema fiscale finalizzata a favorire l’importazione di opere d’arte senza pagamento dei dazi e quindi a rendere Tokyo competitiva con Hong Kong e con la stessa Seul.