Investire a marzo 2020, dopo il crollo delle borse per l’avvento della pandemia, era il momento perfetto per entrare sui mercati. Da allora diverse asset class hanno dato il via a uno dei più sostenuti rally borsistici di sempre. E non si tratta solo di Wall Street e dei suoi indici. Alla corsa al rialzo delle più tradizionali azioni si è accompagnato il boom delle criptovalute e la rinascita letterale delle materie prime (in inglese commodity). Si pensi al petrolio il cui futures in scadenza a maggio di quell’anno era addirittura sprofondato in territorio negativo: i titolari del derivato erano disposti a pagare pur di liberarsi del proprio obbligo. Da allora il petrolio giorno dopo giorno si è apprezzato e, nonostante le perplessità di molti, non solo è tornato ai livelli pre-covid ma è andato ben oltre. Il Brent è passato dai 19,5 dollari del 21 aprile ai 76,22 dollari del 5 luglio 2021: un apprezzamento di oltre il 340%. L’oro – l’altra materia prima per eccellenza – considerato un bene rifugio dagli investitori per gran parte del 2020 rispetto alle insidie borsistiche della pandemia, ha raggiunto il 6 agosto di quell’anno il suo massimo storico di 2069 dollari all’oncia, apprezzandosi in soli tre mesi di più del 30%. Dopo la pausa fisiologica degli ultimi mesi sia l’oro che il petrolio, complice il ritorno dell’inflazione, potrebbero tornare a correre. Così come anche le altre materie prime. Ecco perché questa guida: dare agli investitori meno avvezzi i termini e gli strumenti per non perdere il treno delle commodity.
Cosa sono le commodity?
A tal fine è bene iniziare da principio, con la definizione stessa di commodity, Con il termine materie prime si intendono tutti quei materiali che sono alla base per la produzione di altri beni tramite l’utilizzo di opportune lavorazioni e processi industriali che permettono di ottenere il prodotto finale desiderato.
Quali sono le principali commodity?
In genere, si riconoscono quattro diverse categorie di materie prime:
- metalli preziosi: oro, platino, argento, palladio
- metalli: alluminio, cobalto, nickel, rame, zinco, molibdeno, acciaio, stagno
- beni agricoli: grano, soia, riso, vena, farina di soia, frumento, mais, olio di soia, soia, cacao, caffè, cotone, legname, succo d’arancia, tabacco, zucchero
- energetici: petrolio, gas naturale, nafta, propano
Talvolta, si suole anche fare la distinzione tra Soft Commodity e Hard Commodity: appartengono alla prima categoria i beni agricoli, mentre alla seconda le restanti materie prime.
Il petrolio: cosa vuol dire WTI e Brent
Tra hard commodity e soft commodity sono certamente le prime ad avere attirato nel tempo l’interesse degli investitori. Tra queste non si può non citare il petrolio, la materia prima più scambiata al mondo. Il suo prezzo in genere ha un andamento ciclico, ovvero cresce al crescere del livello economico a livello mondiale, ma è anche influenzato da un’altra serie di fattori anche politici. Per esempio l’OPEC, l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, può decidere in base ai suoi interessi se aumentare o contingentare la produzione. Sulle borse il petrolio è scambiato in due versioni diverse: il Brent e il WTI. Il primo, estratto nel Mare del Nord, è il benchmark di riferimento per il trading in Medio Oriente, Europa e Africa. Il secondo, estratto in Texas, invece è il benchmark sul mercato americano.
L’oro e i metalli “emergenti”
L’altra materia prima per antonomasia è l’oro, considerato ancora oggi dagli investitori di tutto il mondo un ottimo riparo dalle intemperie dei mercati. Per via della sua bellezza e del suo carattere scarso la sua domanda è poco elastica e dunque fornisce un porto sicuro in termine di stabilità di prezzo. In altre parole è in grado di conservare il valore nel tempo anche in periodi di incertezza, crisi e inflazione. Negli ultimi anni stanno prendendosi la scena anche altri metalli, come il rame, l’argento e il litio. Il rame, ribattezzato l’oro rosso, è il metallo industriale più importante del mondo, trovando applicazione in molteplici ambiti da quello elettrico a quello delle costruzioni, dalle infrastrutture industriali al comparto “green”. Proprio alla luce della transazione ecologica, argento e litio invece sono infine considerati da molti come i metalli del futuro, il primo essendo essenziale per i pannelli solari, il secondo per le batterie elettriche.
Come puoi inserire le commodity tra i tuoi asset?
Gli strumenti finanziari con cui è possibile investire sulle materie prime sono principalmente tre: i contratti per differenza (CFD), i futures e gli exchange trade fund (Etf)
CFD: è l’opzione che va per la maggiore tra i piccoli trader, in quanto le piattaforme di trading offrono la possibilità di negoziare le materie prime tramite questo strumento derivato. L’acquisto di un CFD, seppur non conferisca la proprietà del sottostante, permette di beneficiare dei movimenti di prezzo di quest’ultimo. Inoltre è uno strumento a leva: viene data la possibilità al trader di indebitarsi con il broker. Il vantaggio è che così facendo il trader a fronte di una piccolo ammontare può raggiungere un grande guadagno. Il rischio è che se le cose vanno male il trader può perdere tutto.
Futures: i futures offrono una via alternativa per investire sulle materie prime. Si tratta di contratti a termine con cui una parte si impegna ad acquistare o a vendere a una certa data futura il bene sottostante al contratto al prezzo stabilito al momento della stipula del contratto. Per la maggior parte questo mercato è abitato da utilizzatori commerciali e industriali che utilizzano i futures per fare hedging. Gli investitori presenti sul mercato, onde evitare la consegna fisica del bene, sono soliti vendere il future prima della sua scadenza.
Etc: sono gli etf dedicati alla compravendita di materie prime. Si tratta di note di credito, che non pagano cedole, il cui valore di rimborso varia in funzione dell’andamento del sottostante, replicandone 1 a 1 la performance. Possono essere di due tipi: a replica fisica o a replica sintetica. Nel primo caso, la società emittente – in genere società finanziarie specializzate – acquista il sottostante, che sarà posto a garanzia dell’obbligazione. Nel secondo caso, invece, si tratta di contratti derivati, in genere future. In quest’ultimo caso è possibile andare long, short o a leva
Commodity trading
In quali borse sono negoziate le commodity?
Le commodity vengono negoziate in numerose piazze finanziarie. In Nord America il Chicago Mercantile Exchange è il mercato di riferimento per la quotazione e lo scambio dei derivati sulle commodity, mentre le materie prime vengono direttamente negoziate sul New York Mercantile Exchange (NYMEX) (WTI Crude Oil, la nafta, il gas naturale, il propano, la benzina, l’oro, il platino, il palladio, l’argento) e il Chicago Board of Trade (CBOT), fondato nel 1848, dove sono negoziati il mais, l’avena, il riso, la soia, la farina di soia, il frumento, l’etanolo. Entrambi i mercati fanno parte del CME dal 2006. In Europa i mercati di riferimento sono invece l’Intercontinental Exchange (ICE) per le soft commodity e il petrolio, il London Metal Exchange (LME) dove sono negoziati numerosi metalli ed infine l’European Energy Exchange (EEX) per l’energia elettrica. Su Borsa Italiana esiste ETFPlus, mercato regolamentato dedicato alla negoziazione in tempo reale degli strumenti che replicano l’andamento di indici e di singole materie prime.
Quali sono gli indici delle materie prime da seguire?
Per quanto riguarda infine gli indici più popolari che gli investitori utilizzano per seguire l’andamento del mercato delle materie prime ne esistono diversi. Uno dei più seguiti e più longevi è il Reuters/Jefferies CRB Index, lanciato nel 1958. L’indice è fortemente esposto alle materie agricole e al petrolio che pesano rispettivamente per il 40% e il 33%. Un altro indice di riferimento per il mercato delle commodity è il Goldman Sachs Commodity Index – GSCI. L’indice è molto esposto sull’energia, che pesa per il 58,58%. Seguono le materie prime agricole (18,25%) e metalli industriali (10,91%). Il GSCI viene negoziato tramite future sul CME. Infine due indici che risultano essere più diversificati sono il RICI – Roger International Commodity Index, con 40% energia, 17% metalli industriali, 11% metalli preziosi, 32% materie prime agricole, e il Bloomberg Commodity, con la seguente composizione: 31% energia, 17% industriali, 15% preziosi, 31% agricoltura e 6% zootecnica.