- La crescita economica statunitense si è dimostrata solida, attestandosi intorno al 3% su base annua dal terzo trimestre del 2023
- L’inflazione è diminuita costantemente, passando dal 9% del 2022 al 3% di inizio 2024, e si colloca ora al 2,5% circa
- Davies: “Reddito fisso? I rendimenti sono interessanti e le banche centrali sono impegnate in cicli di sostegno e di allentamento, ma ci saranno delle disparità”
I mercati azionari a stelle e strisce si avviano verso la chiusura dell’anno in netto rialzo. Chi avesse investito nell’S&P 500 undici mesi fa avrebbe guadagnato circa il 25%. Le ragioni sono diverse, spiega William Davies, global chief investment officer di Columbia Threadneedle Investments: “La crescita economica statunitense si è dimostrata solida, attestandosi intorno al 3% su base annua dal terzo trimestre del 2023, mentre l’inflazione è diminuita costantemente – passando dal 9% del 2022 al 3% di inizio 2024 – e si trova ora al 2,5% circa”. In più, le stime sulla crescita degli utili negli Usa per il 2025 restano ottimistiche. Una resilienza in parte sorprendente, dice tuttavia Davis: a poche settimane dallo scoccare del nuovo anno, infatti, i rischi per l’economia mondiale non mancano.
I rischi geopolitici
“Le minacce geopolitiche che abbiamo affrontato nel 2024 non hanno finora portato a un rallentamento. Tuttavia, l’ulteriore escalation di diversi focolai di tensione rimane una possibilità concreta”, afferma l’esperto. “La guerra in Ucraina continua, con entrambe le parti che conquistano posizioni e nessuna fine in vista. In Medio Oriente la situazione sembra aggravarsi, nonostante gli innumerevoli appelli per un cessate il fuoco. La volatilità a breve termine è, quindi, una preoccupazione legittima, al pari del possibile riemergere di pressioni inflazionistiche sul lungo periodo”, dichiara Davies. Senza dimenticare poi la recente vittoria di Donald Trump, con il Paese che sembrerebbe avviarsi verso un’onda rossa repubblicana (ovvero non solo una conquista della presidenza ma anche una maggioranza in entrambe le Camere). “Ciò potrebbe significare una riduzione delle tasse e della regolamentazione, con implicazioni per il commercio internazionale nel 2025”, avverte l’esperto.
Le aspettative sui tassi
Intanto, la Federal Reserve ha avviato il suo ciclo di sforbiciate ai tassi di interesse con un maxi-taglio da 50 punti base affiancato da un secondo da 25 punti base a novembre. “Per il momento sembra che la banca centrale americana sia riuscita a ottenere un atterraggio morbido, ma continua a monitorare attentamente il mercato del lavoro alla ricerca di eventuali segnali di persistente debolezza”, osserva Davies. “Tuttavia, con un’inflazione sottostante intorno al 2,5% e un’inflazione core più vicina al 3% negli Stati Uniti (e non molto lontana altrove), non ci aspettiamo che i tassi scendano così tanto come si pensa, sicuramente saranno più alti rispetto agli anni 2010. Ciò avrà implicazioni per gli investitori e per il posizionamento dei loro portafogli”, aggiunge.
Gli effetti su azioni e bond
Fatte queste premesse, secondo Columbia Threadneedle Investments la nuova traiettoria del costo del denaro dovrebbe favorire le obbligazioni di alta qualità, ma la dispersione del credito potrebbe aumentare nel 2025. “Lo stato di salute dei bilanci varia a seconda dei settori, con le società con alti livelli di indebitamento, soprattutto nell’universo high yield, particolarmente vulnerabili”, sostiene Davies. I mercati azionari beneficiano a loro volta dei tassi in calo, ma secondo l’esperto “la probabilità che i tassi non tornino ai minimi precedenti significa che le decisioni di allocazione del capitale delle aziende saranno cruciali per affrontare con successo questo nuovo panorama”.
Da un lato ci sono infatti gli Stati Uniti, che scambiano a oltre 25 volte gli utili prospettici ma possono fare leva su alcune delle aziende più avanzate nell’ambito dei semiconduttori e dell’intelligenza artificiale (generativa e non). Dall’altro, l’indice Msci All-Country World Ex-Us scambia a 16,30x. “Ci sarà un momento in cui il mercato statunitense sarà troppo costoso, ma è più probabile che la sottoperformance si verifichi quando altre regioni cresceranno più rapidamente. Ad esempio, se il mercato europeo dovesse registrare una crescita più sostenuta, apparirebbe attraente perché molto più economico. A livello pratico, però, non ci aspettiamo che questo accada”, osserva Davies.
In definitiva, secondo l’esperto “affinché i titoli azionari continuino a registrare performance eccezionali, è necessario che i rischi geopolitici si stabilizzino, che ci sia una crescita moderata e che l’inflazione sia costante ma bassa in modo che i tassi possano continuare a diminuire”. L’asset manager manifesta scetticismo in merito al fatto che Wall Street possa continuare a crescere nell’ordine del 20-25%, mentre risulta ottimista sul reddito fisso. “I rendimenti sono interessanti e le banche centrali sono impegnate in cicli di sostegno e di allentamento, ma ci saranno delle disparità. La selezione dei titoli e del credito svolgerà un ruolo fondamentale”, conclude Davies.