Dal 2015 al 2020 sono state appena 13 le imprese impegnate a mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici che hanno ottenuto finanziamenti, su un totale di 1.195
“Gli investitori privati non vedono una convenienza nel finanziare imprese che per dare risultati hanno bisogno di un arco temporale molto lungo, anche superiore ai 10 anni” ha commentato Roberto Bianchini, direttore
Nonostante la crescita del venture capital in Italia – nel 2021 si è superato il miliardo di euro di investimenti – il cambiamento climatico non sembra essere presente nell’agenda dei grandi investitori di startup. A ben vedere l’innovazione nostrana difatti è tutta rivolta verso altri settori: in primis la digitalizzazione e i servizi web, e in seconda battuta il biotech e il nanotech. Ma di finanziamenti a imprese impegnate a misurare, gestire e mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici non c’è neanche l’ombra, o quasi. Dal 2015 al 2020, su un totale di 1195 imprese le aziende concentrate nelle soluzioni per energie rinnovabili, materiali avanzati e nella mobilità sostenibile e che hanno ricevuto finanziamenti da vc italiani sono state solo 13, per una raccolta pari a 36,8 milioni di euro su 2,458 miliardi di euro.
È quanto emerge da un’analisi dell’Osservatorio Climate Finance della School of Management del Politecnico di Milano, il cui direttore, Roberto Bianchini, ha così commentato i dati riportati: “Non ci aspettavamo cifre così basse. Nonostante gli allarmi continui sulle ripercussioni anche economiche dei cambiamenti climatici, gli investitori privati non vedono una convenienza nel finanziare imprese che per dare risultati hanno bisogno di un arco temporale molto lungo, anche superiore ai 10 anni. Sono rari i fondi con questo orizzonte d’investimento. Inoltre, le start up che sviluppano tecnologie o soluzioni per – ad esempio – ridurre le emissioni, recuperare materiali, potenziare le fonti rinnovabili di energia, abbassare le temperature realizzano un beneficio per la collettività che non sempre è possibile monetizzare per un investitore un privato”.
Tant’è che è l’investitore pubblico, soprattuto a livello europeo, che traina gli investimenti nel settore. Nel programma Horizon 2020, ben il 24,4% dei progetti su cui ha investito la Comunità Europea difatti riguardano la mitigazione del cambiamento climatico, per un totale di 20,8 miliardi di euro che rappresentano però il 30,5% dei finanziamenti totali, con un supporto medio per ciascuna iniziativa più alto (2,4 milioni contro 1,7). Anche l’Italia ne ha beneficiato: 1,7 miliardi sono andati a progetti il cui soggetto coordinatore è italiano, e altri 11 a cordate con almeno un player italiano.
A livello europeo, però, sono molto più coinvolti anche i soggetti privati: il 60% dei progetti cleantech, cioè che riducono l’impatto ambientale, vede la partecipazione di almeno una impresa (contro il 39% di quelli non cleantech) e nei consorzi le aziende rappresentano il 43% dei partecipanti, quasi il doppio della media (25%).
Infine il crowdfunding non sembra poter giocare un ruolo centrale nel finanziamento a imprese impegnate nel climate change.“Al momento, sembra che questa fonte di finanziamento non possa rappresentare una soluzione strutturale. Finora i dati dimostrano che le campagne ‘verdi’ hanno meno probabilità di avere successo rispetto alle altre, soprattutto quando vengono lanciate da Paesi in cui le istituzioni sono meno orientate alla sostenibilità ambientale” ha commentato Vincenzo Butticè, vicedirettore dell’Osservatorio.
Dal 2015 al 2020 sono state appena 13 le imprese impegnate a mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici che hanno ottenuto finanziamenti, su un totale di 1.195″Gli investitori privati non vedono una convenienza nel finanziare imprese che per dare risultati hanno bisogno di un arco temporale molt…