L’S&P 500 martedì scorso è entrato ufficialmente in correzione chiudendo la seduta a 4304 punti: il 10% in meno rispetto al massimo del 3 gennaio
Secondo un’analisi di LPL Financial, in media gli shock geopolitici hanno comportato una perdita di circa l’1% il giorno dopo l’evento e un drawdown del 4,6% nelle settimane a seguire
Delle ultime 20 correzioni che si sono verificate sull’S&P 500, comprese quelle che si sono trasformate in un mercato orso, l’indice il 70% delle volte ha recuperato il terreno perso entro un anno
Dopo la pandemia, la guerra. Il mondo – e con esso i mercati finanziari – sono col fiato sospeso, per capire le effettive conseguenze della decisione di Vladimir Putin di riconoscere il Donbass, quale Repubblica separatista. E così l’S&P 500 dopo giorni di grande volatilità è entrato ufficialmente in correzione: rispetto ai massimi di fine anno l’indice azionario statunitense viene scambiato a prezzi del 10% inferiori. Tuttavia, gli analisti (e la storia) dicono di mantenere la calma e rimanere investiti.
Per quanto drammatica possa essere l’azione dei prezzi in varie classi di attività – il prezzo del petrolio è schizzato, così come quello di alcune materie prime agricole – questo non dovrebbe cambiare il calcolo di base o i piani a lungo termine della maggior parte degli investitori retail. La storia mostra che le azioni di solito infatti prendono di buon grado gli eventi geopolitici, recuperando il terreno perso in tempi relativamente brevi. Secondo un’analisi di LPL Financial, in media gli shock geopolitici hanno comportato una perdita di circa l’1% il giorno dopo l’evento e un drawdown del 4,6% nelle settimane a seguire. Quanto alla durata dello shock, sono quasi venti i giorni di discesa dell’indice azionario statunitense, mentre 43 sono i giorni per tornare ai livelli pre-shock.
“Per quanto devastante possa essere un grande conflitto tra Russia e Ucraina, la verità è che le azioni saranno probabilmente in grado di resistere alla lotta geopolitica”, scrive Ryan Detrick, chief market strategist di LPL Financial. “Infatti, guardando indietro ad altri grandi eventi geopolitici nel corso della storia, le azioni di solito li prendono come un non evento”.
Al netto di come i mercati reagiscono agli eventi geopolitici, la buona notizia per gli investitori è che in generale dopo una correzione i mercati tendendo a recuperare quanto perso. Secondo i tecnici una correzione si identifica quando si verifica una caduta di prezzo almeno il 10% (ma non superiore al 20%) da un picco recente. E l’S&P 500 ora si trova proprio in questa situazione: martedì ha chiuso a 4304 punti, più del 10% in meno rispetto al picco del 3 gennaio scorso.
Stando ai dati del Dow Jones Market Data, riportati da MerketWatch, in media, l’indice guadagna lo 0,7% una settimana dopo una correzione ma in media cala dello 0,4% considerando le due settimane seguenti. Tre settimane, un mese, sei mesi e un anno dopo la correzione invece il mercato tende a salire.
Delle ultime 20 correzioni che si sono verificate nell’S&P 500, comprese quelle che si sono trasformate in un mercato orso, definito come un calo del 20% da un picco recente, l’indice ha recuperato il terreno perso entro un anno il 70% delle volte.
L’S&P 500 martedì scorso è entrato ufficialmente in correzione chiudendo la seduta a 4304 punti: il 10% in meno rispetto al massimo del 3 gennaioSecondo un’analisi di LPL Financial, in media gli shock geopolitici hanno comportato una perdita di circa l’1% il giorno dopo l’evento e un drawdown de…