Insieme agli artisti francesi Arman e Yves Klein diviene uno dei principali esponenti del Nouveau Réalisme, un movimento artistico fondato nel 1960 dal critico Restany e da pittori e scultori che, “con mezzi e modi non tradizionali, intendevano proporre una realtà colta nelle sue stesse materie, oggetti, impronte.”[1]
[1] Fonte: Enciclopedia Treccani.
Nel 1961 la coppia inizia a collaborare professionalmente creando le prime opere, i cd. wrapped objects; impacchettano lattine, sedie, bottiglie e scatole avvolte da tessuto cerato e spago. Per Christo (l’artista) e Jean-Claude (la manager) gli oggetti di uso comune possono diventare opere d’arte senza distinzione di forma e di bellezza. L’anno seguente realizzano la loro prima opera monumentale Iron Curtain–Wall of Barrels, un muro alto oltre 4 metri formato da 89 barili di petrolio sovrapposti in mezzo a rue Visconti, una delle strade più strette di Parigi nei pressi della Senna dove vissero anche illustri personaggi come Delacroix e Balzac, bloccandone l’accesso. Sebbene la coppia si sia sempre rifiutata di dare un significato preciso o un fine unico ai propri lavori – lasciando all’osservatore la libertà di immaginazione, fu difficile non leggere in quell’operazione un rimando di protesta nei confronti del muro di Berlino, costruito l’anno prima.

In più di cinquant’anni di carriera Christo e Jeanne-Claude hanno imballato il mondo. Tra i lavori compiuti più celebri si ricorda: Wrapped Coast, Little Bay a Sydney, in Australia (1968-1969), Valley Curtain in Colorado (1970-1972), Running Fence in California (1972-1976), Surrounded Islands a Miami (1980-1983), The Pont Neuf Wrapped a Parigi (1975–1985), The Umbrellas in Giappone e negli Stati Uniti, California (1984–91), Wrapped Reichstag a Berlino (1972–95), The Gates al Central Park di New York (1979–2005) e l’ultimo The London Mastaba ad Hyde Park, Londra (2016-2018).
L’Italia è sempre stata una meta molto amata dalla coppia che, infatti, la scelse fin dalla fine degli anni Sessanta per la realizzazione di numerose loro installazioni artistiche. Al Festival dei Due Mondi di Spoleto avvolsero nel propilene bianco e corde la Fontana di Piazza del Mercato e il Fortilizio dei Mulini, che rimasero impacchettati per tre settimane. La stessa cosa avvenne nel 1974 a Roma con Porta Pinciana e un tratto lungo 250 metri delle Mura Aureliane, avvolta con gli stessi materiali per ricoprirne integralmente entrambi i lati, la sommità e i quattro archi (The Wall, Wrapped Roman Wall). Quattro anni prima, a Milano nell’autunno del 1970, Christo e Jeanne-Claude erano alle prese con l’impacchettamento della statua equestre di Re Vittorio Emanuele II (rimasto imballato per soli due giorni) in piazza Duomo e del monumento a Leonardo da Vinci (più fortunato, per una settimana) in piazza della Scala, visibili contemporaneamente dal centro della Galleria.

[1] M. Pirrelli, “Christo: «Vi spiego come la mia arte è diventata un modello di business»”, Il Sole24Ore – 1° giugno 2020
Christo, l’arte come leva per generare valore
La Land Art di Christo e Jeanne-Claude può generare valore? E, se sì, in che modo e in quali ambiti?
La temporaneità tipica delle loro opere, ci allontana in qualche modo dall’indagare il valore generato in ambito real estate. Difficile pensare che l’impacchettamento di The Pont Neuf a Parigi o del Reichstag a Berlino abbia comportato un aumento dei valori immobiliari nei quartieri delle capitali. Se da una parte per le opere di Street Art – che agiscono modificando in modo permanente le aree urbane abbellendole e riqualificandole – nasce spontaneo l’interrogativo su una possibile correlazione tra questa specifica forma d’arte e il valore del mercato immobiliare (per approfondimenti si rimanda a ART&LAW 1/2020 di Annapaola Negri-Clementi, pag. 13); per la Land Art, effimera e momentanea, di Christo la questione cambia.
Ciò non vuol dire che i suoi interventi artistici non generino valore in altri campi; si pensi ad esempio al settore turistico o culturale o ancora a quello territoriale-ambientale. In tal senso, l’opera più rappresentativa del fenomeno è senza dubbio The Floating Piers.
Quasi quattro anni fa, il 18 giugno 2016, veniva inaugurato appunto The Floating Piers, l’ultimo progetto artistico site specific italiano di Christo, che con la partecipazione di 1.2 milioni di visitatori in soli sedici giorni (fino al 3 luglio 2016) è stato riconosciuto come l’evento di maggiore successo di pubblico mai registrato nella penisola.
100.000 metri quadri di tessuto di nylon giallo cangiante, sostenuti da un sistema modulare di pontili galleggianti larghi 16 metri e altri 35 centimetri, formato da 220.000 cubi e perni in polietilene ad alta densità e 200 ancoraggi in cemento armato di 5.5 tonnellate (che sono stati poi rimossi dal fondale e polverizzati), costituivano il percorso pedonale galleggiante sulla superficie dell’acqua del Lago d’Iseo, lungo circa 3 chilometri che conduceva da Sulzano a Monte Isola e con due diramazioni all’isola privata di San Paolo.

The Floating Piers prende avvio nella primavera-estate del 2014 (sebbene la coppia stesse inseguendo il sogno di camminare sulle acque già dal 1970), quando Christo, insieme al suo team composto da Vladimir Yavachev – direttore operativo, Wolfgang Volz – project manager e fotografo ufficiale, Josy Kraft – registrar e curator, e con la partecipazione del grande Germano Celant in qualità di direttore del progetto, hanno perlustrato i laghi del nord Italia individuando nel Lago d’Iseo la location ideale.
Il costo dell’installazione artistica – che ha impiegato circa mille persone – è stato di 18 milioni di euro, interamente finanziato da Christo, di cui 1.5 milioni corrisposto ai comuni ospitanti e alla regione Lombardia per i servizi di pubblica utilità. Oltre a ciò, in cambio dell’occupazione temporanea dell’1% della superficie del lago, l’artista ha previsto un investimento ecologico per creare nuovi habitat per uccelli e pipistrelli, e un sistema di riciclaggio dell’acqua per proteggere il lago dalla fioritura delle alghe.

The Floating Piers (Project for Lake Iseo, Italy)
Drawing 2015 in two parts
Pencil, charcoal, wax crayon, pastel, enamel paint, topographic map, cut-out photographs by Wolfgang Volz and fabric sample
15 x 96″ and 42 x 96″ (38 x 244 cm and 106.6 x 244 cm)
Photo: André Grossmann
© 2015 Christo
Ref. # 6-2015
Oltre all’indubbio valore generato in termini paesaggistici e territoriali, tale eccezionale record di presenze di persone – che hanno letteralmente “passeggiato sulle acque del lago” – si è tradotto in un significativo impatto economico con relative ricadute positive in termini di brand awareness, brand perception e brand value. Un fenomeno interessante, un vero e proprio case history, che ha appassionato e attirato l’attenzione di numerosi ricercatori e docenti universitari che hanno studiato e valutato l’effetto turistico di questo specifico evento su un luogo, solitamente meno battuto, ma che gode di indubbia bellezza paesaggistica e di grandi potenzialità.

The Floating Piers, Lake Iseo, Italy, 2014-16
Photo: Wolfgang Volz
© 2016 Christo
Dalla ristorazione agli esercizi commerciali, dai trasporti (aeroporti, treni) alle strutture ricettive (hotel, B&B, appartamenti, ostelli, camping) che hanno quasi raddoppiato le prenotazioni, ne hanno beneficiato un po’ tutti in quei giorni; persino le 109 cantine del consorzio Franciacorta che hanno aperto le porte a centinaia di migliaia di persone, circa il 40% in più rispetto all’anno precedente generando un indotto di 10.5 milioni di euro.

The Floating Piers (Project for Lake Iseo, Italy)
Collage 2015 in two parts
Pencil, charcoal, pastel, wax crayon, fabric, enamel paint, cut-out photographs by Wolfgang Volz, hand-drawn technical data, map, fabric sample and tape
30 1/2 x 26 1/4″ and 30 1/2 x 12″ (77.5 x 66.7 cm and 77.5 x 30.5 cm
Photo: André Grossmann
© 2015 Christo
Ref. # 9-2015
Se da una parte risulta piuttosto ‘semplice’ quantificare il valore generato da un punto di vista economico sul territorio nei giorni dell’evento, dall’altra parte è più difficoltosa e complessa l’analisi previsionale degli effetti e della ricaduta in termini di notorietà e riconoscibilità del luogo nel periodo “dopo Christo”. Tuttavia sappiamo che in questi quattro anni i pernottamenti attorno al Lago d’Iseo sono stabilmente cresciuti di 100 mila unità e che di conseguenza sono nate nuove strutture ricettive per far fronte all’aumento della domanda di turismo, passando da una media di 3/4 a comune alle attuali 45 (a Sarnico da 10 a 46 e a Lovere addirittura da 4 a 72). A lasciare un pezzo del proprio cuore in questi luoghi sono stati soprattutto i turisti stranieri (tedeschi, ma anche olandesi, francesi e belgi) che “sono rimasti colpiti dal paesaggio al quale hanno dato un voto di 9.4 su 10 e hanno voluto completare la visita, tornando in questi luoghi” – spiega Andrea Zandonai dell’ufficio turistico di Lovere, che ha visto gli ingressi aumentare da 24.400 a 31.571 in un anno e i pernottamenti in paese da 46 mila a una media ormai stabile di 53 mila, con la vetta di 56 mila l’anno scorso[1].
Dati che confermano la forza dell’arte e della cultura in generale quale ottimo catalizzatore in grado di muovere enormi flussi di persone e di generare business e nuovi indotti anche su altri settori.
Concludiamo questo viaggio alla scoperta di Christo e delle sue giganti installazioni, che oltre ad essere belle fanno anche bene, con le sue stesse parole – riportate in una lettera del 1958 – con la speranza che siano di buon auspicio per i tempi a venire: “La bellezza, la scienza e l’arte trionferanno sempre.”
[1] F. Paravisi, “I riflessi d’oro dell’arte di Christo sull’economia del lago d’Iseo”, Corriere della Sera Bergamo – 2 giugno 2020