La percentuale di denaro lasciato su conti correnti e depositi bancari raggiunge il 33,6% sul totale delle masse
L’Italia si distingue per quota di salvadanaio finanziario destinata a obbligazioni e titoli di Stato (4,3% del totale)
Non solo azioni e fondi comuni d’investimento nel portafoglio degli europei. Secondo un’analisi della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi) dal titolo I risparmi degli italiani dopo 10 anni di whatever it takes, le famiglie del Vecchio continente impegnano il 32,7% del proprio salvadanaio finanziario in assicurazioni. Una quota che sale al 34,3% nel caso della Francia e al 32,9% per la Germania. Mentre l’Italia vanta il primato per quota di portafoglio destinata a obbligazioni e titoli di Stato (4,3%).
La mappa europea delle scelte finanziarie
La percentuale di denaro lasciato su conti correnti e depositi bancari raggiunge il 33,6% sul totale delle masse. Guida la Germania con il 39,2%, seguita da Spagna (36,4%), Italia (31,9%) e Francia (29,3%). Quanto invece ad azioni e fondi comuni d’investimento, le quote variano dal 43,8% della Spagna, passando per il 39% dell’Italia, fino al 28,7% della Francia e al 25,8% della Germania. Il Belpaese, come anticipato in apertura, si distingue per quota di salvadanaio finanziario destinata a obbligazioni e titoli di Stato (4,3% del totale); seguono Germania (1,8%), Francia (0,6%) e Spagna (0,4%). Tornando alla previdenza, francesi e tedeschi sono i cittadini che dedicano più risorse ai prodotti assicurativi, rispettivamente 34,3% e 32,9% a fronte di una media europea del 32,7%. Per l’Italia tale quota scivola al 23,8%, seconda solo alla Spagna con il 14,4%.
In questo contesto, le famiglie italiane sono le meno propense a ricorrere al debito per sostenere bisogni e consumi. La percentuale di indebitamento rispetto al reddito disponibile si blocca infatti allo 0,6%, mentre in Francia raggiunge l’1%. Analizzando nel dettaglio le passività finanziarie, gli italiani si distinguono anche per il più basso tasso di indebitamento rispetto ai mutui, pari allo 0,4% a fronte dello 0,7% di Francia, Germania e Spagna. Di conseguenza, la ricchezza finanziaria netta rispetto al reddito disponibile risulta pari al 3,4% in Italia, al 2,8% in Francia (pari alla media dell’area euro), al 2,6% in Germania e al 2,5% in Spagna.
Italia: la ricchezza finanziaria vale 5,2 miliardi
La ricchezza finanziaria degli italiani vale 5.256 miliardi al 31 dicembre 2021, in crescita di 1.699 miliardi (+47,8%) in dieci anni e di 320 miliardi (+6,5%) rispetto all’anno precedente. La quota di denaro congelata su conti correnti e depositi bancari si attesta a 1.629 miliardi pari, come anticipato, al 31,9% del portafoglio. Ma a ritagliarsi uno spazio sempre maggiore in portafoglio sono soprattutto azioni e polizze assicurative: si parla di 1.213 miliardi, pari al 23% dei risparmi complessivi, a fronte dei 680 miliardi del 2011. I fondi comuni d’investimento raccolgono invece 771 miliardi (14,7% del totale) mentre i bond crollano dal 20% di dieci anni fa al 4% del totale del salvadanaio finanziario degli italiani con 233 miliardi complessivi.
“Le decisioni assunte per salvare l’euro a ogni costo nel luglio 2012 dalla Banca centrale europea hanno tutelato i risparmi degli italiani, che sono cresciuti quasi del 50%”, spiega Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. “Quei provvedimenti, quindi, non solo hanno preservato la moneta unica, ma hanno anche rafforzato la ricchezza finanziaria delle nostre famiglie che, oggi, dovrebbe essere maggiormente considerata nei programmi elettorali dei partiti in vista del 25 settembre e del futuro governo. Rivolgiamo, perciò, un appello a tutte le forze politiche affinché tutelino, con proposte serie e concrete, i risparmi degli italiani: si tratta di oltre 5.200 miliardi di euro, che potranno giocare un ruolo essenziale per il rilancio e la crescita economica”. Secondo Sileoni, in quest’ottica, interventi fiscali come la patrimoniale potrebbero risultare dannosi in quanto “aumenterebbero il carico fiscale su denaro che è frutto di risparmi sui redditi delle lavoratrici e dei lavoratori, quindi già ampiamente tassato dallo Stato”. Una corretta politica di tutela e incentivazione dei risparmi verso investimenti produttivi, conclude, potrebbe invece “rappresentare la ricetta giusta per accompagnare l’utilizzo dei fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.