Gli indicatori di performance delineati nella prassi di riferimento Uni/PdR 125:2022 sono suddivisi in sei aree, ognuna con un peso specifico differente rispetto alla valutazione complessiva
Le imprese italiane che desiderano ottenere la Certificazione della parità di genere dovranno presentare domanda a specifici organismi di valutazione accreditati ai sensi del regolamento (CE) 765/2008
Il 1° luglio 2022 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri sulla Certificazione della parità di genere, che conferma come i parametri minimi per il conseguimento da parte delle imprese siano quelli contenuti nella prassi di riferimento Uni/PdR 125:2022. Documento pubblicato dall’Ente nazionale italiano di unificazione (Uni), ratificato dal suo presidente ed entrato in vigore lo scorso 16 marzo. Simona Scarpaleggia, board member di Edge Strategy (società tech che si occupa di misurare il livello della parità di genere in azienda), spiega a We Wealth chi e come potrà ottenerla. E quali sono i passi da compiere.
Gli indicatori di performance (kpi) delineati nella prassi di riferimento Uni/PdR 125:2022 sono frutto del confronto svoltosi nel “Tavolo di lavoro sulla certificazione di genere delle imprese” coordinato dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri. E sono suddivisi in sei aree, ognuna con un peso specifico differente rispetto alla valutazione complessiva: cultura e strategia (15%), governance (15%), processi nell’ambito Hr (10%), opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda (20%), equità remunerativa per genere (20%) e tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro (20%).
Come ottenere la certificazione della parità di genere
Le imprese italiane che desiderano ottenerla dovranno presentare domanda a specifici organismi di valutazione accreditati ai sensi del regolamento (CE) 765/2008. “La Certificazione per la parità di genere dà una sensazione di oggettività e credibilità dell’impegno delle organizzazioni su questo fronte grazie all’intervento di un ente terzo e indipendente”, spiega Scarpaleggia. “Nel processo di certificazione, nel caso di Edge Strategy (la cui analisi è compatibile con i parametri definiti a livello nazionale) viene valutata la rappresentanza di uomini e donne all’interno dell’organizzazione a tutti i livelli in modo dinamico, analizzando nel corso di un periodo di tempo stabilito quanti sono stati i nuovi ingressi e quante le promozioni per esempio”.
In secondo luogo, continua Scarpaleggia, viene valutata l’equità salariale in termini di retribuzione complessiva. “Il terzo pilastro sono le politiche e le prassi aziendali, specie quando ci si riferisce alla gestione delle risorse, come quelle relative al reclutamento, alle assunzioni, al sistema premiante, al lavoro flessibile e ai congedi parentali. Da ultimo, analizziamo anche l’inclusività della cultura, sottoponendo ai dipendenti dell’organizzazione un questionario che dia riscontro del percepito delle policy aziendali”. Al termine dell’analisi, aggiunge, interviene un certificatore esterno (accreditato Iso o Accredia) che verifica a sua volta che i dati siano corretti e rilascia la certificazione.
Certificazione parità di genere: chi può richiederla
Gli indicatori consentono in questo modo di valutare il grado di maturità dell’azienda sul fronte della parità di genere attraverso un monitoraggio annuale e una verifica ogni due anni. “La cosa che più conta in assoluto è che, a fronte del primo ciclo di certificazione in cui si assume lo stato dell’arte, nell’arco dei due anni si mettano in piede delle azioni che consentano di chiudere i gap evidenziati. Quindi il vero lavoro da parte delle organizzazioni arriva dopo”, osserva Scarpaleggia. “A valle si riscontra una certa preoccupazione in merito al fatto che raggiungere la parità sia complicato, richieda tempo e budget ma in realtà i divari si chiudono molto più facilmente e velocemente di quanto si possa credere a seguito di una loro analisi accurata”. In generale, conclude l’esperta, tutte le imprese possono ottenere la Certificazione indipendentemente dalle dimensioni o dal settore di appartenenza. Edge Strategy, tuttavia, si rivolge a organizzazioni con oltre 200 collaboratori (tra cui la Banca Mondiale e L’Oréal). “Questo perché lavoriamo sulla base di statistiche e la metodologia è valida con numeri da 200 in su. Ma stiamo sviluppando un prodotto anche per le organizzazioni di dimensioni più piccole”.