A segnare l’inizio della sua avventura digitale il viaggio alla volta di Kuala Lumpur, dove ha lavorato come addetta all’assistenza cliente per Mindvalley
Cecilia Sardeo: “Il web non è una scorciatoia ma un’alternativa valida per raggiungere un pubblico qualificato a costi ridotti rispetto al mondo offline”
Una laurea in storia all’università di Padova. Poi il senso di smarrimento, la confusione e la mancanza di una direzione precisa da seguire che non desse adito a incertezza. E quel viaggio a Kuala Lumpur, in Malesia, che le ha cambiato la vita. Cecilia Sardeo, fondatrice della branca italiana di Mindvalley e di Biz Academy, oggi vanta 23mila follower su Instagram e una community di 45mila donne su Facebook. Trevigiana, classe 1984, ha messo la propria esperienza al servizio di imprenditrici brillanti, affinché non chiudano nel cassetto le proprie ambizioni nel tentativo di conciliare la realizzazione professionale con la vita familiare. Facendo del web non una “scorciatoia” ma “un’alternativa valida” per raggiungere un pubblico qualificato, a costi ridotti.
“Sono diventata imprenditrice digitale quasi per caso. Spesso, quando si è giovani, si sente la necessità di avere subito le idee chiare. Ma per me non è stato così”, racconta a We Wealth. “Finiti gli studi universitari mi sono ritrovata più confusa di quando li avevo iniziati e ho cominciato a viaggiare sperando di fare un po’ di chiarezza. Tra i tanti viaggi, quello che ha segnato l’inizio della mia avventura digitale è stato quello alla volta di Kuala Lumpur dove sono finita a lavorare come addetta all’assistenza cliente per Mindvalley (multinazionale attiva nel settore della crescita personale, ndr). A distanza di circa tre anni, ho poi avviato il vertice italiano di questa grossa azienda statunitense e, a distanza di altrettanti anni, ho deciso di emanciparmi completamente, fondando Biz Academy (business academy al femminile volta a sostenere le donne che intendono crescere sul web e avviare business di successo, ndr)”.
“Nella mia vita non ho incontrato ostacoli espliciti legati al mio essere donna, ma sono stati ostacoli che (in buona parte) mi sono auto-imposta, perché
confondevo la mancanza di esperienza con la mancanza di talento”, ricorda l’imprenditrice digitale. “Lavorare in una grande azienda, partendo dall’ultima ruota del carro, mi ha fatto capire quanto fossi insicura di me stessa e quanto fossi convinta che le figure maschili con cui lavoravo fossero sempre un passo avanti. Penso con affetto alla Cecilia di quel periodo, perché mi sono resa conto col tempo che nessuno ha la verità in tasca, non erano più sicuri di me, ma semplicemente avevano imparato l’arte dell’improvvisazione. Da lì, ho iniziato a concentrarmi su cosa potevo fare per allenare questo aspetto del mio carattere, superando la paura di non avere certezze, di non sbagliare e dire qualcosa che potesse essere giudicato”.
Una lezione che l’ha accompagnata anche nella stessa costruzione di Biz Academy, partendo dalla convinzione che molte donne sono brave a sottovalutarsi e tendono a mettere nel cassetto le proprie ambizioni, spiega. “Prima arrivavano a Biz Academy per liberarsi da un ambiente lavorativo che non le valorizzava e realizzare un progetto che fino a quel momento non avevano avuto il coraggio di iniziare. Ora, invece, non sono poche quelle che arrivano perché hanno visto nel web una vera e propria ancora di salvezza per diversificarsi. Non per rinunciare all’attività che avevano prima, ma per aprire un filone digitale che, specie in questo periodo, rappresenta un’alternativa importante”.
Ma cos’è il digital marketing? Nella definizione offerta dalla manager consiste nel mettersi al servizio di una tribù di riferimento, fornendo contenuti di valore per risolvere un problema specifico. “Bisogna imparare a farlo in modo leggero, facendo in modo che questi contenuti rispecchino la propria personalità e abbracciando il digitale in modo autentico”, avverte. Senza dimenticare, anche in questo caso, la necessità di non auto-sabotarsi. “Credo che il rapporto di mentorship sia molto importante, ma a condizione che si basi su quattro pilastri fondamentali: mindset, tattica, strategia e feedback. Le tattiche sono importanti ma da solo contano poco se mancano di un contesto strategico. Allo stesso tempo, se abbiamo una super-strategia ma non conosciamo gli strumenti tattici che possiamo utilizzare e non capiamo quali sono più adatti alle nostre esigenze, la strategia resta solo teoria. Se però abbiamo tattica e strategia, ma non abbiamo il giusto mindset e ci auto-sabotiamo continuamente perché siamo convinte che non valiamo nulla, tattica e strategia possono essere fantastiche ma non si concretizzeranno mai. Il fatto di avere un feedback costante da qualcuno che ha già percorso la tua strada, unito alle tattiche, alle strategie e al mindset, può diventare invece una combinazione esplosiva”.
A segnare l’inizio della sua avventura digitale il viaggio alla volta di Kuala Lumpur, dove ha lavorato come addetta all’assistenza cliente per MindvalleyCecilia Sardeo: “Il web non è una scorciatoia ma un’alternativa valida per raggiungere un pubblico qualificato a costi ridotti rispetto al mondo o…