L’80% degli asset manager intervistati da Deepki ha affermato di voler dismettere gli asset immobiliari a uso commerciale con scarsa efficienza energetica
In Italia solo il 4% dei gestori di patrimoni immobiliari commerciali prevede che almeno l’80% degli asset raggiungerà gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050
Gli edifici commerciali sostenibili aumentano di valore e registrano una crescita dei rendimenti da locazione e un calo dei periodi di inoccupazione. È l’effetto “green premium”, che, secondo gli asset manager, in Italia riguarda soprattutto immobili industriali (58%), sanitari (54%) e residenziali (50%). A fornire una fotografia del settore è stata Deepki, che, all’interno della ricerca “Overcoming the energy crisis in commercial real estate”, condotta su 250 gestori di immobili commerciali in Italia, Regno Unito, Germania, Francia e Spagna ha analizzato l’impatto della crisi energetica nel settore immobiliare e le strategie Esg che le società stanno implementando per migliorare la sostenibilità dei loro portafogli, fornendo degli spunti interessanti su quanto si rivaluteranno le case green e su come si stanno muovendo i gestori di patrimoni immobiliari per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050.
La crescita dei prezzi degli immobili green premium
Dallo studio emergono grandi opportunità, iniziando dai riflessi sui valori
Secondo 6 asset manager su 10 in Italia, infatti, gli immobili commerciali “green premium” (ovvero gli immobili di qualità, più duraturi nel tempo e efficienti dal punto di vista energetico) possono aumentare il proprio valore fino al 20% e registrare un importante incremento sia dei rendimenti da locazione sia dei periodi di occupazione.
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Verso la dismissione di asset con scarsa efficienza energetica
Nell’ultimo periodo si sono registrati già riflessi positivi nei portafogli immobiliari. “Metà degli asset manager interpellati hanno visto aumentare le rendite da locazione degli asset green fino al 25%, indice del fatto che gli affittuari sono disposti a pagare di più per edifici sostenibili ed efficienti che permettono di ridurre i costi di servizio”, hanno spiegato da Deepki, precisando che per questo tipo di edifici i periodi di sfitto si sono ridotti notevolmente: fino al 15% per il 42% degli asset manager interpellati e del 26-30% per un ulteriore 12% degli intervistati.
La direzione ormai è segnata: in Italia, i player del settore si stanno attivando per aumentare la sostenibilità del proprio parco immobiliare: ben l’80% degli asset manager ha infatti affermato di voler dismettere gli asset immobiliari a uso commerciale con scarsa efficienza energetica, mentre la metà ha detto che intende aumentare l’allocazione di asset immobiliari all’estero, di cui il 32% per migliorare le credenziali Esg.
Gli edifici italiani e obiettivi di decarbonizzazione fissati in seguito all’Accordo di Parigi
Attenzione però: solo pochissimi asset immobiliari riusciranno a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione entro il 2050 e a dimezzare le emissioni entro il 2030. Dalla ricerca è emerso che in Italia solo il 4% dei gestori di patrimoni immobiliari commerciali prevede che almeno l’80% degli asset raggiunga gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050 e appena il 2% se si guarda agli obiettivi 2030. Secondo il 40% degli intervistati la decarbonizzazione del proprio portafoglio si attesterà, infatti, solo tra il 41 e il 60%, mentre il 12% stima di raggiungere l’obiettivo su meno del 20% dei propri asset.