“Le nostre aspettative sul mercato obbligazionario italiano nei prossimi mesi sono fissate per prezzi in calo e rendimenti in crescita”, ha dichiarato a We Wealth il senior market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich
“Il mercato molto probabilmente potrebbe sondare la determinazione della Bce di utilizzare effettivamente il suo kit di strumenti ‘anti-frammentazione’”, ha dichiarato il market analys di eToro Gabriel Debach, “facendo salire il premio dei rendimenti decennali italiani rispetto a quelli tedeschi fino al 2,5%”
Il rendimento dei Btp a 10 anni è arrivato a un massimo annuale del 4,916% il 10 ottobre e il vento potrebbe soffiare verso nuovi rialzi ancora per un po’, con l’aspettativa di ulteriori aumenti dei tassi da parte della Bce. La stretta monetaria, però, non potrà essere infinita e già si parla di quando l’impatto della recessione nell’Eurozona, un evento che la maggioranza degli economisti ritiene ormai inevitabile nel periodo a cavallo fra fine 2022 e inizio 2023, comincerà a ridurre la retorica “falco” della Banca centrale europea. E’ a quel punto che potrebbe essere legittimo immaginare un picco nella corsa delle obbligazioni governative europee, inclusi i Btp.
Btp, previsti rendimenti in ulteriore crescita
Per il momento, però, la visione degli analisti sembra indicare una prosecuzione della tendenza vista finora, con un Btp decennale che nelle ultime 52 settimane ha visto crescere il suo rendimento da un minimo dello 0,538% al picco del 4,916%. “Le nostre aspettative sul mercato obbligazionario italiano nei prossimi mesi sono fissate per prezzi in calo e rendimenti in crescita”, ha dichiarato a We Wealth il senior market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich, “crediamo che il rendimento del decennale possa anche superare il livello del 5% e quello con scadenza a due anni oltrepassare il 3,25% sulla scia delle prossime scelte della Bce (nuovi rialzi dei tassi di interesse per fronteggiare le pressioni inflazionistiche) e sulle difficili decisioni che dovrà prendere il prossimo governo (legge di bilancio, scelta dei ministri chiave e possibile scostamento di bilancio per la protezione di famiglie/imprese per il caro bollette)”. Diodovich ritiene che “nel medio periodo i timori su una prossima recessione non fermeranno la Bce a rivedere le proprie strategie di politica monetaria”.
E’ dello stesso avviso anche Gabriel Debach, market analyst di eToro, ricordando come “l’eccessiva crescita inflazionistica resti la principale macchia sulla reputazione delle banche centrali, accusate di averne inizialmente sottostimato il valore”. L’aspettativa che rialzi dei tassi proseguiranno hanno spinto i rendimenti verso l’alto anche fuori dal perimetro italiano “con il rendimento del Treasury a 30 anni salito al livello più alto dal 2014 e quello del decennale che ha nuovamente testato il 4%”.
All’interno della Bce alcuni membri falco hanno sottolineato la necessità di proseguire con rialzi rapidi, da ultimo il governatore della banca centrale olandese, Klaas Knot, che il 10 ottobre ha auspicato altri due rialzi dei tassi “significativi”.
Non è ancora chiaro, però, se la Bce deciderà di ripetere la mossa da 75 punti base nella prossima riunione del 27 ottobre, secondo gli umori rilevati dall’agenzia Bloomberg. Alcuni esponenti più “colomba” del board, come il governatore italiano Ignazio Visco, il capo economista Philip Lane o il membro portoghese Mario Centeno hanno messo l’accento su quelli che potrebbero essere i contraccolpi di un rialzo dei tassi troppo brusco sull’economia reale.
Lo scorso 30 settembre Visco aveva affermato che la “normalizzazione della politica monetaria si trova di fronte a un difficile dilemma” in quanto, “l’aumento dell’inflazione è oggi accompagnato da un brusco deterioramento delle prospettive di crescita economica… In questo contesto, rialzi dei tassi eccessivamente rapidi e pronunciati finirebbero per aumentare i rischi di una recessione”.
Sull’altro piatto della bilancia, quello che pende verso una stretta decisa, gravano invece gli ultimi dati sull’inflazione dell’Eurozona, che a settembre ha raggiunto il 10%, un nuovo record. Non solo. Rispetto al mese precedente è aumentata dell’1% anche l’inflazione di fondo, quella che esclude le componenti più volatili come l’energia e che indica l’andamento della parte più persistente e “viscosa” degli aumenti dei prezzi. Anche escludendo l’energia, l’inflazione annua nell’Eurozona ha raggiunto il 6,4% – un livello ben lontano dal 2% a medio termine indicato come target dalla Bce.
Btp in attesa della svolta
Per il debito governativo a lungo termine italiano la prospettiva di ulteriori rialzi da parte della Bce, verosimilmente almeno altri due, difficilmente giustificherà un’imminente inversione di tendenza. Anzi, “il mercato molto probabilmente potrebbe sondare la determinazione della Bce di utilizzare effettivamente il suo kit di strumenti ‘anti-frammentazione’”, ha dichiarato Debach, “facendo salire il premio dei rendimenti decennali italiani rispetto a quelli tedeschi fino al 2,5% (ovvero 250 punti base), il presunto livello di attivazione della preoccupazione della Bce”.
Lo strumento anti-frammentazione Tpi, presentato lo scorso luglio dalla Bce, offre al board un ampio margine di discrezionalità e gli investitori non possono sapere esattamente a quali condizioni verrebbe attivato – ovvero quale sia lo spread oltre il quale la Bce provvede a comprare Btp per contenerlo. “Il futuro da qui a fine anno sul rendimento del Btp potrebbe pertanto essere determinato più che da eventi interni italiani da notizie provenienti da Francoforte o Bruxelles”, ha affermato Debach. Del resto, finora, le dichiarazioni del premier in pectore Giorgia Meloni sono state molto moderate rispetto al recente passato, lasciando intendere una linea politica prudente anche sul piano della finanza pubblica.