Secondo gli economisti, l’Italia è il Paese dell’eurozona più esposto a una crisi del debito quando la Banca Centrale Europea alzerà i tassi di interesse e acquisterà meno obbligazioni nei prossimi mesi. Nove economisti su 10 in un sondaggio del Financial Times hanno indicato infatti l’Italia come il Paese dell’eurozona “più a rischio di un sell-off nei mercati dei titoli di Stato”. Solo cinque mesi fa inoltre lo stesso quotidiano britannico aveva segnalato manovre speculative degli hedge fund contro l’Italia con volumi stimati pari a quelli della crisi finanziaria del 2008. C’è da aspettarsi un aumento degli spread nei prossimi mesi?
Italia a rischio
Il motivo per cui economisti e gestori hanno una visione negativa sui titoli di stato italiani è sempre lo stesso: il debito pubblico, che se rapportato al pil, è tra i più alti al mondo. I movimenti dei rendimenti negli ultimi mesi sono tuttavia da attribuirsi alla politica dei tassi della bce. “I rendimenti di tutti i titoli governativi dell’area sono, in media, triplicati nel secondo semestre del 2022. Ovviamente, l’Italia resta il soggetto maggiormente sotto attenzione: dobbiamo considerare che i rendimenti dei Btp sono tornati sui livelli del 2012, quando il debito/PIL era intorno al 120%, mentre oggi è pari al 150%” spiega a We Wealth Edoardo Fusco Femiano, , fondatore di DLD Capital Scf, che sottolinea come esista un tema di sostenibilità del debito italiano, soprattutto in un contesto di tassi d’interesse in rialzo e di crescita economica in decelerazione. “Sebbene MES e PNRR abbiano di fatto creato una cornice europea di consolidamento dei debiti sovrani, è un dato che, forse non subito, governati e banchieri centrali dovranno porsi il problema di un costo del debito su livelli strutturalmente più alti rispetto all’ultimo decennio” continua Fusco Femiano.
Lo scudo anti-spread
Se si dovesse verificare un’effettiva svendita dei titoli di stato italiani nei prossimi mesi, soprattutto se dettata da motivi speculativi, la Bce è pronta a mettere il Transmission Protection Instrument, lo scudo anti-spread pensato per proteggere gli investitori e i Paesi da dinamiche di mercato ingiustificate e disordinate, tramite l’acquisto sul mercato secondario di titoli di stato. È uno strumento in grado di tranquillizzare gli investitori? “Lo scudo anti-spread oggi è una misura più complessa da implementare rispetto al 2011: all’epoca eravamo in deflazione e, elemento da non sottovalutare, la credibilità delle banche centrali non era in gioco come lo è oggi. Il ritorno dell’inflazione ha imposto alle banche centrali di tornare a drenare liquidità per combattere la salita dei prezzi: la domanda a cui nessun investitore può dare una risposta è fino a quando terranno una simile posizione, soprattutto al manifestarsi della necessità di sostenere la liquidità generale del sistema” continua Fusco Femiano.
Conviene investire sui Btp?
Ad ogni modo i Btp sono tornati a pagare rendimenti interessanti, con il decennale che offre il 4,27%. Conviene investire a questi prezzi? Sì, ma tenendo bene a mente che qualsiasi posizione degli investitori deve avvenire nel rispetto dell’orizzonte temporale d’investimento. “Considerando la correzione a cui stiamo assistendo sul mercato obbligazionario, la raccomandazione non può che essere di posizionarsi sulle scadenze brevi o intermedie, intorno ai 5 anni, sempre nel rispetto orizzonti temporali dell’investitore. Nonostante rendimenti strutturalmente superiori alla media degli ultimi dieci anni, c’è volatilità su tutta la curva dei rendimenti e, se non si è disposti a detenere i titoli fino a scadenza, a quella volatilità si è inevitabilmente esposti” conclude Fusco Femiano.