A luglio il Tesoro propone il consueto calendario di emissioni: sono in programma due aste di Bot, due di Btp a media-lunga scadenza e un’asta dedicata ai Btp a breve termine e indicizzati all’inflazione europea (BTP Short e BTPEi). Sul fronte dei rendimenti, si conferma il trend di compressione sulle scadenze brevi. Se a gennaio un Bot a un anno offriva circa il 2,5% lordo, oggi – a fine giugno 2025 – il rendimento si è ridotto a meno del 2%. Molto più stabili, invece, i tassi sui titoli a lunga scadenza: il Btp decennale rende solo lo 0,05% in meno rispetto a inizio anno.
Il differenziale evidenzia una crescente cautela degli investitori sui debiti a lungo termine nel confronto sul breve, ma potrebbe rappresentare un’opportunità per chi adotta strategie di lungo periodo. I titoli decennali, ad esempio, offrono un rendimento lordo annuo del 3,48%: una prospettiva interessante per chi intende “comprare e dimenticare” (potendo quindi tollerare la volatilità del Btp fino a scadenza).
Pro e Contro degli acquisti di Btp in asta
La possibilità di acquistare titoli senza commissioni in asta rappresenta un’opportunità interessante per chi desidera diversificare il proprio portafoglio. Tuttavia, è importante considerare anche gli aspetti relativi alla variabilità dei rendimenti e alla disponibilità delle aste. Nel caso delle emissioni retail, come quelle per il Btp Più o del Btp Valore il Tesoro rimuove un elemento di incertezza solitamente presente per chi partecipa alle aste: il prezzo di aggiudicazione. Il Btp Più viene sempre acquistato alla pari (a 100), il che significa che nel momento in cui viene acquistato si può già prevedere con assoluta certezza quello che sarà il rendimento finale del titolo, se detenuto fino a scadenza (o nel caso del Btp Più anche per soli 4 anni).
In generale, non è affatto obbligatorio acquistare i titoli di Stato direttamente dal Tesoro in asta, ma questo presenta vantaggi e svantaggi. “Il principale pro dell’acquisto in asta è l’assenza di commissioni per i Btp”, aveva dichiarato a We Wealth Rocco Probo, analista di Consultique Scf, in una passata intervista. “Ovviamente, questo vantaggio va visto in relazione alle commissioni che si pagherebbero per l’acquisto di un titolo obbligazionario equivalente, a seconda delle condizioni contrattuali e delle operazioni specifiche degli intermediari. Non tutti, infatti, applicano le stesse commissioni”. Di solito, se l’intermediario in questione e la banca classica e non un operatore nativo online, i costi sono maggiori.
Tuttavia, partecipare a un’asta non è privo di rischi. “L’aspetto negativo dell’acquisto in asta è che, al momento della prenotazione da parte del pubblico, non si può essere certi del rendimento effettivo che sarà generato dall’investimento”, ha continuato Probo riferendosi alle normali aste e non a quelle retail descritte in precedenza. Infatti, il prezzo di aggiudicazione viene reso noto solo alla fine dell’asta, rendendo difficile fare una previsione accurata sul rendimento finale.
Un ulteriore aspetto da considerare riguarda la frequenza delle aste. “Le aste non sono giornaliere, quindi non sempre, quando si costruisce un portafoglio per raggiungere determinati obiettivi finanziari, si ha la possibilità di scegliere tra diverse alternative”, ha spiegato Probo. “In questo contesto, aspettare la prossima asta potrebbe comportare il non poter investire parte del capitale in attesa del prossimo appuntamento, e quindi perdere opportunità di guadagno durante il periodo di attesa”.
Btp: i perché di un grande classico del portafoglio degli italiani
I Btp sono da sempre una scelta classica per i portafogli dei risparmiatori italiani, anche grazie al trattamento fiscale favorevole: con una tassazione sui rendimenti al 12,5%, rispetto al 26% applicato alla maggior parte degli altri investimenti.
Come bilanciare i Btp con altre forme di risparmio nel proprio portafoglio? Gli esperti suggeriscono di allineare le scadenze dei Btp con i propri obiettivi finanziari personali. Questo approccio consente di pianificare il recupero del capitale investito in concomitanza con future esigenze, come spese familiari rilevanti o progetti di vita.
È importante ricordare che la vendita anticipata di un Btp, ossia prima della sua scadenza naturale, espone l’investitore alle fluttuazioni del mercato. Il prezzo di vendita potrebbe infatti essere superiore o inferiore al capitale inizialmente investito, introducendo così un elemento di incertezza. In alcuni casi vendere prima può anche essere una scelta tattica, l’avevamo descritta qui nel dettaglio. Tuttavia, mantenendo il Btp fino alla scadenza, si elimina il rischio di mercato e si garantisce il rimborso del capitale nominale.
In questo scenario, rimane il rischio di credito, ossia la possibilità che lo Stato italiano non sia in grado di restituire il capitale. Sebbene remoto, esiste la possibilità teorica di un default dello Stato emittente. Avevamo approfondito il tema qui. Gli investitori dovrebbero quindi considerare i Btp come parte di un portafoglio diversificato, valutando attentamente il proprio profilo di rischio e, se necessario, consultando un consulente finanziario qualificato.