Con il mese di febbraio, entra nel vivo la nuova fase della campagna di posizionamento del debito pubblico presso le famiglie italiane. Dopo il Btp Valore, dunque, largo al Btp Più, che andrà in asta nella settimana compresa fra il 17 e il 21 febbraio (salvo chiusura anticipata). Il prossimo 14 febbraio, con una curiosa coincidenza con San Valentino, il Tesoro annuncerà il tassello più importante: l’entità delle cedole del Btp Più, la cui struttura è già nota – l’abbiamo analizzata qui.
In attesa della comunicazione delle cedole, riprendiamo le opinioni fin qui espresse a We Wealth dai consulenti:
Andrea Carboni, HCinque Scf e presidente di AssoScf
Tutto dipende dal rendimento che sarà offerto. Se si ipotizza una cedola intorno al 3,5% per i primi quattro anni e poi qualcosa sopra al 4%, la richiesta per il Btp Più potrebbe essere elevata. Il rendimento offerto per il secondo quadriennio dovrebbe essere appetibile per evitare uscite alla fine dei primi 4 anni. Se i rendimenti fossero questi si avrebbe un ritorno medio intorno al 3,75% che è migliore del 3,65% offerto oggi dal decennale e comunque migliore anche nella prima parte, 3,5% contro 3% del 5 anni. La tassazione agevolata e l’assenza di commissioni sono altri elementi interessanti per la clientela retail e la possibilità di rimborso alla pari dopo 4 anni è un’altra opzione interessante nel caso di rialzi dei tassi.
Rocco Probo, analista di Consultique Scf.
L’opzione di rimborso sarà utile per l’investitore nel caso in cui, tra quattro anni, il prezzo dell’obbligazione scambiata sul mercato sarà inferiore a 100. Se così fosse un qualsiasi investitore potrebbe, ad esempio, chiedere il rimborso a 100 e riacquistare lo stesso titolo ad un prezzo inferiore a 100, di fatto incassando quello che a tutti gli effetti sarebbe equiparabile ad un premio fedeltà. Semplificando si può dire che il bond varrà meno di 100 se i tassi aumenteranno. Entrando un po’ più nel dettaglio, il bond quoterà sotto la pari se i tassi sui titoli di Stato italiani a quattro anni, tra quattro anni, saranno più alti del tasso cedolare che il Btp Più pagherà negli ultimi quattro anni di vita del prodotto. Tale informazione non è ancora nota (sarà pubblicata il 14 febbraio), tuttavia si può ipotizzare che, per ridurre la probabilità di rimborso da parte degli investitori, il livello del tasso cedolare negli ultimi quattro anni sarà fissato su un livello più elevato dell’attuale livello dei tassi attesi a quattro anni tra quattro anni (attualmente al 3,9%).
Ovviamente un rialzo dei tassi può avvenire sia per le dinamiche economiche e monetarie come recentemente osservato, sia per un incremento della percezione del rischio Italia e un conseguente allargamento dello spread con titoli di Stato della zona euro più sicuri. Da entrambi questi eventi il prodotto offre una forma di protezione, anche se non nel continuo (il rimborso non potrà essere esercitato in qualsiasi momento), ma solo alla scadenza prefissata dei quattro anni.
Barbara Maria Giani, responsabile area obbligazionaria di SoldiExpert Scf
Fermo restando il fatto che al momento l’opzione di rimborso non è stata corredata da eventuali condizioni e che dunque possiamo assumere che non ve ne siano, riteniamo che avere la possibilità di scegliere se farsi rimborsare nel 2029 o tenere il titolo per altri quattro anni sia un’ottima protezione da un eventuale rialzo importante dei rendimenti. Così come abbiamo evidenziato nel nostro blog di SoldiExpert Scf è un po’ come pescare a Monopoli la carta che ti fa uscire di prigione: la usi solo se ti serve. E quando ti serve? Nello specifico si rivelerà utile se i rendimenti saranno saliti molto rispetto a quelli garantiti dal nuovo titolo. Il sottoscrittore potrà infatti mollare il suo Btp Più e farsi rimborsare a 100 un titolo che magari sul mercato varrà 95 per comprarsi qualcosa di più remunerativo. Ipoteticamente, a meno che non vengano indicate limitazioni ad hoc, un risparmiatore potrebbe nel 2029 chiedere il rimborso a 100 del suo Btp Più e ricomprarlo poi sul mercato se fosse quotato a prezzi inferiori/molto inferiori. Rispetto dunque a questa novità del rimborso anticipato la nostra opinione quindi è favorevole e l’opzione call si rivela come protezione efficace soprattutto in caso di ampi rialzi dei rendimenti che si tradurranno in altrettanti cali del prezzo del titolo. Del resto ci si protegge contro l’evento infausto sperando che non accada e l’utilità dell’opzione si valuterà solo a posteriori ma avere una scelta è comunque un’opportunità.
In caso invece di rendimenti calanti e dunque di prezzi crescenti nessuno eserciterà l’opzione di rimborso perché se un risparmiatore avrà la necessità di rientrare del proprio investimento venderà direttamente il titolo sul mercato.
Pro e Contro degli acquisti di Btp in asta
La possibilità di acquistare titoli senza commissioni in asta rappresenta un'opportunità interessante per chi desidera diversificare il proprio portafoglio. Tuttavia, è importante considerare anche gli aspetti relativi alla variabilità dei rendimenti e alla disponibilità delle aste. Nel caso delle emissioni retail, come quelle per il Btp Più o del Btp Valore il Tesoro rimuove un elemento di incertezza solitamente presente per chi partecipa alle aste: il prezzo di aggiudicazione. Il Btp Più viene sempre acquistato alla pari (a 100), il che significa che nel momento in cui viene acquistato si può già prevedere con assoluta certezza quello che sarà il rendimento finale del titolo, se detenuto fino a scadenza (o nel caso del Btp Più anche per soli 4 anni).
In generale, non è affatto obbligatorio acquistare i titoli di Stato direttamente dal Tesoro in asta, ma questo presenta vantaggi e svantaggi. "Il principale pro dell’acquisto in asta è l’assenza di commissioni per i Btp", aveva dichiarato a We Wealth Rocco Probo, analista di Consultique Scf, in una passata intervista. "Ovviamente, questo vantaggio va visto in relazione alle commissioni che si pagherebbero per l’acquisto di un titolo obbligazionario equivalente, a seconda delle condizioni contrattuali e delle operazioni specifiche degli intermediari. Non tutti, infatti, applicano le stesse commissioni". Di solito, se l'intermediario in questione e la banca classica e non un operatore nativo online, i costi sono maggiori.
Tuttavia, partecipare a un'asta non è privo di rischi. "L’aspetto negativo dell’acquisto in asta è che, al momento della prenotazione da parte del pubblico, non si può essere certi del rendimento effettivo che sarà generato dall’investimento", ha continuato Probo riferendosi alle normali aste e non a quelle retail descritte in precedenza. Infatti, il prezzo di aggiudicazione viene reso noto solo alla fine dell'asta, rendendo difficile fare una previsione accurata sul rendimento finale.
Un ulteriore aspetto da considerare riguarda la frequenza delle aste. "Le aste non sono giornaliere, quindi non sempre, quando si costruisce un portafoglio per raggiungere determinati obiettivi finanziari, si ha la possibilità di scegliere tra diverse alternative", ha spiegato Probo. "In questo contesto, aspettare la prossima asta potrebbe comportare il non poter investire parte del capitale in attesa del prossimo appuntamento, e quindi perdere opportunità di guadagno durante il periodo di attesa".
Btp: i perché di un grande classico del portafoglio degli italiani
I Btp sono da sempre una scelta classica per i portafogli dei risparmiatori italiani, anche grazie al trattamento fiscale favorevole: con una tassazione sui rendimenti al 12,5%, rispetto al 26% applicato alla maggior parte degli altri investimenti.
Come bilanciare i Btp con altre forme di risparmio nel proprio portafoglio? Gli esperti suggeriscono di allineare le scadenze dei Btp con i propri obiettivi finanziari personali. Questo approccio consente di pianificare il recupero del capitale investito in concomitanza con future esigenze, come spese familiari rilevanti o progetti di vita.
È importante ricordare che la vendita anticipata di un Btp, ossia prima della sua scadenza naturale, espone l’investitore alle fluttuazioni del mercato. Il prezzo di vendita potrebbe infatti essere superiore o inferiore al capitale inizialmente investito, introducendo così un elemento di incertezza. In alcuni casi vendere prima può anche essere una scelta tattica, l'avevamo descritta qui nel dettaglio. Tuttavia, mantenendo il Btp fino alla scadenza, si elimina il rischio di mercato e si garantisce il rimborso del capitale nominale.
In questo scenario, rimane il rischio di credito, ossia la possibilità che lo Stato italiano non sia in grado di restituire il capitale. Sebbene remoto, esiste la possibilità teorica di un default dello Stato emittente. Avevamo approfondito il tema qui. Gli investitori dovrebbero quindi considerare i Btp come parte di un portafoglio diversificato, valutando attentamente il proprio profilo di rischio e, se necessario, consultando un consulente finanziario qualificato.