- I dati non proprio brillanti sull’industria manifatturiera a stelle e strisce tornano a innervosire le Borse: l’S&P 500 ha perso più del 2%, il peggior crollo da inizio agosto
- Debach: “È importante non guardare sempre il bicchiere mezzo vuoto. Le possibili correzioni potrebbero rafforzare le occasioni di comprare sui ribassi”
Quando lo scorso 5 agosto i mercati sviluppati lasciarono sul terreno il 6% in una sola seduta, nessuno immaginava un recupero così repentino e diffuso. Invece, appena tre giorni dopo, i listini tornarono ai livelli pre-correzione. Ma i timori di recessione, alimentati da deboli dati sull’occupazione americana e allora velocemente dissipatisi, fanno nuovamente capolino. I dati non proprio brillanti sull’industria manifatturiera a stelle e strisce, diffusi martedì, hanno infatti innervosito ancora le Borse: l’S&P 500 ha perso più del 2%, il peggior crollo dall’inizio dello scorso mese. “I titoli tecnologici hanno guidato le perdite”, racconta Ipek Ozkardeskaya, analista senior di Swissquote Bank. “Il Nasdaq 100 è crollato di oltre il 3%, con Nvidia che ha perso circa il 10% a causa delle più ampie preoccupazioni macroeconomiche e del sospetto affaticamento dell’intelligenza artificiale”, aggiunge l’esperto. In Asia, Tsm ha incassato un -5% e Sk Hynix oltre il -9%. E potrebbe non essere finita qui.
Wall Street, torna l’incubo recessione
“Alcuni dati negativi sull’attività manifatturiera hanno riacceso le preoccupazioni già presenti ad agosto riguardo la solidità dell’espansione economica, favorendo una fuga verso i settori difensivi e alimentando l’ipotesi di un’accelerazione nell’allentamento delle politiche”, spiega a We Wealth Gabriel Debach, market analyst di eToro. “I trader tornano a scommettere infatti su un possibile taglio dei tassi da parte della Federal Reserve a settembre di 50 punti base, con la probabilità di un taglio di 25 punti che è scesa dal 70% del 30 agosto al 59% di mercoledì 4 settembre”. Mentre i tagli dei tassi tendono a essere di buon auspicio per le azioni, di solito non è così quando la Fed si affretta a prevenire una recessione, aggiunge Debach. Gli investitori prevedono ora che la banca centrale possa ridurre i tassi di ben due punti percentuali nei prossimi 12 mesi, un calo notevole che sottolinea le paure di recessione.
Nvidia: 279 miliardi di capitalizzazione in fumo
Uno dei dati che ha alimentato queste preoccupazioni è stato l’Ism Pmi manifatturiero statunitense di agosto che, sebbene in progresso, è risultato inferiore alle attese (47,2 contro il 47,5 previsto). “Ma sono stati i dettagli a fare la differenza: il saldo tra ordini e inventari è entrato in territorio negativo, un segnale anticipatore poco incoraggiante per la produzione manifatturiera. Le recenti contrazioni osservate in Cina e in Europa si sono ora estese anche agli Stati Uniti, rafforzando i timori di un rallentamento globale”, dice Debach. Il titolo maggiormente colpito nella seduta di martedì è stato Nvidia, che ha perso in un solo giorno 279 miliardi di dollari di capitalizzazione. Per fornire un metro di paragone, si tratta di una somma superiore all’intera capitalizzazione di Chevron.
“Quello che rende questo evento particolarmente notevole è che nella storia del mercato americano nessun altro singolo titolo aveva mai perso una tale quantità di valore in una sola seduta”, afferma l’analista. Tuttavia, per Nvidia non è una novità assoluta. Con il ribasso di martedì, il titolo di Santa Clara entra per l’ottava volta nella classifica delle maggiori dieci perdite giornaliere di capitalizzazione, tutte registrate nel corso del 2024. Ad aggravare le vendite di ieri sul titolo, continua Debach, è intervenuta tra l’altro la notizia che il Dipartimento di Giustizia americano ha inviato citazioni in giudizio a Nvidia e ad altre aziende nell’ambito di un’indagine su possibili violazioni delle leggi antitrust. E in una situazione di hype sull’intelligenza artificiale come quella attuale, se il player più rappresentativo “viene colpito da una notizia negativa, ha la capacità di trainare al ribasso l’intero indice e anche il comparto di riferimento”, interviene Carlo De Luca, responsabile asset management di Gamma Capital Markets.
“La rotazione in atto da luglio mostra che effettivamente i flussi stanno andando a premiare chi era rimasto indietro (biotech, pharma, comsumer staple, real estate)”, dichiara De Luca a We Wealth. “Chi è un po’ più in dubbio sono le small cap che ogni tanto vanno bene, ogni tanto no, ma questa rotazione – ancora in fase di rimbalzo – fa sì che il mercato si ripulisca e riequilibri un po’ anche grazie alla chiusura delle operazioni di deleveraging e carry trade”. Ora però la narrativa è cambiata e va intercettata, dice l’esperto. Cosa accadrà sui mercati questo mese o da qui a fine anno, secondo De Luca, dipenderà in misura particolare dall’eventuale uscita di dati da soft landing (atterraggio morbido dell’economia, ndr). “Noi pensiamo che l’hard landing abbia una probabilità di realizzazione molto bassa (10%), il soft landing molto alta (55%), mentre per il no landing si parla di un 35%”, afferma De Luca.
Il ritorno della volatilità è temporaneo?
Sia lo scenario di soft landing che quello di no landing forniscono una prospettiva positiva per le Borse. Secondo De Luca, in caso di soft landing – che prevede un’inflazione sotto controllo, dati in rallentamento e taglio dei tassi più veloce – ne beneficerebbe anche il comparto tech, ma meno rispetto a chi è rimasto indietro. Senza dimenticare che settembre è un mese storicamente difficile per i mercati. Basti pensare che l’S&P 500 sta affrontando il quarto settembre consecutivo in calo. L’ultima volta che si è verificata una simile serie di ribassi fu tra il 1999 e il 2003, con Wall Street che segnò cinque anni consecutivi di perdite nello stesso mese. “Sebbene i precedenti non siano garanzia del futuro, è ragionevole attendersi che questo mese possa essere particolarmente volatile”, avverte Debach. Dello stesso avviso Angelo Meda, responsabile azionario di Banor, che evidenzia come “finché non ci saranno segnali univoci sull’andamento dell’economia (al rialzo o al ribasso) vivremo di rialzi e di ribassi legati alle aspettative, che possono cambiare anche rapidamente all’uscita di un numero o di una dichiarazione”.
In altre parole, secondo Meda la volatilità è destinata ad aumentare. Non ai livelli di inizio agosto, ma le ultime tre settimane di calma estiva “sono un lontano ricordo”. Ubs global wealth management prevede a sua volta che le azioni saliranno nei prossimi 6-12 mesi ma non esclude nuovi episodi di volatilità nel breve termine. “Un ultimo trimestre dell’anno incerto potrebbe far presagire ulteriori turbolenze sui mercati azionari, ma riteniamo che gli investitori debbano mantenere una prospettiva di lungo termine, mantenere la rotta e concentrarsi sulla costruzione di un portafoglio equilibrato e diversificato”, suggerisce Mark Haefele, chief investment officer di Ubs gwm. Nell’ambito del tech, Haefele raccomanda di esaminare la propria esposizione all’intelligenza artificiale per allinearla agli obiettivi finanziari di lungo termine. “Coloro che hanno una bassa esposizione all’Ai dovrebbero considerare la possibilità di aumentarla attraverso strategie strutturate per gestire la potenziale volatilità che ci attende”, aggiunge.
Borse sulle montagne russe: i settori più vulnerabili
Per Debach, in uno scenario di crescente preoccupazione per la salute economica, i settori più vulnerabili tendono a essere quelli ciclici, ossia quelli maggiormente sensibili alle fluttuazioni economiche. Tra questi, il settore tecnologico, le aziende con un profilo “growth” e quelle caratterizzate dallo stile “momentum”. I settori energetico e dei materiali, oltre a quello delle telecomunicazioni e tecnologico, potrebbero subire pressioni. Infine, il settore industriale, anch’esso ciclico, è a rischio in un contesto di rallentamento economico, data la sua dipendenza dalla domanda globale e dagli investimenti infrastrutturali. Per Ozkardeskaya, le attese sulle sforbiciate ai tassi di interesse favoriscono una rotazione settoriale dalle apprezzate big tech verso le sacche non tecnologiche del mercato. Ma l’aspettativa “di un taglio dei tassi gigantesco è negativa per tutti i titoli”, indipendentemente dalla loro esposizione alla tecnologia. È importante però “non guardare sempre il bicchiere mezzo vuoto”, suggerisce Debach, perché le possibili correzioni potrebbero rafforzare le occasioni di comprare sui ribassi. “Tra i motivi per restare ottimisti ci sono la crescita degli utili e la possibilità che la Fed possa iniziare ad allentare la politica monetaria, sostenuta da un’inflazione ormai sotto controllo e con una recessione che potrebbe essere evitata”, conclude l’esperto.