- Nvidia è la seconda società al mondo per capitalizzazione di mercato, subito dietro Apple. Da quando l’interesse per l’Ai è esploso con il lancio di ChatGpt a novembre 2022, la sua capitalizzazione di mercato è aumentata di ben 2.794,43 miliardi
- Tierney (AllianceBernstein): “Negli ultimi mesi sembra che il vento stia cambiando nel mercato dell’Ai. Sebbene il tema resti di grande interesse per gli investitori, potremmo essere vicini a una fase di rotazione dei titoli correlati”
Gli occhi dei mercati, dopo essere stati catturati dal simposio dei banchieri centrali a Jackson Hole, ruotano ora su Nvidia. Il colosso dei chip, mercoledì 28 agosto, chiuderà il cerchio dei conti trimestrali: la stima di consenso prevede utili di 0,64 dollari per azione e un fatturato di 28,71 miliardi, che si tradurrebbe in una crescita annua di circa il 113%. Un risultato certamente positivo, ma “che riflette un rallentamento rispetto all’impressionante +262% del trimestre precedente”, dichiara a We Wealth Gabriel Debach, market analyst di eToro. Le previsioni del management, come dichiarato nella scorsa trimestrale, indicano un giro d’affari previsto attorno ai 28 miliardi di dollari, con una variazione del 2% in più o in meno. Questo significa che le aspettative del mercato sono leggermente superiori al limite più ottimistico delle previsioni aziendali, osserva Debach. Il tutto mentre i trader di opzioni prevedono un movimento del titolo intorno all’11% in risposta ai risultati, in linea con la volatilità media osservata negli ultimi trimestri.
Nvidia: cosa succede se delude le attese
“Nel breve termine, alcuni investitori restano cauti riguardo alla capacità di Nvidia di sostenere valutazioni così elevate, specialmente con la possibilità di ritardi nella produzione dei chip Blackwell, sebbene previsti nell’ordine di pochi mesi e non di trimestri”, continua l’esperto. “Tuttavia, non si prevedono cambiamenti significativi nel tono o nella strategia dell’azienda: Nvidia continua a essere focalizzata sulla sua tabella di marcia a lungo termine, investendo nelle sue offerte software e nelle collaborazioni strategiche”. Se si considera che da inizio anno il colosso ha contribuito per 497 punti base al +19,02% dell’S&P 500 e per ben 603 punti base al +17,55% del Nasdaq 100, risulta evidente quanto il mercato abbia riposto grandi aspettative nell’azienda.
Di conseguenza, una delusione nei risultati potrebbe innescare timori crescenti sulla possibile formazione di una bolla nell’ambito dell’intelligenza artificiale, spingendo gli investitori a rivedere al ribasso le loro prospettive su questo settore e ad adottare un approccio più cauto. Tenuto conto del peso massimo dell’industria dei semiconduttori su Wall Street (11,65%, ovvero la prima industria per ponderazione nel paniere) così come quello del settore tecnologico in generale (31,5%), la delusione “avrebbe effetti assai negativi sull’indice”, dice Debach.
Investitori in fuga dall’intelligenza artificiale
Non sorprende tra l’altro che i risultati trimestrali di Nvidia siano diventati un appuntamento cruciale per gli investitori, non solo nel settore tecnologico, ma per tutto il mercato. “Il futuro dell’Ai dipende in gran parte dalla capacità di Nvidia di mantenere questo ritmo di crescita, soprattutto in un contesto in cui giganti come Microsoft, Amazon, Alphabet e Meta – che rappresentano oltre il 40% del fatturato di Nvidia – stanno aumentando significativamente i loro investimenti nel settore”, afferma Debach. Eppure, non manca chi manifesta timori sui rendimenti a breve termine di tali investimenti. Secondo James Tierney, responsabile strategie concentrated growth di AllianceBernstein, sembra che il vento stia cambiando nel mercato dell’Ai. Sebbene il tema resti di grande interesse per gli investitori, potremmo essere vicini a una fase di rotazione dei titoli correlati.
Durante la prima metà dell’anno, le aziende che facevano riferimento all’Ai, anche marginalmente in occasione delle trimestrali, hanno spesso visto un forte aumento dei prezzi delle loro azioni. Il risultato è stato una sovrastima delle valutazioni dei titoli legati alla tecnologia, accanto a un conseguente appiattimento di altre aree del mercato, racconta Tierney. A partire da luglio, poi, la situazione è cambiata. “I titoli a piccola capitalizzazione hanno messo a segno un rally significativo, mentre le valutazioni delle mega-cap tecnologiche hanno iniziato a vacillare. A ciò ha fatto seguito un’altra rotazione tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, quando molte società tech hanno comunicato i propri utili”, spiega Tierney. Queste oscillazioni hanno causato vendite indiscriminate di titoli di aziende con un coinvolgimento marginale nell’Ai, sebbene alcuni di questi mostrassero modelli di business ben diversificati, creando così opportunità di acquisto a prezzi più vantaggiosi.
Meta, Amazon e le altre: la reazione delle big tech
Come anticipato, le grandi aziende tecnologiche – come Microsoft, Amazon, Alphabet e Meta – stanno intanto aumentando notevolmente i loro investimenti nell’Ai. Le stesse previsioni elevate di spesa riflettono l’intenzione di non restare indietro rispetto ai concorrenti. “Alcuni dei recenti commenti dei dirigenti di grandi aziende tecnologiche rivelano che, tendenzialmente, molti vedono un rischio maggiore nell’investire troppo poco in Ai piuttosto che nel sovrainvestire”, dice Tierney. Tuttavia, avverte l’esperto, resta incerto come queste aziende riusciranno a ottenere un ritorno sugli oltre 230 miliardi di dollari di spesa in conto capitale previsti per il 2024 e probabilmente anche su spese superiori nel 2025 e oltre. “Sebbene l’investimento in Ai possa apportare benefici alle attività esistenti delle aziende, sarà fondamentale verificare se queste spese si tradurranno in ricavi incrementali sufficienti a giustificare l’enorme impegno finanziario. Solo il tempo dirà se tali investimenti porteranno ai risultati attesi”, afferma l’esperto.
A caccia di indizi sull’Ai: è ora di disinvestire?
Fatte queste premesse, ci si domanda: è ancora il momento di inserire l’intelligenza artificiale in portafoglio? Nonostante la cautela e i timori espressi riguardo al potenziale di redditività dell’Ai, secondo Tierney, bisogna riconoscere che raramente negli ultimi 20 anni scommettere contro le grandi aziende tecnologiche si è rivelata buona idea. “Allo stesso tempo, però, riteniamo che gli investitori debbano essere realistici sui rendimenti futuri, dato l’ingente livello di investimenti delle mega-cap”, precisa l’esperto. “Via via che l’Ai continuerà a evolvere, sarà importante per gli investitori rimanere selettivi”. Per AllianceBernstein, infatti, includere nel portafoglio l’intero spazio di aziende legate all’Ai può essere sempre più rischioso. “Sebbene le mega-cap dominino oggi l’attenzione degli investitori, nel lungo termine alcune delle maggiori opportunità potrebbero provenire da società più piccole in grado di generare flussi di reddito sostenibili, piuttosto che da aspettative o previsioni ottimistiche”, conclude Tierney.
“Andare controcorrente è sempre una sfida per gli investitori e – come si suol dire – combattere le tendenze può rivelarsi un suicidio finanziario”, incalza Debach. La semplice mancanza di esposizione a titoli legati all’Ai nei portafogli ha già causato la sottoperformance rispetto al benchmark dell’S&P 500. “Certamente, le valutazioni attuali non sono tra le più economiche e c’è il rischio che eventuali delusioni, date le aspettative esponenziali, possano portare a significativi ribassi”, avverte. Le dichiarazioni dei ceo dei giganti tecnologici indicano insomma che la spesa per l’Ai rimarrà robusta anche in un contesto economico meno favorevole.
Come inserire l’intelligenza artificiale in portafoglio
Tuttavia, non tutti sono convinti che questa spesa continuerà a sostenere la crescita delle azioni hardware legate all’Ai, poiché i multipli elevati lasciano poco margine per eventuali delusioni. “La valutazione di Nvidia, per esempio, può essere giustificata solo se si riesce a mantenere un flusso di guadagni sostenibile”, sostiene Debach. “Quindi, la domanda cruciale è se investire ora, anche se in ritardo e a prezzi non più convenienti, oppure restare completamente fuori e rischiare di perdere un’opportunità così forte. La risposta non è semplice e varia in base alla composizione del portafoglio e all’orizzonte temporale dell’investitore. Una presenza nell’Ai può essere utile, ma deve essere accompagnata da ribilanciamenti periodici per gestire al meglio i rischi”.