- I mercati azionari mondiali archiviano il mese di agosto in rialzo del +2%, segnando un +14% da inizio anno dopo la brusca correzione della prima settimana
- Intermonte: “Nel settore finanziario, ci aspettiamo che un contesto di graduale calo dei tassi di interesse favorisca i titoli del risparmio gestito”
Dopo la bufera, il sereno. I mercati azionari mondiali archiviano il mese di agosto in rialzo del +2%, segnando un +14% da inizio anno dopo la brusca correzione della prima settimana. I timori di recessione sembrano essersi placati, ma le incognite non mancano, a partire dai dati macroeconomici in arrivo questa settimana. Gli occhi dei mercati sono puntati sugli Stati Uniti, in attesa dei numeri sul mercato del lavoro in uscita venerdì: dati rilevanti per l’effetto che potrebbero avere non tanto sul primo taglio ai tassi di interesse firmato Federal Reserve, ampiamente scontato in vista della riunione del 18 settembre, quanto sulla sua entità e sulle sforbiciate successive.
Tassi, verso il taglio: gli effetti sulle pmi
A riunirsi per prima sarà in realtà la Banca centrale europea, il 12 settembre. “Sebbene l’Eurotower sembri incline a confermare una strategia di taglio dei tassi più graduale, le prospettive per il secondo semestre dell’anno dovrebbero essere favorevoli per le piccole e medie imprese quotate”, osserva Andrea Randone, head of mid small cap research di Intermonte. A sostenere tale tesi è anche Equita, che mantiene la sua view neutrale sui mercati azionari, con un’inclinazione più costruttiva verso le mid e small cap. Secondo Luigi De Bellis, co-responsabile dell’ufficio studi di Equita, l’inizio del ciclo espansivo da parte delle banche centrali, in assenza di un significativo deterioramento del mercato del lavoro dell’economia, potrebbe favorire soprattutto i titoli di qualità e growth.
I titoli per investire con i tassi in discesa
“Continuiamo a preferirli rispetto ai ciclici per il momento”, afferma De Bellis, citando titoli come DiaSorin, Campari, Moltiply, Marr, Reply e Technogym. Nel settore finanziario la banca d’affari indipendente sostiene che un contesto di graduale calo del costo del denaro favorisca i titoli del risparmio gestito (evidenziando Banca Mediolanum e Fineco), le società meno sensibili al margine di interesse (come Mediobanca, su cui Equita incrementa il peso in portafoglio di 50 punti base) e le banche con una maggiore quota di ricavi da commissioni (come Intesa e Credem). “Restiamo costruttivi sui finanziari, leggermente sottopeso sulle utilities, selettivi sugli industriali e neutrali nel settore del lusso”, precisa De Bellis.
Il fondo di fondi in arrivo a fine anno
Intermonte conferma invece la sua preferenza per i titoli con una buona generazione di cassa ed esposizione a “solidi trend internazionali”. Secondo Randone, il sottogruppo degli “abilitatori digitali” potrebbe “beneficiare di prospettive piuttosto resilienti, così come altri nomi di qualità”. In più, De Bellis e Randone sono concordi sul fatto che l’avvio di un fondo di fondi sponsorizzato da Cdp – previsto entro la fine dell’anno – potrebbe dare un ulteriore boost alle pmi quotate italiane. “Il fondo avrebbe circa 1 miliardo di euro di finanziamenti iniziali, il 49% da Cdp e il 51% da investitori privati, tra cui fondi pensione, assicuratori e società di gestione patrimoniale”, spiega Randone. “I criteri di investimento del fondo sarebbero simili ai fondi Pir (Piano individuali di risparmio, ndr), con un focus su emittenti a media e piccola capitalizzazione”, dice l’esperto.
Pir ordinari, raccolta in lieve calo a luglio
Intanto, i Pir ordinari incassano una raccolta in leggero calo in piena estate, mostrando tuttavia segnali di stabilizzazione. Stando ai dati de Il Sole 24 Ore visionati da Equita, dopo una raccolta in crescita per 16 milioni nel mese di giugno, nel mese di luglio si calcola una contrazione di 21,6 milioni di euro. Il totale da inizio anno risulta così negativo per 561 milioni. “Nonostante la stabilità del mercato, il rallentamento di alcune società leader ha influenzato la dinamica del mese”, osserva de Bellis. “La flessione sembra legata più a una tendenza consolidata che a fattori stagionali: molti investitori preferiscono liquidare i Pir dopo aver raggiunto il minimo di cinque anni per beneficiare del vantaggio fiscale o per spostare i capitali verso strumenti meno rischiosi”. Ciononostante, l’ondata di deflussi sembrerebbe essersi stabilizzata: se nel 2022 toccarono i -734 milioni di euro e nel 2023 i -2,76 miliardi, dopo un primo trimestre del 2024 negativo per 358 milioni, gli ultimi due mesi sono stati caratterizzati appunto dal segno positivo a giugno e solo da una lieve contrazione a luglio.