Certo, si tratta di un vero e proprio mercato lillipuziano, se paragonato ai 64 miliardi di dollari di quello dell’arte. E per apprezzare un violino del barocco italiano non basta il pur essenziale amore per la musica. Devono esserci una conoscenza e una cultura profonde, quasi religiose. Tanto basta per rendere questo comparto ancora più esclusivo. Un investimento per gli avversi al rischio, si legge nello studio. I prezzi dei violini Stradivari & co. sono infatti in costante crescita a causa della loro scarsità. E se l’offerta è fissa, rarissimamente gli archi da collezione vengono messi in vendita.
Anche lo Stradivari fra i beni da collezione e investimento. Figura: pensoinmusica punto org
Il mercato più maturo è quello giapponese, ma si stanno affacciando anche quello cinese e coreano. Il mecenatismo gioca un ruolo fondamentale in questa classe di asset. I giovani talenti dell’archetto non possono permettersi di suonare uno Stradivari o un Guarneri del Gesù: solo l’intervento di un mecenate può realizzare il loro sogno.
Sorpasso a destra
Coerentemente con la sua natura da gara, il settore che per rendimento ha superato tutti gli altri pleasure asset nel 2021 è quello delle auto classiche. Non solo per il rendimento annualizzato del 12%, ma anche per la volatilità (intorno al 10%) paragonabile a quella del mercato azionario. «L’unica asset class paragonabile per liquidità al private equity», sottolinea Nanette Hechler Fayd’Herbe. Un mercato, quello delle automobili d’epoca, che si aggira ormai sui 4-5 miliardi di dollari annui, prosegue l’esperta. Quanto a numero di pezzi venduti, il trend parla chiaro: dai 1521 del 1993-94 agli oltre 5000 annui dal 2014-15 in poi. Nel 2020, le vendite online di vintage car sono aumentate del 69%. Il segmento si conferma essere anelastico (ossia gli scambi continuano pure in condizioni di mercato avverse), con un allargamento della base dei collezionisti anche alle generazioni più giovani, interessate alle auto degli anni ’60-’70.
L’arte resta comunque il titano dei beni da collezione
Ma il mercato maggiore per dimensioni è rimasto quello dell’arte: il giro d’affari annuo nel 2020 si è attestato intorno ai 64,1 miliardi di dollari. E se è vero che durante l’anno della pandemia i prezzi delle opere in asta hanno subito una frenata media del 40%, è anche vero che il 40% dei clienti è nuovo. Si sono avvicinati a un mercato prima percepito come chiuso e irraggiungibile grazie al fiorire delle aste online, vero asso vincente di un anno che altrimenti si sarebbe rivelato una disfatta totale. Il venir meno del tradizionale calendario delle aste ha fatto si che le categorie di vendita si sfumassero, mischiando pittura moderna, post war e dinosauri. Considerando i generi, i dipinti old master non sono stati un segmento di crescita (benché solido) a differenza degli impressionisti. In aumento – anche se volatili – le vendite dell’arte contemporanea, in particolare per donne e artisti afroamericani.
Con una quota di mercato pari al 44%, il Bordeaux domina il settore del vino da collezione (cinque miliardi di dollari annui) ed è il vino che ha presentato il maggior rendimento. Il distacco con gli altri vini è enorme: il Burgundy si classifica secondo con il 16%, superando di poco il vino italiano, che si attesta al 15,2%. Nell’ambito dei vini italiani, Credit Suisse evidenzia la crescita di mercato del Piemonte, che presenta «interessanti prospettive». Champagne e vino californiano occupano una quota dell’8,6% e del 5,8%, rispettivamente. Non risultano rilevanti le quote del Riesling tedesco, e nemmeno del Pinot nero. Ma entrambe sono in aumento. Come sempre «gli investitori sono alla ricerca di asset sottovalutati», prosegue Nanette Hechler Fayd’Herbe.
Gioielli, orologi, borsette
Il mercato dei gioielli da collezione e degli orologi vintage frutta circa 10 miliardi di dollari, equamente suddivisi fra i due segmenti. Si tratta di beni particolarmente adatti alle transazioni digitali. Da marzo 2020, il 26% dei nuovi acquirenti è arrivato dai canali online. Un quinto degli acquirenti d’asta aveva meno di 40 anni. Dei gioielli piace la loro portabilità, la loro mancanza di deprezzamento (anche se non sono i più liquidi fra gli asset), rendimenti fra i migliori per quanto riguarda il rapporto con la volatilità (2% riporta l’indagine Credit Suisse-Deloitte). Gli orologi d’annata hanno registrato un aumento delle vendite di dieci volte rispetto a dieci anni fa, complice il mercato asiatico.
La fetta delle borsette da collezione è piccolissima (37 milioni di dollari), ma in fortissima crescita e apprezzamento. I modelli più apprezzati sono quelli di Hermès (Birkin so-black, Kelly Osier Picnic). Seguono Chanel e le edizioni limitate di Vuitton. L’apprezzamento medio di una borsetta di questo tipo si aggira intorno al 6% annuo. I rischi immediati? Autenticità e condizioni. Per fare un esempio, questa è la classifica di Christie’s sullo stato di una borsetta: 1. Come nuova; 2. In condizioni eccellenti pari a nuovo; 3. In condizioni eccellenti; 4. Molto buone; 5. Buone; 6. Discrete.
“Parte integrante della ricchezza”
In generale, come dice il report, gli asset da collezione fanno parte a tutti gli effetti della ricchezza, rappresentandone il 5%, prosegue Nanette Hechler Fayd’Herbe. Gli asset non finanziari sono un pilatro della stabilità della ricchezza globale. Come mostra il grafico, la ricchezza non finanziaria (turchese chiaro) è stata un elemento stabile nel patrimonio netto. «Quando calcoliamo queste quote, la ricchezza non finanziaria privata non è solo quella immobiliare. È anche quella dei beni da collezione».
Si può vedere dal grafico che segue come per il 30% dei più benestanti la frazione di patrimonio occupata dai collezionabili sale al di sopra del 5%, per superare il 10% (16% del campione). L’aspetto passionale è il principale per il 37% del campione. Per il 16% si aggiunge la motivazione finanziaria, mentre solo per il 2% si tratta solo di un investimento finanziario.