“Il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse debbano ancora aumentare in misura significativa e a un ritmo costante”, ha affermato la Bce nel suo comunicato, “per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine”
“Questo non è il pivot della Bce, chi lo pensa ha torto, abbiamo altra strada percorrere: dobbiamo fare rialzi significativi”, ha chiarito in conferenza la presidente Christine Lagarde
Il mercato ha reagito in modo fortemente negativo, con un rosso arrivato a superare il 3% a Piazza Affari
La Banca centrale europea, dopo un dato migliore delle attese sull’inflazione e le cautele che precedono la temuta recessione in Europa, ha deciso di rallentare il passo dei suoi rialzi dei tassi da 75 a 50 punti base. Con l’ultima riunione dell’anno è arrivata, soprattutto, la data d’inizio per la riduzione in bilancio dei titoli acquistati nell’ambito del quantitative easing (App) detenuti in bilancio – un processo di natura restrittiva sulla politica monetaria noto come Quantitative tightening (Qt). Quest’ultimo comincerà a partire da inizio marzo, con un ritmo di riduzione pari a 15 miliardi di euro al mese, che verrà mantenuto, con ritmo “misurato e prevedibile” fino alla fine di giugno. “Alla riunione di febbraio il Consiglio direttivo comunicherà i dettagli dei parametri per la riduzione delle consistenze dell’App” si legge nella nota di Francoforte. Il “Consiglio direttivo riesaminerà con cadenza regolare il ritmo della riduzione del portafoglio del App per assicurare che rimanga coerente con la strategia e l’intonazione complessive della politica monetaria, per preservare il funzionamento del mercato e mantenere saldamente sotto controllo le condizioni del mercato monetario nel breve periodo”.
Inflazione, le previsioni peggiorano
La Bce, inoltre, ha dovuto rivedere “significativamente” al rialzo le sue aspettative sull’inflazione “che si porterebbe in media sull’8,4% nel 2022 per poi scendere al 6,3% nel 2023”. Secondo il board, “l’inflazione dovrebbe registrare una marcata riduzione in corso d’anno, per poi collocarsi in media al 3,4% nel 2024 e al 2,3% nel 2025. Al netto della componente energetica e alimentare l’inflazione sarebbe pari in media al 3,9% nel 2022 e aumenterebbe al 4,2% nel 2023, per poi diminuire al 2,8% nel 2024 e al 2,4% nel 2025”.
“La crescita dei salari si sta rafforzando, sostenuta dalla solidità dei mercati del lavoro e da un certo recupero dei salari per compensare i lavoratori dell’alta inflazione”, ha commentato la presidente Lagarde, “poiché questi fattori sono destinati a rimanere in campo, le proiezioni dello staff dell’Eurosistema vedono i salari crescere a tassi ben superiori alle medie storiche e spingere al rialzo l’inflazione per tutto il periodo di proiezione”.
Il rischio recessione: “breve e poco profonda”
“Nell’attuale e nel prossimo trimestre l’economia dell’area dell’euro potrebbe subire una contrazione dovuta alla crisi energetica, all’elevata incertezza, all’indebolimento dell’attività economica mondiale e alle condizioni di finanziamento più restrittive”, si legge nel comunicato diffuso da Francoforte, tuttavia, “in base alle ultime proiezioni degli esperti dell’Eurosistema una recessione sarebbe relativamente breve e poco profonda”.
La crescita finale, per il 2023, sarà comunque debole per l’Eurozona: secondo gli economisti della Bce si passerà dal 3,4% del 2022 allo 0,5% il prossimo anno (contro la precedente previsione a 0,9%), per poi tornare a una crescita dell’1,8% nel 2024.
L’inasprimento delle condizioni di finanziamento dovrebbe attenualre l’accumulo di vulnerabilità finanziarie e ridurre i rischi di coda per l’inflazione nel medio periodo, al costo di un rischio più elevato di stress sistemico e di maggiori rischi per la crescita nel breve periodo”, ha affermato Lagarde, “inoltre, il fabbisogno di liquidità delle istituzioni finanziarie non bancarie può amplificare la volatilità dei mercati istituzioni finanziarie non bancarie potrebbero amplificare la volatilità dei mercati. Allo stesso tempo, le banche dell’area dell’euro hanno livelli di capitale confortevoli, il che contribuisce a ridurre i rischi collaterali di una politica monetaria più restrittiva sulla stabilità finanziaria”.
Piazza Affari ha aggravato le perdite in seguito alla pubblicazione delle decisioni della Bce e ancor di più al termine della conferenza stampa, cedendo oltre il 3%. Anche l’Euro Stoxx 600 ha reagito molto negativamente con un ribasso superiore al 2,3%.
Per gli investitori in bond governativi italiani i toni falco della Bce, pur nel complesso in linea con quanto atteso dagli analisti, hanno fatto aumentare il rendimento del Btp decennale di oltre due decimali in area 4,119%, ai massimi dal 15 novembre scorso. Le incoffessabili speranze su un possibile “pivot” della Bce si sono infrante sugli scogli di un messaggio chiaro: i rialzi devono continuare “in modo significativo”.
“A spaventare i mercati non è tanto l’atteso rialzo di 50 punti base, quanto una Bce che riporta nuovi aumenti ‘significativi’ dei tassi in futuro. I mercati si trovano quindi a rivedere al rialzo le aspettative future dei tassi, con una lotta all’inflazione ancora lontana dall’essere estirpata. Anzi, il calo di novembre sembra non generare entusiasmo, con l’inflazione dei beni alimentari e le pressioni di fondo sui prezzi in tutta l’economia che si sono rafforzate e si protrarranno per qualche tempo”, ha commentato a We Wealth il market analyst di eToro, Gabriel Debach. “Vista la risposta al rialzo sullo Spread, passato da 196 punti agli attuali 204, l’attenzione sui debiti pubblici locali (Italia in primis) resta attentamente monitorata”, ha aggiunto, “il piano della banca centrale di tagliare il suo sostegno ai mercati dei titoli sovrani arriva mentre i governi della zona euro sono pronti a emettere più debito il prossimo anno per coprire il costo della protezione delle famiglie e delle imprese dall’impatto dei prezzi elevati dell’energia quest’anno”.
Secondo il global chief strategist di Intermonte, Antonio Cesarano, “la Bce oggi ha dato l’impressione di voler sganciarsi dalla Fed che di fatto ha marcato stretto negli ultimi mesi la Bce potrebbe implementare manovre restrittive anche dopo lo stop della Fed, ossia presumibilmente dopo febbraio, di fronte ad un’inflazione euro molto più difficile da domare a causa della componente energetica. Tale atteggiamento potrebbe portare a fasi di maggiore turbolenza in area euro tra primo e secondo trimestre rispetto agli Usa, in vista di un potenziale impatto al rialzo sulle commodity”.