Con un’esposizione diretta su Monte dei Paschi del 5% e una virtuale del 9% includendo già Anima nel perimetro, Banco Bpm sta ponendo le basi per diventare il terzo grande polo bancario italiano. Anzi, c’è chi afferma che potrebbe persino superare Unicredit in termini dimensionali, diventando così il secondo polo. L’obiettivo dell’operazione di vendita, da parte del Mef, è chiaro: mettere sul mercato le quote della banca senese consente di “fare cassa” nell’ambito del programma di dismissioni previsto dal governo. La vendita perfezionata il 13 novembre ha portato nelle casse del Tesoro un controvalore di 1,1 miliardi, con un premio del 5% sul prezzo di chiusura delle azioni Mps.
Per molto tempo, tuttavia, non è stato chiaro quale gruppo bancario potesse essere interessato ad acquisire Mps. Anche oggi, Banco Bpm smentisce l’intenzione di richiedere l’autorizzazione per superare la soglia del 10% nell’azionariato della banca senese. Ci sono buone ragioni per credere che non avrà bisogno di farlo per iniziare a cogliere buoni frutti.
La logica della mossa su Mps da parte del gruppo guidato da Giuseppe Castagna si fonda sull’espansione di Anima Sgr, asset manager italiano verso cui Banco Bpm ha lanciato un’Opa che ha galvanizzato i mercati la scorsa settimana. Dopo Banco Bpm, il secondo distributore dei fondi Anima è proprio Mps. Dal punto di vista di Castagna, era essenziale che il secondo canale distributivo di Anima non venisse minacciato da un’acquisizione da parte di un altro attore bancario. “Con una vendita di Mps a Bper, ad esempio, le sinergie distributive avrebbero favorito Arca, penalizzando Anima,” spiega a We Wealth una fonte finanziaria anonima.
Per Banco Bpm, che si appresta a portare la propria quota in Anima dal 22 al 100% del capitale, il vantaggio risiede nella possibilità di aumentare i flussi commissionali grazie a una più solida distribuzione dei fondi gestiti. Secondo la fonte, il Mef e il gruppo Banco Bpm avrebbero concordato un rafforzamento della distribuzione tramite la rete di consulenza di Mps, un obiettivo che consentirebbe a Banco Bpm di incrementare le entrate commissionali, senza la necessità di controllare direttamente la banca senese. “Con un investimento contenuto,” afferma la fonte, “Banco Bpm e Anima hanno compiuto una mossa di grande valore industriale”, grazie alla possibilità di esercitare una certa influenza sulle scelte distributive future di Mps, con il tacito consenso del Mef. Nel breve termine, quindi, non si prevede un ulteriore incremento della quota di Banco Bpm nell’azionariato di Mps.
Anche per gli analisti di Equita, la quota di Banco Bpm in Mps consentirà di “difendere il secondo principale canale distributivo di Anima, limitando significativamente uno dei rischi legati all’Opa lanciata su Anima,” e di disporre “di un’opzione di crescita con potenziale per la generazione di sinergie e maggiore scala per le fabbriche prodotto,” oltre a “beneficiare del dividendo di Mps, a fronte di un limitato consumo di capitale (-9 punti base secondo la società)”.
Si completa il puzzle di Castagna
L’investimento di Banco Bpm e Anima in Mps “si inserisce nella direzione che sosteniamo da tempo, ovvero la creazione di conglomerati finanziari che non solo distribuiscano, ma producano internamente i loro prodotti,” dichiara a We Wealth Maurizio Primanni, Ceo di Excellence Consulting. “Mps potrebbe contare su Anima Sgr per il wealth management,” mentre “sul fronte della bancassicurazione, la scelta di Banco Bpm di acquisire da Generali Italia le attività di Vera Vita e Vera Financial, per internalizzare il business assicurativo Vita, soprattutto in vista della scadenza dell’accordo con Axa, potrebbe portare a distribuire polizze anche tramite Mps”.
Secondo Excellence Consulting, “esistono potenziali sinergie anche sul fronte delle reti di consulenti finanziari: Castagna ha più volte espresso l’intenzione di creare una rete proprietaria, e Mps possiede già Widiba, una rete di consulenza consolidata,” aggiunge Primanni. “Questo polo finanziario potrà inoltre contare su una presenza territoriale più equilibrata, con Banco Bpm maggiormente radicato al Nord e Monte dei Paschi al Centro, contribuendo infine a generare importanti economie di scala in termini di costi, servizi e strumenti.”