Difficilmente il Mes e la sua ratifica possono essere considerati contro gli interessi di chi possiede Btp
Infatti, lo scopo del Mes è intervenire per scongiurare o minimizzare l’impatto di una crisi di fiducia sul debito di un Paese membro, mettendolo nelle condizioni di poter rispettare (per quanto possibile) i suoi obblighi verso i creditori
Per ottenere l’ok del parlamento italiano alla riforma del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, i tempi non sono ancora maturi: è quanto avrebbe affermato, secondo diverse fonti stampa, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ai suoi omologhi riuniti all’Eurogruppo del 15 maggio. Tuttavia, c’è la promessa sul fatto che l’Italia sta cercando una soluzione per sbloccare questo impasse. A separare la politica europea dall’entrata in vigore della riforma del Mes, infatti, manca solo la ratifica italiana del trattato, a oltre due anni dall’accordo politico raggiunto durante il secondo governo Conte. Un accordo, allora, aspramente criticato da Giorgia Meloni, che l’aveva definito su Twitter un “alto tradimento” contro il quale Fratelli d’Italia avrebbe “fatto di tutto”.
Ora, il mancato via libera del nuovo parlamento italiano, saldamente guidato dal centrodestra, sta impedendo a livello internazionale la riforma del Mes, tenendo fede alla contrarietà che la leader di FdI aveva espresso in passato. Resta il fatto che, anche in assenza di riforma, il Fondo salva-Stati continuerebbe ad esistere nella sua forma attuale: la stessa che aveva attirato pesanti critiche per la gestione del salvataggio in Grecia.
Nonostante le opposizioni del passato, Giorgetti sembra aprire a un futuro accordo, mentre si cercherebbe di sfruttare la leva del Mes per ottenere concessioni sull’altra, ben più importante partita sulla riforma del Patto di stabilità. Del resto, le pressioni del capo dell’Eurogruppo, Pascal Donohoe, si sono intensificate ultimamente per convincere governo e parlamento. Il principale argomento su cui si fa leva, per ridurre le ultime resistenze italiane, consiste nel nuovo ruolo che Mes andrebbe a ricoprire nelle risoluzioni bancarie europee, rendendo più solido il fondo interbancario che interviene per far fronte alle crisi degli istituti. Di fatto, il Mes potrebbe raddoppiare la dotazione del Fondo unico di risoluzione potendo prestare a quest’ultimo un massimo di 68 miliardi di euro.
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Mes, una protezione che conviene anche ai possessori di Btp
Facendo, però, un passo indietro: che cos’è il Mes? Il Meccanismo europeo di stabilità è un fondo intergovernativo, cui contribuiscono i vari Paesi sottoscrittori (tutti i membri dell’Eurozona), che interviene per offrire prestiti ai Paesi che, per errori politici o altre circostanze avverse, hanno perso la fiducia dei mercati e sarebbero costretti a finanziarsi a tassi d’interesse molto elevati. In queste situazioni, il Paese in difficoltà può chiedere un prestito al Mes a condizioni più vantaggiose, ossia a tassi d’interesse più bassi. Questo risparmio, però, si ottiene sotto alcune condizioni. L’aspetto controverso del Mes, infatti, consiste nel fatto che, in cambio del prestito, il Paese deve concordare con il Fondo salva-Stati un piano di interventi che permetta di ristabilire le sue finanze e recuperare la credibilità agli occhi degli investitori. Questo, normalmente, avviene attraverso misure impopolari come il taglio delle spese, l’aumento delle imposte e riforme che generalmente riducono la “generosità” dello Stato nei confronti dei cittadini.
Tralasciando il dibattito accademico sull’efficacia dell’austerità, per gli investitori in Btp e altri titoli di Stato dei Paesi più indebitati d’Europa l’esistenza del Mes difficilmente può essere considerata contro i loro interessi. I creditori dello Stato italiano, infatti, dovrebbero essere rassicurati dall’argine aggiuntivo che il Mes rappresenta di fronte al rischio di default. Infatti, il conflitto politico nasce proprio dal fatto che la tutela dei creditori (in questo caso, chi ha comprato Btp) viene considerata importante per il mantenimento della fiducia a lungo termine nel Paese, anche se nel breve termine rispettare gli obblighi di pagamento agli stessi creditori costa sacrifici – che di solito pesano sulle spalle delle fasce più deboli della popolazione.
Anche se è difficile quantificarne l’effetto, si può immaginare che in assenza del Mes i tassi d’interesse sul debito dei Paesi più vulnerabili come l’Italia o la Grecia sarebbero mediamente più elevati e potrebbero salire più facilmente in caso di crisi economica. Un aumento dei rendimenti sui titoli di nuova emissione, lo ricordiamo, riduce il valore di quelli già in circolazione, in mano agli investitori: in caso di vendita anticipata rispetto alla scadenza, pertanto, si corre un maggior rischio di perdita.
La presenza del Mes, tuttavia, non garantisce che i possessori di titoli di Stato emessi da Paesi finiti in crisi non possano essere coinvolti in una ristrutturazione e, dunque subire delle perdite. Allo stesso tempo, contrariamente a quanto fu detto durante il dibattito sulla riforma, l’intervento del Mes non implica alcuna ristrutturazione del debito in “automatico”. In altre parole, il prestito del Mes può prevedere la ristrutturazione del debito, ai fini di garantire la solvibilità del Paese solo in condizioni eccezionali, come ha chiarito anche la Banca d’Italia in un approfondimento sul tema.