Il quantitative easing produce notevoli distorsioni e, per stimolare i prezzi, ha già mostrato molti limiti
Secondo gli autori di due nuovi report l’helicopter money sarebbe una soluzione di ultima istanza più efficace
La suggestiva immagine del denaro gettato dagli elicotteri fu coniata dall’economista premio Nobel Milton Friedman e si riferisce a una moneta creata e direttamente consegnata al cittadino dalla banca centrale. In questo schema, la liquidità si trasforma in potere d’acquisto in modo piuttosto lineare. Non può dirsi lo stesso nel tradizionale sistema fondato sulla creazione di moneta attraverso il credito delle banche commerciali (responsabili della gran parte della moneta effettivamente immessa nell’economia).
Secondo il vice presidente del think-tank Cepr, Philippe Martin, e i suoi colleghi, l’helicopter money potrebbe essere uno strumento di politica monetaria temporanea legalmente praticabile e più efficace del Quantitative easing. Gli acquisti di titoli da parte delle banche centrali “hanno contribuito all’aumento dei prezzi delle attività diminuendo e appiattendo la curva dei rendimenti”, hanno scritto gli autori, “inoltre, mantenere i tassi di interesse nelle regioni basse e negative per un lungo periodo di tempo potrebbe avere effetti indesiderati sulla stabilità finanziaria”.
La Bce ha incontrato grandi difficoltà nel riportare l’inflazione al livello-obiettivo prossimo al 2%, nonostante l’ampio utilizzo del Qe: dal 2015, hanno fatto notare gli autori, “il tasso di inflazione annuale è stato intorno all’obiettivo solo nel 10% delle volte”.
Anche se in questa fase si teme maggiormente un eccesso di inflazione, la stessa Bce prevede che i prezzi dell’Eurozona torneranno sotto il suo target già dal 2022 e nel 2023 (con tassi attesi, rispettivamente, dell’1,5 e dell’1,4%).
Un donatore di ultima istanza
L’idea su cui si regge l’helicopter money è semplice. Per creare inflazione si punta a creare uno “choc nei consumi” regalando denaro ai cittadini. Gli autori sostengono che, al contrario della Fed, la Bce non incontrerebbe di fronte a sé barriere legali nella realizzazione di questa misura, che andrebbe comunque adottata solo nei casi di estrema necessità.
Per i cinque economisti francesi l’helicopter money andrebbe attentamente valutato per due ragioni. La prima: la maggiore efficacia nel dirigere il livello dei prezzi (più dettagli su questo a breve). La seconda, non meno intrigante: contribuirebbe a ridurre le distorsioni sul mercato dei titoli riducendo il ricorso al Qe. “Se l’introduzione dell’helicopter money riuscisse a riportare il tasso d’inflazione verso il suo obiettivo, permetterebbe una più rapida normalizzazione della politica monetaria per quanto riguarda sia gli acquisti di asset sia i tassi d’interesse”, hanno scritto i cinque economisti, “da questo punto di vista, tale strumento monetario potrebbe essere più accettabile per alcuni paesi (ad esempio la Germania) per i quali la politica monetaria non convenzionale della Bce è più problematica”.
Per calcolare gli effetti dell’helicopter sull’inflazione gli autori hanno ipotizzato che l’effetto somigli da vicino a quello di un sussidio. Osservando da una pluralità di studi quali sono stati gli effetti dei sussidi sui consumi, gli autori hanno stimato che un trasferimento monetario pari all’1% del Pil genererebbe un incremento dello 0,5% nei consumi e un incremento di 0,5 punti nel tasso d’inflazione.
Una misura inadatta alla banca centrale?
In passato l’idea dell’helicopter money è stata spesso criticata per la sua stretta somiglianza con un provvedimento di politica fiscale. Anche se i cinque economisti francesi ritengono che questa soluzione dovrebbe essere intesa e comunicata come uno strumento di politica monetaria potrebbe essere difficile far passare questo messaggio ed evitare che si crei l’aspettativa di sussidi disponibili, potenzialmente, in qualsiasi momento. In altre parole, finora è prevalsa l’idea che confondere le distinzioni fra le politiche economiche dei governi e le politiche monetarie delle banche centrali indipendenti potrebbe condurre a pericolose derive.
Si era espresso in questi termini l’allora presidente della Bce, Mario Draghi, in un intervento pronunciato nel settembre 2019 alla Commissione finanze dell’Europarlamento:
“Distribuire denaro a un soggetto o all’altro, è tipicamente un compito fiscale, è una decisione del governo non della banca centrale; e certamente non si vorrà che la banca centrale decida chi dovrebbe ricevere i soldi”, aveva detto Draghi, “è la governance politica di queste idee che deve essere affrontata”.