Le analisi condotte da Aipb sul mercato servito dal Private
Banking in Italia prevedono una crescita media annua del 4%, con asset gestiti
in aumento dai 1.030 miliardi di euro del 2021 ai 1.154 miliardi stimati per il
2024. Le prospettive di crescita per il settore del Private
Banking continuano quindi a essere rosee, nonostante il difficile contesto
economico-sociale, le mutate abitudini dei Clienti, una regolamentazione sempre
più stringente e l’aumento della pressione competitiva. Per poter mantenere un
ruolo strategico nel mercato di riferimento, gli operatori del Private Banking
devono ricercare nuove strategie per la crescita, che passino anche attraverso
la revisione del modello di servizio, distintivo per qualità, professionalità e
personalizzazione della consulenza.
Obiettivo crescita +40%
Ed è esattamente quello che aspira a fare Crédit Agricole Italia, con l’ambizione nei prossimi tre anni di registrare una crescita in termini di masse in gestione del 30-40%, passando dai 22 miliardi di euro del 2021 a circa 35 miliardi. E in questo modo di “essere tra i primi Private Banking delle banche commerciali d’Italia grazie ad un modello distintivo e differenziante, con un approccio al cliente facilmente riconoscibile nel mercato e con un’ampia offerta anche su prodotti sofisticati”, per dirla con le parole del nuovo responsabile della divisione private banking di Crédit Agricole Italia, Olaf Foschi, subentrato nel ruolo ad Andrea Binelli.
Formazione e soddisfazione della clientela, i pilastri strategici
Il Private Banking del Gruppo bancario Crédit Agricole Italia sta investendo in maniera costante su temi fondamentali quali la soddisfazione della clientela e lo sviluppo professionale dei collaboratori. Nel dettaglio questi investimenti si traducono innanzitutto un modello di servizio innovativo e customer-centric, con modelli di coverage allineati ai bisogni del Cliente. Un percorso evolutivo iniziato lo scorso anno con la creazione, il potenziamento e l’evoluzione di specifici ruoli a supporto dei Centri Private, nell’ottica di un miglior presidio della Clientela: coordinatori commerciali, financial advisor, credit advisor e wealth planner. Il secondo pilastro della strategia della banca è il rafforzamento della rete commerciale tramite l’intensificazione delle nuove assunzioni e la formazione per il potenziamento delle competenze tecniche e relazionali.
Come cambia la figura del banker
“In questo scenario anche le skill richieste ai Private Banker sono in continua evoluzione, necessitano di specializzazione e diversificazione per lo sviluppo del ruolo che vede sempre più il Banker come principale pivot di un hub di relazioni, punto di riferimento per esigenze, bisogni e progetti non solo finanziari dei Clienti”, dice Foschi. Ancora, la banca continua a puntare sulle sinergie cross canale, in particolare con la Banca d’Impresa, che potenziano il lavoro in team tra le strutture, per offrire al cliente un unico interlocutore in grado di cogliere le sue esigenze a 360 gradi. “E puntiamo con decisione – conclude Foschi – a un’offerta distintiva e personalizzabile, con accesso a prodotti e servizi innovativi, che consentano ai Banker di proporre soluzioni complesse basate sull’analisi dei comportamenti e sulla comprensione delle esigenze, degli obiettivi e della propensione al rischio dei clienti”.