Ad
agosto 2022 la situazione sembrava fuori controllo. In pochi mesi, il
prezzo del gas
in Italia e in tutta Europa era raddoppiato, triplicato,
quadruplicato. Quasi quintuplicato. Dai 0,450 euro a metro cubo
dell’anno prima, si è arrivati a ben 2,498 euro a metro cubo.
Sembrava
che l’unica soluzione fosse quella di… “attaccarsi alla canna
del gas”. Scherzi a parte, il prezzo sembrava davvero fuori
controllo e molti governi stavano cominciando a cercare altre fonti
energetiche. Chi riprendendo a scavare in miniere di carbone ormai
quasi dismesse, chi promuovendo come poteva l’energia rinnovabile.
Poi,
quando in pochi ormai ci credevano, l’allarme è rientrato. Il
prezzo del gas è sceso (o meglio: crollato di oltre l’80%!) e –
con l’incredulità di quasi tutti noi – l’oro azzurro oggi
costa meno di quanto costasse nel dicembre 2021.
Le ragioni all’origine della crisi energetica
Gli
economisti annoverano quattro grandi ragioni all’origine di questa
oscillazione di mercato:
–
un inverno mite;
–
la riduzione dei consumi;
–
la diversificazione degli approvvigionamenti;
–
un ricorso maggiore al Gnl (gas naturale liquefatto) proveniente
soprattutto da Stati Uniti e Qatar.
Se
per il primo punto si tratta semplicemente di casualità e per il
secondo di accortezza dei consumatori, il terzo e quarto punto ci
aprono la strada a un tema importante: la diversificazione.
L’importanza della diversificazione
In
cinese la parola crisi
significa “opportunità”.
La cultura orientale vede le fasi di grande cambiamento e impatto
come un’occasione per resettare la nostra vita, le nostre abitudini
(o i nostri consumi!) e approcciare la nuova situazione con un
atteggiamento diverso, tale per cui riusciamo a convivere con la
“crisi” e addirittura volgerla a nostro favore.
La
crisi del gas è stata affrontata dai governi europei – compreso il
nostro – in modo molto intelligente. I principali capi di stato
hanno fatto proprio quello che andrebbe fatto di fronte a un grande
cambiamento/problema.
Preso
atto dell’impennata del prezzo dell’oro azzurro, sapendo che
sarebbe stato impossibile intervenire sulle cause dirette, i governi
hanno analizzato una serie di possibili
piani.
Qualcuno
ha ventilato l’ipotesi di riaprire
le miniere di carbone
(con grande rammarico e critiche da parte degli ambientalisti),
qualcun altro di promuovere
la transizione verde
(tuttavia con la consapevolezza che i tempi sarebbero stati lunghi e
nel frattempo sarebbe servito qualcosa di immediato), qualcuno altro
ha cercato di tutelare i consumatori attraverso bonus
(almeno temporaneamente e per il breve periodo).
La
soluzione migliore – e forse la più creativa nel senso che ha
rimescolato completamente le carte di un mercato consolidato da anni
– è stata quella di sganciarsi
dal mono-fornitore e promuovere la libera concorrenza.
A
quel punto, i governi, hanno percorso quella strada e hanno
pianificato il da farsi. Hanno scelto alcuni possibili partner
alternativi e, con un certo pragmatismo hanno coinvolto al tavolo
delle trattative anche alcuni paesi non propriamente democratici.
C’è
stata una negoziazione che ha portato all’ingresso
sul mercato di nuovi
attori.
E
così il mercato è stato riorganizzato in modo completamente
diverso, attraverso la diversificazione
dei fornitori (ora
appartenenti a diversi paesi del Nord Africa e del Medio Oriente) e
anche delle materie
prime: non solo gas
metano, ma anche gas naturale liquefatto.
L’Italia,
poi, ha sfruttato ancora meglio l’opportunità della crisi: in
virtù della sua posizione geografica, si è proposta come hub del
gas per tutta Europa. In questo modo, non solo siamo riusciti a
riportare il prezzo del gas a livelli ragionevoli, ma molto
probabilmente ora il nostro paese riuscirà a farne anche una risorsa
economica.
Le fasi di una crisi
In
sintesi le fasi sono state:
- prenderne
consapevolezza e capirne le origini e le cause - fare
un brainstorming per individuare le possibili soluzioni alternative - utilizzare
il pensiero creativo per rendere attuabile una o più soluzioni da
quelle emerse durante il brainstorming - pianificare
il cambiamento/l’attuazione della soluzione - essere
pragmatici e, se serve, anche poco anglosassoni. Come direbbe
Macchiavelli: “Il fine giustifica i mezzi”. - riorganizzarsi
- interagire
con gli eventuali interlocutori e partner che ci aiuteranno a
risolvere il problema - essere
bravi a negoziare - cogliere
nuove opportunità
Cosa ci insegna la crisi energetica?
In politica come in azienda, ma anche nel privato, è importante avere la capacità di rispondere agli eventi cogliendone le opportunità.
In
particolare, la crisi del gas ci ha insegnato (o meglio, ricordato!)
anche l’importanza della diversificazione.
Un
risparmiatore
dovrebbe sempre diversificare i suoi investimenti nel mercato
azionario o obbligazionario.
Un
fornitore
sbaglierebbe se lavorasse per una sola grande azienda, come l’azienda
commetterebbe lo stesso errore ad affidarsi a un solo
fornitore o a una sola categoria di clienti. Se salta il fornitore,
salta anche l’azienda, e viceversa.
Diversificare
aiuta a proteggersi
da cambiamenti di mercato troppo bruschi, spesso ci fa risparmiare e
ci insegna anche a portare avanti progettualità diverse con ogni
attore con cui interagiamo.
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