JpMorgan Chase, Bank of America, Morgan Stanley, Citigroup e Goldman Sachs impiegavano 882mila dipendenti a livello globale alla fine del primo trimestre
Goldman Sachs ha visto l’organico ridursi del 6,4% a 45.400 unità nei primi tre mesi dell’anno e ora sta per salutare circa 250 amministratori delegati
Nuovo terremoto in arrivo per i banchieri di Wall Street. Stando a quanto risulta al Financial Times, i colossi della finanza taglieranno quest’anno 11mila posti di lavoro, dopo l’ondata di assunzioni post-covid. Le ultime notizie giungono da Citigroup, che ha recentemente annunciato agli investitori 5mila uscite entro la fine del secondo trimestre, principalmente dalle divisioni investment banking e trading. “Questo è probabilmente uno dei mercati del lavoro più difficili che abbiamo visto dalla crisi finanziaria del 2008”, ha dichiarato al quotidiano economico-finanziario britannico Max Kemnitzer, amministratore delegato per i servizi bancari e finanziari presso la società di reclutamento Michael Page di New York. “Se si considerano metriche come il numero di posti di lavoro in arrivo, la conversione dei curricula che si trasformano in colloqui e i colloqui che si trasformano in offerte, questi numeri sono i più lenti che abbiamo visto da molto tempo a questa parte”.
Tradizionalmente la primavera è la stagione delle assunzioni per le banche d’affari statunitensi: i banchieri incassano i loro bonus annuali a febbraio e iniziano a cercare nuove opportunità a marzo, con la maggior parte dei movimenti in entrata e in uscita che si concludono nel mese di giugno. Ma non andrà così quest’anno. Il crollo della domanda e la recente crisi delle banche regionali a stelle e strisce, che ha puntato i fari sulla necessità di una regolamentazione più severa, hanno spinto i colossi di Wall Street verso nuove strategie. JpMorgan Chase, Bank of America, Morgan Stanley, Citigroup e Goldman Sachs impiegavano collettivamente 882mila dipendenti a livello globale alla fine del primo trimestre dell’anno, un dato rimasto sostanzialmente invariato da dicembre 2022 ma in crescita di oltre 100mila unità da marzo 2020.
Banche d’affari in guerra per i talenti
L’unica a incassare una contrazione notevole, la più marcata degli ultimi anni, è stata Goldman Sachs che ha visto l’organico ridursi del 6,4% a 45.400 unità nei primi tre mesi dell’anno e che ora sta per salutare circa 250 amministratori delegati. Calo meno significativo per Morgan Stanley, che conta su 82.266 dipendenti, mentre Citi non ha subito scossoni, almeno per ora, considerate le 5mila uscite stimate entro la fine del secondo trimestre. Questa settimana James Gorman, ceo di Morgan Stanley, ha tuttavia definito “improbabile” che la sua banca proceda a ulteriori tagli di posti di lavoro su larga scala nel prossimo futuro.
Le mosse delle boutique di investimento
Anche le boutique di investimento sono intanto alle soglie di una nuova stagione di licenziamenti. Basti pensare a Lazard, che nel mese di aprile ha reso noto agli investitori che avrebbe tagliato il 10% del personale nel corso del 2023. Perella Weinberg Partners, società americana focalizzata sulla consulenza nell’ambito investment banking, sta invece allontanando il 7% dell’organico per liberare fondi da destinare ai nuovi talenti, riporta Bloomberg. Diverso ancora il caso di BofA, che sta cercando di evitare i licenziamenti ma parallelamente non sta riassumendo i dipendenti in uscita, puntando a eliminare ben 4.000 posizioni lavorative, come dichiarato dall’amministratore delegato Brian Moynihan a Cbs News.