Come sottolineato dagli esperti di Invesco, Paul Jackson, global head of asset allocation research, e Paul Syms, head of Emea Etf fixed income product management, la preferenza rimane in prevalenza sugli asset ciclici, con un focus sull’Europa e sui mercati emergenti.
“Stiamo però riducendo l’allocazione alle materie prime (verso un atteggiamento neutrale) e aggiungendo peso sui titoli di stato (che restano tuttavia ancora sottopeso). Temperiamo anche l’esposizione verso l’Europa e i mercati emergenti”, alleggerendone rispettivamente il peso il sottopeso.
Anche il settore immobiliare presenta il potenziale per produrre rendimenti migliori: “Manteniamo posizioni alte” specie in Stati Uniti, Europa e Giappone.
A livello obbligazionario, il comparto del credito corporate high yield statunitense rimane il più interessante tra le alternative del reddito fisso; prospettive in calo per quello europeo. View meno positiva sul comparto investment grade, che al momento “non dà alcun vantaggio rispetto alla liquidità”, con rendimenti prossimi allo zero (se non, addirittura, negativi).
Gli esperti vedono inoltre migliori prospettive per il debito sovrano, che resta però poco appealing specie nella voce delle economie avanzate: “Restiamo ancora sottopeso”.
Dal canto suo, l’oro è invece “minacciato” dalla ripartenza del dollaro americano dopo un anno di progressivi ribassi (da marzo a dicembre 2020 l’indice del dollaro è sceso di oltre il 9%, recuperando il 4% dai minimi di dicembre nei primi tre mesi del 2021), nonché l’aumento del rendimento dei titoli di stato governativi sui timori di un rincaro dell’inflazione (con il decennale americano che ha superato a marzo l’1,7%).
Rispetto al gold, “preferiamo mantenere una quota di liquidità cash”, da impiegare al presentarsi di nuove opportunità. Bene invece le prospettive per l’agricoltura, interessata dalla rivoluzione dell’innovazione sostenibile.