Nel 2023 ci sono state 152.303 aste immobiliari, in contrazione del 20% rispetto al 2022, per un valore complessivo, anch’esso in calo del 20%, di 18 miliardi di euro
In termini di volumi di immobili, la componente principale resta quella residenziale, che rappresenta il 55% verso il 34% di quella non residenziale
In termini di valore economico complessivo, invece, il 48,7% deriva dalla componente non residenziale, che resta il settore principale, seguita da quella residenziale (42%), che ha recuperato quote negli ultimi anni, e dai terreni (9,3%)
“Il mercato delle vendite giudiziali può rivelarsi di grande supporto per il mercato immobiliare e per l’economia in questo contesto di mercato, in quanto offre una grande opportunità di acquistare un immobile a tutte le famiglie e le imprese che stanno soffrendo dell’aumento dei tassi e non riescono più ad accedere ai valori del mercato tradizionale”. Questa l’opinione di Giulio Licenza, cbdo e co-founder di Reviva e Immobiliallasta.it, che ha commentato i dati relativi allo “Scenario aste 2023″ elaborati da Reviva.
Dallo studio è emerso, infatti, che il valore medio degli immobili residenziali in asta è di circa 700 euro/mq contro i 1.970 euro/mq degli immobili residenziali in vendita sul mercato tradizionale (dati immobiliare.it). Un grande vantaggio economico: in un momento storico di aumento dei tassi, questa procedura può aiutare infatti diverse centinaia di migliaia di italiani ad acquistare un immobile nonostante la loro capacità di finanziamento si sia ridotta del 40%.
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Il bilancio 2023 delle aste immobiliari
Il 2023 si chiude con numeri tutti in calo per il settore. Nel corso dell’anno, infatti, ci sono state 152.303 aste, in contrazione del 20% rispetto alle 191.253 del 2022 e in flessione del 18% rispetto al 2021. L’andamento è stato pressoché costante, con una media di 13.800 aste al mese, il 20% in meno rispetto alle 17.400 dell’anno prima. E anche il valore complessivo delle aste pubblicate è sceso nel 2023 del 20%, a 18 miliardi di euro.
“Oggi il settore delle aste si trova in una fase calante. Dal post-covid le aste sono state in crescita, ma il trend è stato interrotto nel 2022 con la crescita che si è fermata, per poi calare nel 2023”, ha spiegato Ivano De Natale, ceo e co-founder di Reviva e Immobiliallasta.it, che ritiene però che, nonostante la flessione degli immobili posti in vendita giudiziaria, ci sia una grande opportunità per aumentare le vendite, in quanto il vantaggio economico che si può ottenere è più attraente di sempre in questo momento storico del mercato immobiliare.
Il futuro dipenderà dal numero di nuove procedure iscritte, frutto dell’aumento dei default. Stando alle previsioni degli analisti, nello studio di Reviva si legge che già nel 2022 è iniziato un aumento dei default, tuttavia in termini di nuove procedure iscritte, al secondo trimestre del 2023, il numero di iscrizioni nei primi 9 tribunali d’Italia era ancora in linea con lo stesso periodo del 2022.
Il ruolo del residenziale
La componente principale resta quella residenziale che, in termini di volumi di immobili, rappresenta il 55% verso il 34% dei non residenziali. Mentre in termini di valore economico complessivo la componente non residenziale resta il settore principale con il 48,7% del valore, seguito dal residenziale (42%), che ha recuperato quote negli ultimi anni, e al 9,3% dai terreni.
Il prezzo medio dei lotti residenziali è stato di 82.598 euro, in linea con la media storica di 79 mila euro. Quello dei terreni, invece, è stato di 89.790, leggermente più basso dei 93mila di media storica. Per quanto riguarda, infine, i box e le cantine, i valori minimi sono rispettivamente € 16.806 e € 19.517.
Le difficoltà degli italiani a pagare i mutui
Come dicevamo in apertura, acquistare una casa all’asta potrebbe essere un’interessante opportunità per tutte quelle famiglie che hanno difficoltà ad accedere al credito. Da una ricerca di Facile.it è emerso che, proprio a causa dell’aumento dei tassi, quasi 200mila famiglie italiane con un mutuo a tasso variabile non sono riuscite a rimborsare una o più rate nel corso dell’ultimo anno.
Il dato – spiegano gli esperti – va letto alla luce degli aumenti che hanno colpito i mutui variabili; considerando un finanziamento medio da 126 mila euro in 25 anni, da gennaio 2022 ad oggi le rate sono cresciute fino al 65%, con un aggravio complessivo di oltre 3.100 euro.
E in futuro? Dopo l’ultima decisione della Bce, che lo scorso 14 dicembre, sulle orme della Fed, ha lasciato i tassi invariati, le nubi nere sembrano allontanarsi, anche se ci vorranno ancora diversi mesi prima di vedere un’inversione di trend. Secondo i futures sull’Euribor (aggiornati al 4 dicembre), infatti, l’indice potrebbe scendere già da marzo 2024, passando dal 3,95 al 3,68%, per arrivare a dicembre 2024 al 2,68%. Se ciò avvenisse, la rata del mutuo medio presa in esame passerebbe dai 750 euro attuali ai 731 euro di marzo 2024, per poi arrivare a dicembre 2024 a 660 euro.