Di fronte a una frenata del private equity, provocata dall’aumento dei tassi, il debito privato ha continuato a proliferare – anche in Italia. Secondo i dati Aifi più aggiornati, nel 2023 sono stati raccolti 1.141 milioni di euro in fondi di private debt, oltre il doppio rispetto a tre anni prima. Di questa somma, 57 milioni sono arrivati da investitori individuali e family office con un’incidenza percentuale più che raddoppiata rispetto al 2022, dal 2 al 5% della raccolta totale di questo segmento.
A popolare il sempre più ricco panorama del private debt italiano sono, dal 2021, le proposte di Anima Alternative Sgr, che ha lanciato due fondi specializzati in queste forme di finanziamento alternative al canale bancario per le aziende. Alternative 1 e il più recente Alternative 2 hanno raccolto rispettivamente 157 e 200 milioni di euro. Le strategie si sposano, per il primo fondo, a esigenze di maggior rendimento, con focus su strumenti di capitale ibrido (a cavallo fra equity e debito), mentre è più prudente l’orientamento del secondo fondo, che investe per la maggior parte in debito senior, ossia ad elevata capacità di rimborso. Il terzo fondo, Anima Alternative Growth, strumento di direct lending conforme all’articolo 8 della SFDR, che investirà in crediti e strumenti di hybrid capital, è in rampa di lancio.
Oltre alla clientela istituzionale, con Cdp e Fei fra i sottoscrittori di peso, Anima Alternative si rapporta proprio con i family office per proporre le sue soluzioni in sintonia con le esigenze degli investitori più patrimonializzati, disponibili ad allocare il capitale per un certo numero di anni in cambio di prospettive di ritorni superiori a quelle disponibili sui mercati pubblici. Sul tavolo vengono proposte soluzioni di wealth management normalmente accessibili ai soli investitori istituzionali, che combinano protezione del capitale e obiettivi di rendimenti netti a doppia cifra, secondo quanto afferma lo stesso Direttore Investimenti di Anima Alternative, Philippe Minard.
Il supporto di Anima Alternative ai family office, però, si estende anche ai servizi rivolti agli imprenditori. In questo caso l’obiettivo è fornire alle famiglie imprenditoriali, a seconda delle esigenze, soluzioni di finanza a medio-lungo termine. La ragione per cui le imprese possono scegliere di finanziarsi attraverso il private debt oltre che attraverso il canale bancario tradizionale è, in primis, la personalizzazione. L’obiettivo è mettere l’imprenditore nelle condizioni di percorrere la strada più flessibile e più adatta alle sue esigenze. A fronte di un premio che, del resto, rende appagati anche gli investitori.
Fra le caratteristiche di personalizzazione più apprezzate ci sono le possibilità di debito a lungo termine (fino a 6-8 anni), rimborsi prevalentemente a scadenza e possibilità di inserire meccanismi di interessi pay-if-you-can. Un altro elemento, tipicamente messo in campo dal fondo Anima Alternative 1 e dal fondo di recente lancio Anima Alternative Growth, è l’investimento in forme ibride che includono sia credito sia acquisizione di quote di minoranza dell’azienda a caccia di nuovi capitali. Anche in questo caso, la possibilità di combinare debito e equity permette di costruire soluzioni su misura a seconda delle esigenze dell’azienda: rafforzamento patrimoniale, supporto da parte di un socio, limitata diluizione dei soci esistenti e così via.
Anima Alternative punta a colmare uno spazio che si sta aprendo nel panorama del finanziamento delle Pmi italiane, che rischiano di restare meno servite da un settore bancario sempre più consolidato in grandi gruppi. L’italianità del Gruppo, inoltre, può candidarla a player domestico di peso in un ambito in cui le grandi operazioni di private debt (come avviene per il private equity) sono spesso eseguite da operatori esteri. L’auspicio è raggiungere una convergenza fra il risparmio italiano e l’impresa nazionale, collegate da operatori finanziari alternativi che parlano la loro stessa lingua.