Quasi sempre anche la garanzia di capitale è fornita al netto dei costi
Esiste però anche la possibilità di perdere molto, magari tutto, magari in un colpo solo.
Molti di questi non sono disposti ad accettare neanche un calo minimo del proprio investimento: la “garanzia” del capitale versato è sacra e condicio sine qua non per sottoscrivere qualsiasi strumento finanziario o bancario.
Io continuo a sostenere, tra gli altri, il ruolo di “coach” del consulente finanziario, che deve accompagnare il proprio cliente nella comprensione dei concetti meno immediati, che riguardano il mondo della finanza.
Proverò qui a sintetizzare il vero significato di perdita, le sue componenti e le cause che la determinano, soprattutto quelle meno esplicite rispetto al mero rendimento (magari negativo) del prodotto finanziario.
Che cosa significa subire una perdita finanziaria?
La risposta appare molto semplice: si verifica una perdita quando il capitale che ricevo in sede di rimborso, alla data prestabilita, è inferiore a quello impiegato inizialmente nell’investimento.
E fin qua tutto chiaro. Ma quali sono le cause della perdita?
Può capitare, anzi capita sempre, di perdere anche se il prodotto sottostante chiude alla pari, o ha il capitale garantito alla scadenza, o addirittura se lo stesso ha un risultato nominale positivo.
Una causa di perdita sono sicuramente i COSTI del prodotto finanziario. Quasi sempre anche la garanzia di capitale è fornita al netto dei costi, il che significa che se lo strumento non darà risultati positivi, alla scadenza i costi rappresenteranno una perdita.
Un’altra componente che intacca inesorabilmente l’investimento, spesso ignorata dai risparmiatori, è l’INFLAZIONE. Un capitale, anche garantito, che alla scadenza non ha un rendimento superiore all’inflazione, è in perdita, nel senso che il valore finale reale del mio portafoglio sarà inferiore a quello iniziale.
Fin qua ho nominato dei fattori che possono provocare perdite contenute, nell’ordine di qualche punto percentuale (all’anno).
Esiste però anche la possibilità di perdere molto, magari tutto, magari in un colpo solo. Nei prodotti bancari e di debito, leggi conti correnti, conti di deposito, obbligazioni, titoli di stato, anche in quelli con la garanzia contrattuale di restituzione di capitale, può accadere che il soggetto che riceve il denaro investito non sia più in grado di restituirlo alla scadenza.
Non sono certo mancati casi di DEFAULT negli ultimi anni, anche di realtà molto solide o addirittura di Stati sovrani. Questo avviene perché l’impegno di restituire il capitale investito fa capo ad un solo soggetto debitore, che può avere difficoltà alla scadenza.
Naturalmente esistono norme che tutelano i risparmiatori in questi casi, ma purtroppo sappiamo che molto spesso non sono state sufficienti ad evitare consistenti perdite.
Nemmeno gli investimenti in Fondi Comuni o Gestioni Patrimoniali sono esenti da potenziali perdite, ma qui possiamo innanzitutto escludere la causa del default, data la notevole diversificazione che caratterizza questi servizi, e quindi il rischio di perdita totale del proprio capitale.
Inoltre i mercati finanziari, soprattutto quelli azionari, hanno un rendimento storico medio annuo molto superiore alla somma di costi ed inflazione.
Quindi questa modalità di investimento, senza alcuna garanzia di capitale, è paradossalmente la più sicura, a patto però che la durata dell’investimento non sia troppo breve.
Possiamo dire che la garanzia prevista contrattualmente è qui sostituita da una garanzia reale, supportata dai dati storici.