Come sarà il mondo del lavoro nel futuro? Gli esperti rispondono

In un futuro non troppo lontano il mondo del lavoro potrà essere molto diverso da come lo conosciamo ora. Per non essere rimpiazzati dalle macchine serviranno creatività e ricerca

Routine “automatica”, diminuzione delle ore lavorative, pensionamento fluido, nuovi contratti e tutele, crescita del terzo settore: sono queste alcune delle previsioni per il mondo del lavoro nel 2044 del Copenaghen Institute for Futures Studies. Tra poco più di vent’anni, infatti, ciò che siamo abituati a vedere nell’ambiente professionale potrebbe lasciare spazio a nuove dinamiche. Tra maggiore automazione e flessibilità, come sarà il mondo del lavoro nel futuro? Ce ne parlano gli esperti di Pictet Asset Management.

I dettagli di un futuro più “automatico”

L’automazione comporterà dei cambiamenti significativi nella vita lavorativa delle persone: “tecnologie come intelligenza artificiale e robotica automatizzeranno il lavoro, togliendo l’uomo dalle mansioni più ripetitive” spiegano dalla società. In questo modo, “la maggior parte dei lavori umani si concentrerà dove l’automazione non è in grado di arrivare: ricerca, mansioni fisiche ma non ripetitive, creatività, ruoli in cui l’intelligenza emotiva e l’interazione personale sono fondamentali”. Tuttavia, se da una parte l’automazione potrà favorire la creazione di nuove professioni, dall’altra lo sviluppo e l’implementazione di queste nuove tecnologie potrà portare a un aumento della quota degli inattivi sul totale della popolazione lavorativa (con cifre fino al 33% al 2044, dal 27% del 2017, solo in Europa occidentale) e alla diminuzione delle ore lavorative (con oltre 300 ore in meno stimate rispetto al 2019).

Dalla pensione al terzo settore, nuove regole

“Nel 2044 vi sarà una maggiore fluidità tra vita lavorativa e pensione: sarà sempre più raro passare, da un momento all’altro, da un impiego pieno a zero ore” affermano dalla società. Uno scenario reso possibile da un nuovo approccio più aperto alla discussione e all’accettazione di ruoli e contratti flessibili da parte di datori di lavoro e sindacati. Questi ultimi, infatti, si adatteranno a una maggiore flessibilità, assicurando alcuni diritti fondamentali a diversi rapporti di lavoro, come dipendente, indipendente, a tempo parziale o a tempo pieno nella gig economy.
Infine, “in questa vita lavorativa ‘fluida’, si rafforzerà anche il terzo settore” concludono gli esperti. “Gli ultracinquantenni dedicheranno una quota crescente del proprio tempo al volontariato, tanto che, accanto al partenariato pubblico-privato (Ppp), si farà spazio il Pvpp: partenariato tra privato, pubblico e volontari”.

 

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