Il ritorno al potere di Donald Trump porta con sé una nuova ondata di incertezze, dove è difficile capire se primeggeranno le opportunità o i rischi, tanto per l’Europa quanto per gli Stati Uniti. Ma in un momento di incertezza, come possono orientarsi gli investitori?
Da un lato le prospettive macroeconomiche sono migliorate sulla scia del risultato delle elezioni statunitensi, con la possibilità di sgravi fiscali e una nuova ondata di deregolamentazione che fanno tirare un sospiro di sollievo agli imprenditori. D’altro canto, un aumento della spesa fiscale e dei dazi potrebbe comportare l’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse negli Stati Uniti, con ripercussioni negative sul mondo azionario.
Azionario pronto a rallentare?
Nella prima metà del 2024 e, anche se con meno forza, anche per la seconda parte dell’anno, il mercato azionario statunitense ha trascinato l’economia mondiale in un rally che non si vedeva da moltissimi anni. La corsa alle big tech statunitensi ha fatto volare alto il mercato, ma ad un costo: le valutazioni sono salite alle stelle. “Dal momento che gli Stati Uniti rappresentano la maggior parte del mercato azionario dei Paesi sviluppati in termini di capitalizzazione, con oltre il 70% del totale a inizio 2025, una contrazione delle valutazioni, legate al cambio di rotta politico previsto da Trump, potrebbe rappresentare un ostacolo per i rendimenti azionari globali”, spiega Roxane Philibert, Etf product specialist di Fidelity International.
In tal senso, affidarsi unicamente alle classiche strategie di indicizzazione ponderate per la capitalizzazione di mercato potrebbe essere rischioso. Al contrario, è arrivato il momento di optare per un approccio più attento e oculato, dove non vengano unicamente selezionate le società più costose e performanti, ma anche quelle con valutazioni interessanti e alte probabilità di crescita.
Non tutti i titoli sono uguali: alla ricerca del fattore value
Se da un lato è chiara l’importanza di evitare titoli sopravvalutati, come le big tech statunitensi, dall’altro è innegabile che negli ultimi anni le mega cap hanno sovraperformato le strategie value tradizionali. Sicuramente l’esplosione dell’intelligenza artificiale e il cambiamento dei comportamenti dei consumatori hanno spinto in questa direzione. Ma, i rendimenti non potranno crescere allo stesso ritmo all’infinito, secondo molti il cap potrebbe essere ormai molto vicino. È proprio in una simile situazione che le strategie value tornano a mostrarsi come un’opzione interessante.
“Il value investing non è morto – spiega l’esperta – piuttosto, gli investitori value dovrebbero cercare di identificare i driver immateriali del valore che hanno favorito queste società e tenerne conto nei loro processi di investimento. Uno dei modi per realizzare questo obiettivo è quello di analizzare, capitalizzare e ammortizzare il valore delle attività immateriali connesse a ricerca e sviluppo nell’ambito di valutazioni del valore più ampie”. Insomma, per avere rendimenti interessanti anche da questo segmento è fondamentale una selezione accurata delle società innovative, con un potenziale di crescita nel lungo termine.
Guardare al mondo value con gli Etf
Per offrire un approccio diversificato, Fidelity ha recentemente quotato su borsa italiana due nuovi Etf quality value, il primo con un focus sul mercato statunitense (Fidelity US Quality Value UCITS ETF), il secondo invece con un occhio globale (Fidelity Global Quality Value UCITS ETF). I nuovi titoli replicano la famiglia Fidelity Quality Value Index, progettata utilizzando la ricerca quantitativa per riflettere la performance dei titoli di società a grande e media capitalizzazione che presentano valutazioni interessanti, criteri esg e specifiche caratteristiche di qualità dell’investimento.
Il focus chiaramente è sulle società di qualità elevata e in grado di offrire rendimenti interessanti, escludendo quelle con fondamentali scadenti. Inoltre, al contrario delle classiche strategie value, che portano gli investitori a esporsi unicamente a particolari settori, gli Etf di Fidelity prevedono controlli per gestire queste possibili distorsioni, mitigando I rischi di concentrazione che negli ultimi anni hanno caratterizzato molti indici azionari.