Quando gli investitori si approcciano per la prima volta al mercato finanziario, sono spesso alla ricerca di strumenti semplici, con costi ridotti e, allo stesso tempo, che permettano di ottenere rendimenti interessanti. Sicuramente si tratta di un approccio ambizioso, ma non per questo irrealizzabile, è infatti proprio in simili situazioni che entrano in gioco i fondi passivi.
Partendo dalla base, i fondi passivi sono strumenti di investimento che si pongono l’obiettivo di replicare l’andamento di un indice specifico di mercato, come per esempio S&P500, il più importante indice azionario statunitense, oppure STOXX Europe 600, che è composto dalle 600 principali aziende per capitalizzazione di mercato europee. L’obiettivo di questa tipologia di fondi non è quella di battere il mercato, ottenendo risultati migliori, ma piuttosto di seguirne fedelmente le variazioni attraverso una gestione automatizzata e non discrezionale.
Fondi passivi: dalla teoria alla pratica
I fondi passivi, per loro natura, replicano un indice di riferimento, detto benchmark, permettendo agli investitori di esporsi a un mercato diversificato e trasparente. Con costi minimi e una gestione automatizzata, questi fondi non richiedono decisioni strategiche da parte dei gestori, ma questi si limitano a seguire i movimenti dell’indice. Quindi, per esempio, se il benchmark cresce del 3%, allora anche il fondo guadagnerà circa lo stesso punteggio.
Quando si parla di fondi passivi, la mente vola subito verso gli Etf – exchange traded funds – o a veri e propri dossier di fondi passivi, come quelli che ha sviluppato Online Sim, ma non sono l’unica opzione. Federico Odello, Direttore Commerciale di Online Sim, ad esempio, parla della possibilità di costruire portafogli modello, che considerano contemporaneamente fondi attivi e anche passivi. I portafogli modello offrono agli investitori una profonda flessibilità, caratteristica carente invece nel mondo degli Etf. In questo caso, i prodotti che compongono i singoli portafogli sono scelti direttamente dalle società di gestione del risparmio partner sulla base di tecniche anche quantitative: si può scegliere, ad esempio, tra le soluzioni di Vangard, Mc Advisory CSR, Ubs AM, Pictet AM o Natixis.
Portafoglio modello: un prodotto su misura per l’investitore
Non esiste un solo portafoglio modello, ma diversi, ognuno costruito con l’obiettivo di adattarsi alle necessità di clienti differenti. Ad esempio, ci sono linee composte al 100% da fondi azionari, oppure focalizzati unicamente su titoli obbligazionari, altri ancora che includono entrambi, creando portafogli perfettamente bilanciati. Questo tipo di investimento è ideale sia per i neofiti della finanza, sia per gli investitori esperti, perché permette anche di selezionare aree geografiche o tematiche verticali. Ci sono, infatti, panieri che uniscono fondi attivi e passivi, centrati su uno specifico obiettivo d’investimento, come la lotta al cambiamento climatico o l’uguaglianza di genere. O ancora, portafogli interamente costruiti da fondi passivi, sviluppati in base alle necessità e agli interessi generazionali, partendo dalla generazione X che inizia nel 1965, fino ad arrivare alla Gen Z che arriva fino ai nati nel 2012.
Questo genere di prodotto non solo si allinea agli interessi dell’investitore, ma in base all’evoluzione del mercato sarà lo stesso investitore a scegliere se seguire le indicazioni su come aggiustare il portafoglio, investendo nei fondi consigliati dal sistema, oppure modificarli o proseguire con un’idea differente.
In conclusione, i fondi passivi offrono agli investitori un’alternativa semplice ed economica per ottenere esposizione a un ampio mercato, senza la necessità di decisioni gestionali complesse. Che si tratti di Etf o portafogli modello, questi strumenti consentono di costruire portafogli diversificati in base alle proprie esigenze, con costi ridotti e un’ampia flessibilità di scelta.