Tanto per le sue applicazioni civili e militari quanto per l’evoluzione del contesto geopolitico, l’intelligenza artificiale è oggi una priorità strategica per la sicurezza nazionale, informatica ed economica dei Paesi. Se nell’era di Internet i principali clienti sono stati i privati, nella nuova era dell’AI sono invece i governi e i paesi i clienti di maggior rilievo delle aziende che si occupano di AI e della sua infrastruttura, creando una nuova domanda con specifiche caratteristiche che ricordano quelle della corsa agli armamenti durante la Guerra Fredda. Con Richard Clode e Guy Barnard, rispettivamente Porfolio Manager e Co-Head of Global Property Equities & Portfolio Manager di Janus Henderson Investors, esaminiamo l’impatto esercitato dai fattori geopolitici sulla tecnologia e sull’immobiliare, due settori che svolgono un ruolo abilitante cruciale per l’intelligenza artificiale.
Guerre dei chip: reshoring e nearshoring
La rivoluzione dell’intelligenza artificiale ha reso l’accesso alle Gpu (unità di elaborazione grafiche) come quelle prodotta dal gigante tech nVIDIA cruciale: i paesi occidentali e il Giappone stanno adottando strategie di restrizioni all’esportazione e di resilienza strategica lungo la value chain costruendo fabbriche locali di semiconduttori per ridurre la dipendenza da Taiwan e Corea del Sud. “I contribuenti di tutto il mondo – spiega Clode – stanno finanziando indirettamente decine di miliardi di dollari in sussidi e consentendo agevolazioni fiscali e condizioni di prestito favorevoli per incoraggiare i produttori di semiconduttori all’avanguardia a costruire impianti di produzione a livello locale”. Gli impatti di queste misure cresceranno nel tempo, con il progresso della legge di Moore. È incerto se queste limitazioni rimarranno assolute o cambieranno, così come il grado di accettazione dei paesi rispetto alle sfide dell’AI.
Minacce informatiche in crescita
Il fatto che attori ostili utilizzino lo spazio digitale per portare attacchi a infrastrutture digitali private e sovranon non è una novità, ma le minacce informatiche risultano amplificate dall’AI generativa, le cui applicazioni come la tecnologia deep fake si stanno dimostrando un vero e proprio nuovo arsenale di vettori di minaccia per ottenere accesso ai sistemi e alle reti informatiche. “Non stupisce quindi che le stime dei costi del crimine informatico possano raggiungere 10,5 mila miliardi di dollari entro il 2025 e non è un caso che la maggioranza delle aziende ritenga l’instabilità geopolitica un fattore influenzante della propria strategia informatica. Ma non è tutto: “Il recente scoppio di guerre convenzionali – spiega Clode – è stato accompagnato da una grande escalation della guerra cibernetica. Per combattere questa crescente minaccia alimentata dall’instabilità geopolitica e dall’AI, le società e i paesi devono migliorare le capacità di difesa abbracciando le tecnologie di intelligenza artificiale“.
L’ascesa di un nuovo segmento immobiliare
I data center odierni non sono più grandi stanze che ospitano imponenti computer, come rappresentato nei film di fantascienza di una volta, ma si sono evoluti in strutture complesse, essenziali per la trasformazione digitale, il cloud computing e l’AI generativa. “Queste strutture richiedono team di gestione specializzati incaricati di mantenere la sicurezza dei server, dei dati e dell’alimentazione, il tutto operando in spazi con temperature e livelli di umidità ottimali costanti e tempi di attività garantiti al 100%”. La crescente domanda di servizi digitali da parte del settore privato e pubblico sostiene la crescita di questo segmento immobiliare.
Il problema dei consumi
Una problematica legata ai data center, le cui dinamiche e i cui effetti non possono essere sottovalutati, è il loro consumo di enormi quantità di risorse, in particolare energia elettrica per il funzionamento e acqua per il raffreddamento dei macchinari. “L’Agenzia internazionale per l’energia – afferma Barnard – afferma che entro il 2026 i data center potrebbero consumare globalmente più di 1.000 terawatt/ora di elettricità, più del doppio dei livelli del 2022, all’incirca pari al consumo totale di elettricità del Giappone” Questo sta spingendo i data center a trasferirsi in nuove sedi, portando nei mercati dei paesi ospitanti nuove opportunità, ma affrontando al contempo nuove sfide legate alla strategicità dell’alimentazione energetica.
“Un’ulteriore considerazione è la fonte stessa dell’energia. Attualmente le fonti sono molteplici, ma la maggior parte di queste produce grandi quantità di CO2. La mancanza di energia rinnovabile e di capacità di rete rappresenta una sfida per gli operatori dei data center. Nel corso del tempo saranno costretti a decarbonizzare e a fornire fonti alternative di energia. In definitiva, per diventare “data center verdi” le aziende dovranno utilizzare fonti energetiche come l’idrogeno, il solare, l’eolico e il nucleare”. Una buona notizie è che proprio il costo dell’energia eolica e solare è notevolmente diminuito nell’ultimo decennio.
Oltre all’approvvigionamento energetico anche il raffreddamento il tema del raffreddamento dei macchinari è cruciale, con l’AI che richiede potenza maggiore per i superchip nVIDIA, portando al raffreddamento a liquido come nuovo standard. “I data center richiedono una maggiore capacità di raffreddamento, con il raffreddamento a liquido che probabilmente diventerà lo standard in futuro. Anche l’accesso all’acqua non è scontato. Circa un quinto dei data center si trova in regioni soggette a stress idrico, in quanto tendono a fornire un migliore accesso all’energia eolica e solare”. Considerando la crescita attesa delle applicazioni dell’AI, l’acqua può quindi essere considerata un ulteriore elemento di complessità nelle dinamiche di approvvigionamento delle risorse e di sicurezza energetica.
In conclusione
In conclusione, ogni grande cambiamento tecnologico porta con sé una serie di vincitori e vinti, opportunità e minacce. I data center, ad esempio, rappresentano un settore in crescita che, nonostante i numerosi ostacoli, continuerà a favorire i proprietari immobiliari e coloro che possiedono capitale e competenze adeguate. La geopolitica e gli sviluppi in ambito AI hanno significative implicazioni per gli investimenti, influenzando le valutazioni delle aziende e le loro prospettive di crescita. “Se da un lato gli investitori devono essere consapevoli di queste considerazioni, dall’altro il rovescio della medaglia è che, man mano che le aziende affrontano queste sfide, emerge anche un potenziale di innovazione, collaborazione e partnership. La gestione attiva e l’engagement possono aiutare a identificare le aziende che colgono queste opportunità e che hanno maggiori probabilità di essere leader e vincenti nei rispettivi settori”, concludono gli esperti della casa di gestione angloamericana.