SPAC, un fenomeno che arriva dal passato

Le SPACs sono ad oggi considerate come delle vere e proprie alternative al finanziamento tradizionale. Regolamentazioni più chiare e stringenti stanno determinando il successo di tali veicoli di investimento, che non sfuggono ai gestori di capitali all’interno di polizze unit-linked

Quello delle Special Purpose Acquisition Company, più comunemente conosciute come SPACs, è una tendenza che nell’ultimo anno e mezzo è esplosa sotto i nostri occhi ma che affonda le sue radici negli anni Ottanta, in particolar modo negli Usa con la menzione a una delle società pioniere, EarlyBirdCapital Inc.
In principio, questo veicolo era visto come sinonimo di poca trasparenza: è stata la seconda generazione (inizio anni 2000), accompagnata da regolamentazioni chiare e sicuramente più stringenti, che ne ha delineato il successo negli anni a venire.

Che cos’è la SPAC?

La SPAC non è altro che una “blank-check company”, ossia una società di soli contanti (anche definita come società di comodo) fondata attraverso una IPO e con la sola intenzione di fondersi con un’impresa privata per permettere a quest’ultima di acquisire in breve tempo lo status di società quotata senza passare attraverso una IPO tradizionale.
Il veicolo ha una finestra di tempo che va (per legge) dai 18 ai 24 mesi. Entro questo arco esso deve necessariamente trovare una società target; in caso contrario dovrà restituire l’intero ammontare devoluto dagli investitori.
Ad acquisizione avvenuta, lo scopo della SPAC è terminato e, qualora solo una parte del capitale raccolto sia stato utilizzato, il veicolo può investire in nuovi target, a patto che rientri nella durata della sua vita.
Le SPACs sono considerate ad oggi come delle vere e proprie alternative al finanziamento tradizionale (come, ad esempio, il credito bancario).

Il boom

Stando a quanto riferito da PitchBook, tra il 2011 ed il 2016 vi era una media di 10 SPACs IPO all’anno. Un primo accenno di scalata lo si era intravisto già nel 2017 con 44 SPACs IPO, più che raddoppiate poi nel 2018, una lieve flessione nel 2019 (83) ma preludio di un 2020 con fuochi d’artificio, ben 276 SPACs con un totale raccolto di 82 miliardi di dollari. Il 2021 ha visto nel solo primo trimestre un totale di 200 miliardi di dollari con 316 SPACs create.
A partire dal 2020 ad oggi, ben 118 SPACs hanno concluso il loro compito con un’acquisizione che rappresenta un valore di 120 miliardi di dollari ad oggi resi quotati al grande pubblico. Ci si domanda se un arresto di questo finora inarrestabile successo sia prevedibile. Il dubbio nasce dal dato di oltre 400 SPACs ad oggi ancora in cerca di una società da acquisire, ricordando che il termine dei 18/24 mesi resta un lasso temporale davvero breve considerata la natura e la complessità di operazioni di questo tipo.

Vantaggi e svantaggi

Raccogliere denaro attraverso una SPACs è relativamente più semplice rispetto alla IPO tradizionale, poiché la SPAC ha già raccolto denaro attraverso una IPO. Questo significa che senza l’aiuto di questo veicolo l’azienda che desideri raggiungere la quotazione in borsa dovrebbe negoziare con migliaia di investitori individuali anziché una singola entità. Questo rende anche il processo di raccolta fondi molto più veloce ed efficiente.
Lo svantaggio risiede nel fatto che per un’azienda è generalmente più costoso raccogliere denaro attraverso una SPACs rispetto ad una IPO. Inoltre, il denaro apportato dagli investitori all’interno del veicolo può risiedervi per 24 mesi in attesa di un obiettivo adatto che potrebbe non arrivare e concludendo l’intero ciclo con un nulla di fatto e con forse anche una perdita in termini di valore dell’ammontare investito originariamente.

SPACs e l’Italia

Queste società veicolo non hanno una disciplina dedicata in Italia, dunque la configurazione di tali investimenti deve essere organizzata attraverso il Codice civile oppure attraverso la trasposizione del regolamento Europeo sulla gestione collettiva del patrimonio.
Possiamo trovare la prima SPAC quotata in Italia nel gennaio del 2011, Italy 1 Investment S.A. (Società di diritto lussemburghese) che ha raccolto 150 milioni di euro per l’acquisizione (avvenuta nel 2012) di IVS S.p.A. Pochi mesi dopo (giugno 2011) arriva la prima SPAC di diritto italiano quotata, chiamata Made in Italy 1 S.p.A., che ha annunciato l’avvenuta fusione per incorporazione di SeSa S.p.A. dopo aver raccolto 50 milioni di euro.
Ad oggi in Italia le SPACs sono circa 31, con una capitalizzazione in eccesso di 4 miliardi di euro. L’Italia detiene una posizione privilegiata a livello europeo per la diffusione di questo veicolo, aiutata dalle molte piccole-medie imprese d’eccellenza che mantengono una bassa competizione sul mercato grazie alle barriere d’entrata in settori altamente specializzati e che fanno gola a molti investitori i quali gradiscono la quotazione delle stesse per attrarre capitali da tutto il mondo.

SPAC e polizze vita lussemburghesi

Questo fenomeno non è passato inosservato dai gestori dei capitali all’interno delle polizze vita unit-linked: la domanda per l’inserimento di azioni di queste società quotate è infatti aumentata vertiginosamente. L’investimento in SPAC rappresenta una valida alternativa per la diversificazione di un portafoglio e permette al contraente di una polizza di beneficiare del sostituto d’imposta e del differimento fiscale per i guadagni sul capitale risultato delle operazioni di M&A e di conseguente quotazione in borsa delle società obiettivo.

 

 

Ciro Gargiulo, Investment Controlling Analyst – Investment Services – Bâloise Vie Luxembourg

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