- Se si guarda alla composizione dell’indice Msci World, gli Stati Uniti rappresentano attualmente circa il 72%. Una quota di gran lunga superiore rispetto al loro peso nell’economia mondiale (27%)
- Sharma (Rockefeller International): “L’America è sovrapatrimonializzata e sopravvalutata a un livello mai visto prima. E, come per tutte le bolle, è difficile sapere quando si sgonfierà e cosa scatenerà il suo declino”
Wall Street non accenna a fermarsi. Dopo aver archiviato un novembre da record, anche l’ultimo mese dell’anno è iniziato in rialzo. Mercoledì l’S&P 500 ha superato i 6.070 punti, conquistando il 54esimo massimo annuo. C’è chi dice tuttavia che il mercato azionario americano stia correndo verso una bolla: se da un lato l’idea dell’America “come superiore ai suoi rivali e destinata a guidare il mondo sembra essere sfumata – al punto che nei circoli politici, diplomatici e militari si parla di una superpotenza disfunzionale, isolazionista e polarizzata internamente – nel mondo degli investitori il concetto di eccezionalismo americano è più caldo che mai”, scrive sul Financial Times Ruchir Sharma, presidente di Rockefeller International.
L’opinione più diffusa è che il gap tra gli Stati Uniti e il resto del mondo sia giustificato dal potere di guadagno dei colossi a stelle e strisce, dalla loro portata globale e dal loro ruolo di leader nell’innovazione tecnologica. “Questi punti di forza sono tutti reali”, afferma Sharma. “Ma una definizione di bolla è quella di una buona idea che si è spinta troppo oltre. E il timore è che l’eccezionalismo americano nei mercati si sia spinto troppo in là”, aggiunge. Se si guarda alla composizione dell’indice Msci World, gli Stati Uniti rappresentano attualmente circa il 72%. Una quota di gran lunga superiore rispetto al loro peso nell’economia mondiale (27%). “L’imminente ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha rafforzato questo scollamento”, prosegue il gestore. Molti investitori credono di fatto che i suoi piani per aumentare i dazi, abbassare le tasse e favorire la deregolamentazione gonfieranno ulteriormente i mercati statunitensi.
L’America: la madre di tutte le bolle
“È come se l’America fosse l’unica nazione in cui vale la pena investire”, dichiara Sharma. “Viaggiando in Asia e in Europa continuo a imbattermi in investitori che sembrano intimoriti dal gigante globale. A Mumbai i consulenti finanziari spingono i loro clienti a diversificare al di fuori dell’India, acquistando l’unico mercato ancora più costoso: quello statunitense. A Singapore, l’ospite di un pranzo con alcuni gestori patrimoniali ha chiesto loro: c’è qualcuno qui che non possiede Nvidia? Non si è alzata una sola mano”, racconta l’esperto. Insomma, secondo Sharma si tratterebbe di una sorta di “mania” nei mercati mondiali. E nemmeno di una mania legata all’intelligenza artificiale: Sharma evidenzia che anche osservando strategie equiponderate, che correggono il dominio delle big tech, gli Usa hanno sovraperformato il resto del mondo di oltre quattro a uno.
“Parlare di bolle nel settore tecnologico o nell’Ai oscura la madre di tutte le bolle nei mercati statunitensi”, scrive l’editorialista. “L’America, che domina incontrastata la mente degli investitori globali, è sovrapatrimonializzata e sopravvalutata a un livello mai visto prima. E, come per tutte le bolle, è difficile sapere quando si sgonfierà e cosa scatenerà il suo declino”, conclude Sharma. Secondo Gabriel Debach, market analyst di eToro intercettato da We Wealth, la tentazione di definire l’attuale rally azionario come una bolla è comprensibile, ma la realtà è più sfumata. “Dopo un 2024 straordinario, in cui l’S&P 500 ha registrato una delle migliori performance di sempre, i dubbi sull’eccessiva espansione delle valutazioni sono legittimi. Tuttavia, è essenziale distinguere tra crescita sostenuta da fondamentali e puro eccesso speculativo”, avverte l’analista.
Cosa si attendono gli investitori americani
Circa metà del rendimento globale delle azioni nel 2024 è stato alimentato dall’espansione dei multipli di valutazione, con il mercato statunitense che ha visto i rapporti prezzo/utili spingersi a livelli storicamente elevati. Se i mercati azionari hanno beneficiato della corsa dell’Ai, così come dell’ottimismo su inflazione e tassi d’interesse, la crescente divergenza tra i rendimenti obbligazionari e i multipli azionari suggerirebbe un calo del premio al rischio, sostiene Debach. Il che rifletterebbe una maggiore fiducia degli investitori: non a caso, stando all’ultimo report del Conference Board, il 56% degli intervistati americani ritiene che i prezzi delle azioni saliranno nei prossimi 12 mesi, un record storico. “Inoltre, il rischio percepito in diminuzione sta spingendo anche gli investitori più prudenti a entrare nel mercato azionario, aumentando la domanda di titoli. Non sorprende, quindi, che la quota di attività finanziarie degli americani investita in azioni pubbliche sia su massimi storici”, dichiara l’analista.
Wall Street: come posizionare i portafogli
Al di fuori di Wall Street, le valutazioni assolute restano più basse, ma sono comunque aumentate nel corso del 2024. Anche economie con maggiori ostacoli strutturali, come l’Europa, hanno visto i loro mercati azionari registrare una forte rivalutazione dai minimi del quarto trimestre 2023, riportandosi generalmente in linea con le medie di lungo periodo. “Questo lascia poco spazio per ulteriori guadagni legati a valutazioni economiche”, dice Debach. Quindi, siamo in una bolla? “Forse no, ma i rischi per gli investitori sono elevati”, risponde. Secondo l’analista, con valutazioni così estreme, la volatilità potrebbe rapidamente aumentare se il sentiment o i fondamentali economici subissero anche lievi cambiamenti. Valutazioni elevate richiedono performance aziendali impeccabili e questo rende il mercato particolarmente vulnerabile, chiarisce Debach. Invitando infine alla cautela. “Una maggiore diversificazione diventa essenziale per gestire i rischi. Chi non è disposto a tollerare la volatilità potrebbe puntare su un mix equilibrato di esposizioni cicliche e difensive, evitando concentrazioni eccessive nei settori più caldi, come la tecnologia. La prudenza, come sempre, resta il miglior alleato per navigare un contesto di mercato così incerto”.